Stati Uniti sono il secondo mercato di sbocco delle aziende del Fvg. Anna Mareschi Danieli: “Possibili ripercussioni, ma la qualità premia”
Gli Stati Uniti, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine, rappresentano il secondo mercato di sbocco delle aziende del Friuli Venezia Giulia e anche della provincia di Udine.
“L’export della provincia di Udine verso gli Stati Uniti – conferma Anna Mareschi Danieli, presidente DI Confindustria Udine – dopo essere aumentato nel 2018 del 17,8% rispetto al 2017, nel primo semestre 2019 è cresciuto ulteriormente, +36,6%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (da 197 a 269 milioni di euro), trascinato da macchinari e apparecchiature (+82,9%, da 51 a 94 milioni di euro), prodotti in metallo (+20,3%, da 48 a 58 milioni di euro), prodotti della metallurgia (+50,2%, da 26 a 39 milioni di euro). In calo, invece, i mobili (-14,8%, da 30 a 25 milioni di euro) e i prodotti alimentari e bevande (-12,2%, da 11 a 9 milioni di euro). Gli Usa per le bevande, ed in particolare per i vini, nonostante il calo di quest’anno, rappresentano il primo mercato per le esportazioni friulane, rappresentando il 20,9% del totale delle vendite nel mondo del settore”.
“Gli Stati Uniti – prosegue Anna Mareschi Danieli – rappresentano il secondo partner commerciale anche per la regione FVG. A seguito del momentaneo calo delle vendite del comparto delle navi e imbarcazioni, che lo scorso anno hanno pesato per il 59,7% dell’export totale verso questo Paese, le esportazioni nel primo semestre del 2019 sono scese del 39,7%. Al netto della cantieristica, invece, il saldo, positivo, è del +14,5%”.
“Il nostro Paese – commenta la presidente di Confindustria Udine – non si deve fare manipolare nella battaglia commerciale in atto tra Usa e Cina. Faremmo esattamente i loro interessi, ovvero ci faremmo guerra a vicenda, perdendo di competitività. Piuttosto l’Italia, insieme all’Europa, deve riuscire a recuperare un ruolo di grande mediatore e di salvaguardia dei propri interessi. Credo, infatti, che la sfida sia tra Europa e resto del mondo. Se pensiamo di rispondere alla guerra commerciale come singoli stati dell’Unione Europea allora la partita per noi è già persa in partenza. Faccio soltanto un esempio, che credo sia di per sé eloquente: se le restrizioni statunitensi colpissero qualche comparto dell’industria tedesca, anche il nostro territorio ne subirebbe le conseguenze. Perché le nostre economie sono fortemente interconnesse, dal punto di vista commerciale, ma anche e soprattutto produttivo”.
“E’ evidente – aggiunge la presidente degli Industriali friulani – che l’eventuale applicazione di dazi potrebbe avere ripercussioni sulle esportazioni di alcuni prodotti, ma noi dobbiamo continuare a mantenere il focus di eccellenza e qualità del prodotto italiano. Da sempre, il prodotto italiano non è acquistato per il prezzo, ma per la qualità, per la storia, per il know how. Tutte cose che dobbiamo mantenere e, se possibile, migliorare continuamente. Senza dimenticarci di essere competitivi”.
“Per riuscirci a livello globale” – conclude – “il nostro sistema produttivo deve assolutamente affrontare la sfida della digitalizzazione, altrimenti, dazi o non dazi, saremo fuori da tutto”.