Terza corsia A4: decine di sacchi contenenti amianto sono da settimane all’aperto a ridosso della rampa d’accesso a Palmanova. Rischi?

“Il cantiere del terzo lotto della terza corsia della A4 si chiuderà la prossima primavera, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza prevista” lo aveva annunciato il primo agosto scorso il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, durante la presentazione alla stampa e alle autorità del nuovo tratto di A4 a tre corsie dal nodo di Palmanova fino a un chilometro e mezzo dopo l’area di servizio di Gonars in direzione Venezia. Sembrava tutto filare liscio a dispetto dei critici sull’abnorme consumo di territorio e sui disagi al traffico dentro e soprattutto fuori l’autostrada in occasione dei frequenti incidenti stradali. Ma in realtà ci sono ancora dei problemini, di natura legale ed economica. Se da un lato la NewCoSocietà Autostrade Alto Adriatico, che prederà il posto di Autovie Venete nella gestione della rete autostradale è cosa fatta, nonostante tanti dubbi sull’assegnazione senza gara europea della gestione della tratta, dall’altra cieli non proprio sereni si profilano all’orizzonte. Infatti dopo l’approvazione da parte del Cipe – il 24 luglio 2019 – della delibera che chiarisce i termini regolatori applicabili alle concessionarie cosiddette scadute e la successiva registrazione da parte della Corte dei Conti servirà riavviare l’iter di approvazione del secondo Atto Aggiuntivo basato però su un Piano Finanziario sviluppato sulla base del quinquennio 2013/2014 – 2017/2018 che allo stato dei nuovi flussi di traffico appare sovradimensionato. Ma in realtà a preoccupare di più è una norma contenuta nel disegno di Legge di Bilancio in corso di approvazione alle Camere. Se effettivamente la legge di bilancio 2020 limiterà all’1 per cento la quota di ammortamento finanziario deducibile del costo dei beni devolvibili, il piano finanziario e tutte le previsioni economiche conseguenti di Autovie, c’è da sospettare, possano diventare carta straccia e sarà da rifare  il piano con conseguenti rallentamenti dell’intero iter. Tutto questo si somma al mancato riconoscimento dell’adeguamento tariffario per il 2019, per cui Autovie Venete è costretta a rivedere i piani dell’opera in territorio veneto, congelandola temporaneamente, anche per il calo dei ricavi da pedaggio (- 2milioni di euro). Le prime avvisaglie negative sono apparse a febbraio scorso con la diminuzione dei pedaggi incassati da auto e moto, di 733 mila euro riparametrate a quanto incassato nel periodo da luglio a dicembre dell’anno precedente. Una conferma del trend negativo c’è stata pure quest’anno a fine settembre. Ma dando per scontato che tutto a livello finanziario e amministrativo possa essere “sistemato”, dato che sulla vicenda tormentata della Terza Corsia le responsabilità della politica sono più che trasversali, almeno sul piano dei lavori sembra tutto vada bene. Come accennato in apertura, i lavori procedono speditamente, profilando con largo anticipo l’ultimazione anche dei sub-lotti tra la stazione di servizio di Gonars e il bivio per Udine e Trieste provenendo da Venezia e in direzione opposta verso Alvisopoli con il nuovo ponte sul Tagliamento. Di questo ottimo esempio, rispetto a quello che sta accadendo a gran parte delle infrastrutture italiane, ne beneficeranno con un “premio di accelerazione” le ditte assegnatarie equivalente al 10% dell’importo di lavori. Ultimamente però alcuni intoppi hanno portato a rivedere i piani dei lavori futuri. Un contributo negativo è la inaspettata scoperta di amianto che ha comportato delle bonifiche nel 2°sub-lotto del 4°lotto con relativi smaltimenti. Infatti in due ex cave e in una porzione di un canale ricoperto, nel territorio del Comune di Palmanova, sono state trovate notevoli quantità di questo materiale particolarmente pericoloso. In particolare in una cava che si trova a ridosso della rampa d’accesso del casello di Palmanova in direzione Venezia Udine sono stati insaccati oltre 400 sacchi della capienza di quasi un metro cubo. Il materiale così stoccato giace da oltre un mese all’aperto sotto le intemperie, cosa non certo positiva soprattutto in questi giorni di intense perturbazioni e venti forti che potrebbero provocare danni agli involucri con potenziale fuoriuscita aerea della pericolosa sostanza che diventa grave problema proprio se avviene diffusione ambientale nell’aria. Una ventina di questi sacchi, (l’altra metà da qualche giorno è stata rimossa), si trova a qualche metro della strada comunale che collega Bagnaria Arsa a Palmanova vicino al sottopasso dell’autostrada. Pur volendo evitare eccessivi allarmi, non si capisce come mai questa scarsa attenzione alla sicurezza da parte delle imprese, delle maestranze e dei tecnici supervisori di Autovie Venete. Anche l’Arpa che fra l’altro ha sede proprio a Palmanova non sembra aver visto gli ingombranti sacchi. Tutto potrebbe spiegarsi se il contenuto dei sacchi avesse una percentuale di presenza di amianto irrisoria cosa che abbasserebbe di molto i rischi, ma in questo caso più che a problemi sanitari si dovrebbe pensare a problemi di natura diversa perchè  quello dello smaltimento amianto è un business enorme e rende certi  appetiti insaziabili.