Serracchiani chiede nuovo congresso Pd: “in fase straordinaria si fa congresso straordinario” in discussione non Zingaretti ma forse, speriamo, il modo di comunicare le idee

“In pochissime settimane il Pd è stato precipitato in una fase straordinaria della sua storia, alla quale bisogna saper far fronte con strumenti adeguati, nuovi se serve, anche con un congresso straordinario”. Lo afferma la deputata Debora Serracchiani, riflettendo sui nuovi equilibri politici dentro e fuori il Pd. “Abbiamo fatto il nostro congresso andando alle primarie – continua la parlamentare – per eleggere il segretario nazionale e darci una linea politica, che allora era nettamente quella di essere alternativa al governo, che non prevedeva in alcun caso l’alleanza con i 5Stelle e, per quanto si presentisse, non poteva tener conto di una scissione. Ora siamo al governo, alleati con i 5Stelle e reduci da una scissione: il congresso di un anno fa è superato dagli eventi, per tutti”. “Per questo dobbiamo decidere di fare un congresso straordinario, nelle forme e nei contenuti – precisa Serracchiani -. Non per eleggere un nuovo segretario ma per fare proprio quello che il segretario ha detto all’ultima Direzione nazionale: diamoci un appuntamento cui chiamare tutti i democratici italiani, per discutere e darci un indirizzo politico chiaro per governare, un’identità nuova dopo la scissione”.

Insomma secondo la ex Governatrice de Fvg sarebbe assolutamente necessario aprire una discussione partendo dalle contraddizioni createsi dopo l’uscita di Matteo Salvini, la caduta del governo Conte 1 e la creazione del Conte 2, con all’interno il Pd e perfino i parlamnetari di Leu a loro volta scissi in Articolo 1 e Sinistra Italiana. Per non parlare della scissione di Renzi & c. Insomma un congresso non per contarsi, dice sostanzialmente Serracchiani,  ma per aprirsi alla società. Fosse così la scelta potrebbe essere condivisibile anche se c’è da credere che non verrà accolta e probabilmnete neppure presa in considerazione.  In ogni caso comunque  il Pd qualcosa dovrà inventarsi dato che è palese come a Italia Viva siano state aperte le porte dei mass media in maniera imbarazzante, nonostante i sondaggi lo accreditino di un 6% e comunque lontano dal 20% dei democratici.  La costante presenza nei talk show di renzi e renziani, i titoli nei giornali, sono la premessa ad un film già visto, quello per intenderci che ha concesso a Matteo Salvini di portare la Lega al 17% prima e ad oltre il 30% poi.    Così mentre al Nazzareno si farnetica di App,  l’applicazione  giovanilistica sulla quale si dovrebbe imperniare  la nuova comunicazione del Partito Democratico che imita quanto già applicato dai 5 Stelle con Rousseau, sono sempre meno gli esponenti del Pd che calcano la scena mediatica. Ed invece ecco apparire la App, dove gireranno consultazioni online, notizie e perfino l’iscrizione al partito,  il tutto alla modica cifra di un euro al mese. Valeva la pena che il Pd prima di intraprendere l’idea del partito digitale chiedessero qualche informazione ai compagni di Sinistra Italiana (visto che ora sono al Governo insieme) che già nel 2016 avevano lanciato una loro agorà virtuale di proposte, idee e dibattito. Si chiamava Commo ed è defunto senza mai uscire dalla sala parte. Doveva essere, si legge nelle cronache di un paio di anni fa,  “uno strumento digitale per il confronto, la codecisione, la cooperazione e l’azione con cui far deragliare gli schemi stantii e rituali della politica”. Commo era nata/o con l’ambizione di innovare profondamente le forme della partecipazione, della comunicazione e dell’organizzazione politica. Il risultato è che la piattaforma mai decollata sul serio è chiusa crediamo definitivamente. Forse ha ragione Serracchiani, meglio un tradizionale congresso e una tradizionale corretta informazione, magari cercando di resuscitare per l’ennesima volta l’Unità, quella si magari in forma digitale, ma anche attraverso un meno personalistico rapporto con i media nazionali e locali. Alla base resta un problema enorme per la sinistra, che in passato era stata campione nella propaganda e nel dibattito mediatico ed ora è la cenerentola che insegue l’isola che non c’è (social giovanilistica) anzichè impegnarsi seriamente nel ricreare un tessuto diffusivo delle proprie idee usando tutti i media disponibili ma senza ingabbiarsi nelle dimensioni dello schermo di un telefonino, anzi di uno Smartphone… che fa più trendy.  Ma i verità non tutto sembra perduto dato che, proprio oggi, è stata annunciata una “tradizionale”, oseremmo dire analogica, campagna di dibattito nei circoli Pd e con gazebo in paesi e città. Non è un congresso ma potrebbe essere un punto di partenza.

Fabio Folisi

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