Sindacati Poste, sos privatizzazione: in gioco l’occupazione e il presidio dei piccoli comuni

«Non permetteremo al Governo di distruggere Poste italiane». Le segreterie regionali di Slp-Cisl, Slc-Cgil, Uil Poste e Failp Cisal spiegano così le ragioni del presidio che si terrà domani giovedì 24 maggio a Trieste, indetto a partire dalle 10 in piazza dell’Unità, sotto la Prefettura, per esprimere «la netta contrarietà all’ipotesi di cessione di ulteriori quote di Poste Italiane».

«Siamo convinti – scrivono i segretari regionali di categoria Gianfranco Parziale (Slp Cisl), Riccardo Uccheddu (Slc-Cgil), Ugo Spadaro (Uil Poste), Gaetano Vitale (Failp Cisal) – che la decisione del Governo di privatizzare la più grande azienda di servizi del Paese non sia soltanto sbagliata dal punto di vista economico, dal momento che comporta la rinuncia definitiva a un asset strategico e alle importanti cedole riconosciute allo Stato in quanto proprietario, ma comprometta anche la funzione sociale caratteristica di Poste Italiane e soprattutto la tenuta occupazionale del più grande datore di lavoro del nostro Paese».

La cessione del controllo dell’azienda ai privati, secondo i sindacati, «metterebbe fortemente a rischio anche l’occupazione dei circa 2.300 dipendenti del Friuli Venezia Giulia, con pesanti ricadute sociali e impatti rilevanti sull’economia, così come accaduto in tutte le fallimentari esperienze di privatizzazione avviate dai diversi Governi a partire dal 1992». Poste italiane, scrivono ancora i sindacati, non senza denunciare «i tentativi di mistificazione del Governo», è un’azienda che, «con il grande sacrificio dei lavoratori e grazie ad un sindacato illuminato, si è radicalmente trasformata da un “carrozzone pubblico” a una realtà straordinariamente solida economicamente, che ha chiuso il primo trimestre dell’anno con ricavi pari a tre miliardi e con trend in crescita in tutti i settori».

I sindacati temono ripercussioni anche sugli obiettivi del progetto Polis, nell’ambito del quale Poste italiane si è impegnata a mantenere aperti gli uffici postali anche nei comuni con meno di 15 mila abitanti, oltre 200 nella nostra regione, per garantire l’erogazione di servizi per conto della pubblica amministrazione e per favorire la digitalizzazione delle aree rurali.

Dalle recenti assemblee tenutesi in regione, assicurano i sindacati, è emersa una forte determinazione dei lavoratori a mobilitarsi contro «una scelta che rischia di tramutarsi nell’ennesimo sciagurato regalo a gruppi di potere italiani ed esteri». Quanto ai presidi indetti in questi giorni in tutta Italia, sono soltanto l’inizio di una campagna che «non si fermerà – assicurano Parziale, Uccheddu, Spadaro e Vitale – fino a quando non otterremo dal Governo la rassicurazione sul mantenimento dell’effettivo controllo pubblico sulla nostra azienda». Da qui la richiesta di un incontro con il Prefetto di Trieste, commissario di Governo per la regione, al quale i sindacati intendono illustrare i propri timori e le proprie richieste, come già fatto nelle scorse settimane nei confronti del presidente della Regione, dei vertici dell’Anci Fvg e degli esponenti di diversi partiti politici e associazioni.