Stati generali: la parola d’ordine per il teatro friulano deve essere condivisione

«Il bilancio è ottimo, a partire dalla qualità degli interventi dei relatori che hanno portato la loro esperienza, passata e presente e, partendo proprio da lì, numerosi spunti di riflessione. È emerso un grande desiderio, condiviso, di mettere insieme le forze per riprendere un percorso che, in passato, aveva già avuto momenti simili a questo. Quella che è cominciata oggi è una nuova occasione che il Teatri Stabil Furlan ha intenzione di cogliere e condividere, con tutti gli intervenuti, ma non solo, per un rinnovato passo avanti a favore della cultura del teatro friulano». È questo il bilancio tracciato, a caldo, da Massimo Somaglino, direttore del Teatri Stabil Furlan, a margine del convegno sugli stati generali del teatro friulano, “Teatri furlan: il stât da l’art”, che si è svolto il 15 aprile, a Capriva del Friuli. L’evento si è tenuto nell’ambito della 46^ edizione della Fieste de Patrie dal Friûl, le cui celebrazioni sono il programma per domani, domenica 16 aprile 2023, sempre nel Comune del Friuli Orientale, a partire dalle 9.30.

Anna Pia Bernardis, presidente dell’Associazione Teatrale Friulana; Gianluca Franco, autore e delegato della Società Filologica Friulana; Anna Gubiani, co-fondatrice del Laboratorio di scritture “Mateârium” e drammaturga in Germania; Claudio Moretti, attore, autore e regista, fondatore del Teatro Incerto; Giovanni Nistri, presidente della Fondazione Teatro Nuovo Giovanni da Udine; Rita Maffei, presidente CSS Teatro Stabile d’innovazione del FVG; Paolo Patui, drammaturgo e storico del teatro; Massimo Somaglino, attore, regista e direttore artistico Teatri Stabil Furlan – moderati da Alessio Screm – hanno portato le loro esperienze e le loro testimonianze a partire dalle quali progettare un futuro comune, per il teatro in lingua friulana, sia amatoriale che professionale.

È innanzitutto emersa con forza il bisogno, sempre più condiviso, di uno scambio continuo e costante fra tutte le componenti del teatro, ma anche la necessità di creare reti interne alle organizzazioni, rompendo le regole note, e andando oltre le gerarchie. Una prassi già consolidata in Germania, come testimoniato da Gubiani che ha ricordato come «la tematica dello “scambio” risulta centrale come prospettiva di sopravvivenza». Esattamente, dunque, la direzione intrapresa con il convegno dal quale si è alzata una voce comune rispetto all’esigenza di coinvolgere sempre più le giovani generazioni, anche attraverso le scuole del territorio. A più riprese gli intervenuti hanno anche espresso la volontà di portare il teatro in lingua friulana oltre i confini regionali, come ricordato da Nistri: «Con l’istituzione del TSF abbiamo voluto coltivare l’ambizione di portare la nostra cultura oltre i confini regionali. Fondamentale credo sia anche coinvolgere in questo progetto tutti coloro che si occupano di teatro in friulano, senza esclusioni».
Ma sono state evidenziate pure le criticità che limitano questa corsa, generalmente insite nelle produzioni stesse che, per uscire dal Friuli, «devono avere caratteristiche tali per cui il pubblico possa accettare l’idea di vedere uno spettacolo che parli una lingua diversa dall’italiano» e magari sovratitolato, ha ricordato Maffei. «La lingua deve diventare dunque un elemento necessario alla drammaturgia», ha rimarcato la presidente di CSS. Accanto a ciò si è voluto ricordare con forza che il teatro friulano non deve far ridere a tutti i costi: «Ciò ha molto a che vedere con l’immaginario friulano tout court, sempre macchiettistico e vernacolare. Credo che questo alla lunga sia un vero e proprio impedimento allo svilupparsi di una vera arte teatrale in lingua friulana», ha sottolineato Somaglino, trovando sponda anche negli altri relatori, compresa Bernardis la quale ha descritto, quello del teatro amatoriale, come un settore in buona salute che non vive alcun tipo di competizione con quello dei professionisti con cui, anzi, ama collaborare.
Franco, ha portato un’interessante analisi sul rapporto (storico e attuale) tra narrativa e teatro, un percorso fatto di dare e avere, di scambi, suggestioni e ispirazioni reciproche. Mentre Moretti, ricordando l’importanza di mettere al centro l’attore e i territori, ha voluto precisare che la lingua non è un ostacolo, bensì un’opportunità. Perché la lingua del teatro sta sopra tutto.
In chiusura è stato ricordato quanto sia importante ragionare in termini di obiettivi, partendo da un’analisi che consenta di comprendere a chi interessa davvero che il Teatro friulano e in Friulano esista, sia vivo, produttivo e propositivo. Ne ha parlato diffusamente Patui che assieme alle sue osservazioni ha fatto anche una serie di proposte.

Ma dell’importante ruolo del teatro ha parlato anche Lorenzo Zanon, presidente del Teatri Stabil Furlan, aprendo i lavori, seguito dal saluto del sindaco di Capriva del Friuli, Daniele Sergon: «Il ruolo del teatro, in Friuli, è sempre stato un mezzo importante per la salvaguardia della nostra lingua e cultura. Un ruolo – ha sottolineato Zanon – che ritengo sia fondamentale continui ad avere. Per farlo è necessario adottare strategie nuove, capaci di garantirgli tale funzione. Momenti di confronto come questi – che mancavano da anni – sono dunque indispensabili, in particolare in un presente che ci conduce sempre più verso l’omologazione, mettendo a rischio proprio le realtà linguistiche e culturali piccole, come la nostra. Solo assieme, oggi, come in futuro, potremo individuare strade nuove per essere all’altezza delle sfide che il mondo globalizzato ci pone davanti».

Così come era nelle intenzioni del Teatri Stabil Furlan – TSF e dell’Associazione Teatrale Friulana – ATF che hanno organizzato questo appuntamento in collaborazione con ARLeF – Agenzia regionale per la lingua friulana, Istitût Ladin Furlan “Pre Checo Placerean” e Comune di Capriva del Friuli, sono emerse numerose domande, alcune risposte sono state date, anche grazie agli interventi interessati del pubblico intervenuto. Altri interrogativi sono rimasti aperti, offrendo ulteriori analisi da fare in futuro.