Splendida lettera a Il Piccolo dallo scrittore Paolo Rumiz. Sulla pandemia rimbrotti e giusti schiaffoni per tutti, opposizione compresa
Una lettera molto interessante quanto bella è stata pubblicata oggi nella rubrica Idee del quotidiano Il Piccolo a Trieste a firma del giornalista e scrittore Paolo Rumiz. Titolo “Presidente Fedriga, difenda la nostra sanità”. L’argomento è chiaro ed il riferimento temporale è alla presa di posizione, chiara quanto tardiva, assunta dal presidente della giunta regionale del Fvg Massimiliano Fedriga relativamente a no-vax greenpass. Come è noto ci sono volute settimane per far sì che Fedriga uscisse allo scoperto in maniera diretta, lasciasse i tentennamenti, i tentativi di dare un colpo al cerchio e uno alla botte cercando di rimanere fedele agli input che gli arrivavano dal suo “capitano” e dalla “fratella”, con uno sforzo che supponiamo davvero considerevole per lui che da amministratore sa che la lotta alla pandemia non è cosa di destra o di sinistra ma dovrebbe riguardare tutti. Scrive Rumiz: “Accolgo con un “evviva” la sua forte presa di posizione in merito alla micidiale pericolosità degli assembramenti no-vax e no-green. Un monito, il suo, con il quale concordo in pieno, e al quale fa riscontro un rumoroso silenzio da parte dell’opposizione. Peccato che una simile, autorevole dichiarazione – mi sia consentito di dire – avrebbe risparmiato un bel po’ di contagi (e forse di vite perdute), se fosse stata fatta prima che tutto degenerasse a scapito dell’immagine e dell’economia di Trieste, e soprattutto prima che gli ospedali della mia città si riempissero, come in queste ore, di una vera e propria bolgia di no-vax e no-green infettati dal Covid 19 a causa degli assembramenti da loro stessi voluti. Già trovavo paradossale che alla manifestazione di blocco al Molo VII avessero fatto l’occhiolino proprio i discepoli della scuola del manganello, parlo di Meloni e Salvini, o illustri esponenti della sua alleanza di governo. Ora trovo ancora più demenziale che nella recente conferenza stampa sul tema, a parlare contro gli assembramenti si siano presentati, con fantastica faccia tosta, alcuni di coloro che in fase elettorale li avevano promossi e fomentati. I permissivi, ora, volevano improvvisamente “fucilare i disertori”. “Una capriola politica come minimo spudorata, prosegue Rumiz, di cui ella dovrebbe prendere atto, per capire cosa bolle nella pentola della sua giunta. Le consiglio caldamente anche una visita senza preavviso all’ospedale di Cattinara, dove lunedì sono andato per un controllo di routine. La situazione è a prima vista insostenibile”…. Rumiz poi descrive la situazione del Cattinara, con “il pronto soccorso intasato da presunti contagiati, quasi tutti no-vax e no-green; il personale medico e infermieristico allo stremo dopo giornate in prima linea vissute tutte nello “scafandro” anti-Covid…. e le carenze di personale, ma poi Rumiz dopo aver chiesto a Fedriga di “fare chiarezza su questo clima di anarchia autodistruttiva e disinformazione che rischia di scavare la fossa alla città e gettare nel caos la sanità pubblica….., pone una domanda che anche noi di FriuliSera abbiamo posto da tempo: “Una domanda che tutto il personale sanitario, chiosa Rumiz, si sta facendo da mesi. Come è possibile che in piena emergenza Covid, la sala operativa regionale per l’emergenza sanitaria – come dire il quartier generale del pronto intervento anche sulla pandemia – sia diretta da un medico, il dottor Amato Da Monte, notoriamente vicino ai no-vax, che ha manifestato il suo scetticismo sui vaccini e afferma di essersi fatto somministrare – non si sa bene dove – una sola dose di Sinovac, formula cinese non registrata in Italia? Che coerenza fra questa scelta e la sua coraggiosa presa di posizione, signor presidente? È questo l’esempio che si dà al personale sanitario in un momento così grave?” “Le ricordo come sono andate le cose, aggiunge Rumiz. Tutto del resto è stato già scritto sui giornali. Il 9 aprile 2021, durante la seconda ondata Covid, il presidente degli anestesisti regionali, dott. Alberto Peratoner, avverte la Giunta che non è ancora tempo di passare dall’Allerta rossa a quella arancione, perché i dati fatti uscire dalla Regione non tengono conto delle terapie semi-intensive e dei malati o decessi nelle case di riposo. Inoltre, avverte, i reparti di accoglienza sono allo stremo. Il 4 maggio egli viene chiamato in audizione nel consiglio regionale, dove cerca di smentire le cifre ottimistiche dell’assessore Riccardi. È qui che chiede la parola il dott. De Monte, che sconfessa con durezza la relazione del collega e difende l’assessore competente. Conseguenze: la segnalazione degli anestesisti viene bloccata, l’assessore Riccardi evita una grana, la Regione passa in Allerta arancione e solo pochi giorni dopo lo stesso De Monte viene nominato, senza il dovuto concorso pubblico, proprio a capo della Sala operativa regionale sulle emergenze (nomina irregolare giustificata dall’emergenza ma che ha già innescato il suo ovvio strascico giudiziario). E oggi ci troviamo con gli ospedali triestini presi tra due fuochi, entrambi no-vax: i ricoveri e l’esenzione dal lavoro in prima linea. Sono cose che, come minimo, fanno pensare, non crede? Cose che forse, in un’altra Italia e con un’altra opposizione, avrebbero scatenato un putiferio. Ma non è questo il punto. Il punto è che, per coerenza, dopo la sua coraggiosa presa di posizione, lei debba fregarsene degli insulti che in questo momento le piovono addosso, sui cosiddetti “social”, dal girone dantesco degli oscurantisti e, pur ascoltando le ragioni di chi dissente, debba porre riparo a questo clima di sfiducia che, a mio parere, è ancora più grave della stessa pandemia. La faccio i miei più sentiti auguri”. Come dargli torto se non aggiungendo che ad assecondare lo stile del suo assessore alla salute rischia di diventare correo di un disastro che rischia di andare oltre il covid. Rumiz non lo dice ma noi sì: “si ravveda del tutto presidente”.