Stop in autotutela al bando di gara per l’impianto crematorio a Paderno. La decisione degli uffici, contrario Fontanini

Inatteso stop per l’affidamento in project financing della costruzione e successiva gestione per 30 anni di un contestato impianto crematorio nel cimitero di Paderno. In un atto di “autotela” si legge fra l’altro: il Disciplinare di gara presenta delle contraddizioni che sono superabili solo mediante la modifica dei requisiti di qualificazione e quindi, si legge in estrema sintesi, di procedere al ritiro in via di autotutela del bando di gara avendo ravvisato le preminenti ragioni di salvaguardia del pubblico interesse. Come dire, abbiamo sbagliato ed evitiamo guai futuri. Ovviamente l’atto scritto nel consueto linguaggio figlio del più classico burocratese è lungo ed articolato. Una determina a firma del dirigente Damiano Scapin dove oltre al ritiro del bando di gara si annuncia la futura indizione, ma con successivo atto, di «una nuova gara a oggetto e contenuto invariato». In sostanza è un: non vale si rifà, che alla fine non dovrebbe cambiare di molto, se non nell’allungamento dei tempi, la natura del bando ed il suo risultato finale. Si tratterà di un contratto di partenariato pubblico-privato del valore di quasi 30 milioni di euro. Ovviamente l’inciampo mette in difficoltà il sindaco Pietro Fontanini, che già nelle ultime file di gradimento della classifica dei sindaci continua ad inanellare battute d’arresto e critiche anche da parti che da sempre lo hanno fiancheggiato. Un esempio per tutti la protesta di ieri di Confcommercio che in una nota hanno scritto di apprendere “con sconcerto della decisione del Comune di Udine di chiudere alcune vie della città, sin dalle 18, nella prima settimana dei saldi per favorire, nell’occasione della partita di calcio Italia-Spagna, pochi esercizi pubblici, sfavorendo nel contempo la cittadinanza e la grandissima parte degli esercizi commerciali. «Sarebbe bastato prevedere in quelle vie la chiusura alle 19.30, contestualmente a quella dei negozi, e non ci sarebbero stati problemi». In sostanza il sindaco sembra proprio aver perso la bussola e come in altre occasioni, anche nel caso del ritiro del bando, lancia i suoi strali contro la struttura amministrativa che a suo dire, non lo supporta adeguatamente. Anche in questa occasione del forno crematorio il sindaco ha tenuto a precisare, tramite una dichiarazione riportata dal quotidiano di viale Palmanova che «Il consenso del sindaco non è stato dato. Proseguiremo sulla strada già tracciata, con la formula del project financing e con i benefici previsti nell’utilizzo dell’impianto per i residenti. Paderno è il luogo più adatto per realizzarlo, non essendoci abitazioni nei dintorni del cimitero».

Ovviamente il comitato di cittadini nato a Paderno e a Beivars, che ha raccolto oltre mille firme contro l’impianto,  ha accolto la notizia del fermo del bando con soddisfazione. In sostanza c’è da scommettere che il braccio di ferro fra Fontanini e i cittadini dell’area interessata proseguirà.  A commentare la vicenda il consigliere comunale pentastellato Domenico Liano che spiega: “Ritengo che questa sia una buona notizia per il Comitato contro il crematorio, che, proprio in questo momento, deve far sentire ancora più forte la sua voce. Dissento invece con le motivazioni del dirigente, in quanto, tecnicamente e numericamente, pur chiudendo il forno crematorio attuale, non ci sarebbe la necessità oggettiva di un nuovo crematorio. Infatti, la legge di bilancio della regione FVG del 2019 conteneva un emendamento del M5s, approvato, votato in aula 13 dicembre 2019 che subordinava l’apertura di nuovi forni crematori all’approvazione dell’apposito Piano regionale previsto dalla legge 12/2011, che non è mai stato applicato.
L’atto è stato firmato dal presidente Fedriga e promulgato il 27 dicembre 2019.  Ma caso ha voluto che la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale fosse del 3 gennaio 2020, motivo per cui la richiesta di autorizzazione da parte del Comune di Udine per l’impianto, datata 30 dicembre, non è subordinata all’approvazione del Piano come previsto dal nostro emendamento; quindi non è subordinata all’approvazione del Piano per soli 3 giorni come previsto dall’emendamento votato in regione.  L’emendamento subordinava l’apertura di nuovi forni crematori all’approvazione dell’apposito Piano Regionale che è previsto dalla Legge 12/2011; dal 2011 al 2021 il Piano non è mai stato applicato. e si sono susseguite diverse Giunte regionali di diversi colori. Mi chiedo se la Regione abbia ad oggi, predisposto il Piano. Questa mancanza di applicazione del piano ha permesso la proliferazione di forni crematori, soprattutto nella nostra provincia. Il Piano regionale del vicino Veneto, dove esso è applicato da tempo, stabilisce che dovrebbe esserci un impianto ogni 500.000 abitanti, mentre la nostra regione, che ha in tutto 1.200.000 abitanti, ha attualmente 5 forni crematori. Inoltre è stabilito che gli impianti distino almeno 50 Km. l’uno dall’altro, mentre ne abbiamo 3 in meno di 55 Km. Con tutte queste osservazioni il buonsenso porterebbe a che il Comune di Udine, approfittando di questo “imprevisto”, fermasse la procedura, che la regione predisponesse il Piano e che solo dopo il Comune di Udine ne valutasse i contenuti e l’effettiva necessità, senza procedere all’apertura altri impianti, soprattutto privati. Rilevo, inoltre, che è opportuno che i servizi essenziali -come questo- siano gestiti quanto più possibile all’interno della cosa pubblica, ed esternalizzati il meno possibile; ricordo che questo progetto di finanza (che prevede la costruzione dell’impianto e la successiva gestione per circa un trentennio da parte di privati) è un lascito della precedente amministrazione Honsell. Approfittiamo dello stop alla procedura per fermare il tutto, nell’interesse collettivo”.