Tira aria di tempesta sulla sanità regionale
Gentile Direttore,
tira aria di tempesta sulla sanità regionale e il destino dei servizi sanitari del Gemonese appare sempre più incerto.
Da oltre trent’anni, a Gemona, la sanità è oggetto di scontri politici, spesso più finalizzati alla costruzione di carriere personali che al miglioramento reale del sistema a beneficio dei cittadini. I fatti attuali ne sono una triste conferma.
Colpisce che proprio a Gemona l’assessore regionale alla salute Riccardi abbia recentemente dichiarato: «Aveva ragione l’assessore regionale Fasola», riferendosi alla Legge Regionale 13/1995, che puntava a razionalizzare l’offerta ospedaliera rafforzando l’assistenza territoriale, linea proseguita poi con la Legge Regionale 14/2014 sotto l’assessore Telesca. Ancora più significativo è che lo stesso assessore abbia ammesso pubblicamente la crisi del sistema sanitario regionale, imputandola all’incapacità politica di compiere scelte lungimiranti, piegata invece alle pressioni locali in nome del facile consenso. Concetti ribaditi anche nell’intervista rilasciata al Messaggero Veneto il 24 marzo 2024.
Nonostante queste ammissioni, manca tutt’ora un atto di programmazione sanitaria regionale che definisca chiaramente le funzioni del Presidio Ospedaliero di Gemona, le risorse necessarie e i tempi di realizzazione.
La “controriforma” sanitaria Riccardi-Fedriga (L.R. 22/2019) prevede, all’articolo 29, la creazione di “Presidi ospedalieri specializzati”, tra cui l’“Istituto di medicina fisica e riabilitazione Gervasutta, con sedi a Udine e a Gemona del Friuli”, dedicato alla riabilitazione.
Nel 2019, l’assessore Riccardi e l’assessore alle Finanze Barbara Zilli presentarono un piano per attivare a Gemona il reparto di riabilitazione con 36 posti letto destinati alla cardiologia e alla neurologia. Tuttavia, ad oggi non esiste alcun documento ufficiale che confermi l’avvio del progetto. La cronica carenza di personale sanitario rischia di compromettere ulteriormente la realizzazione di questa iniziativa.
Anche la Casa di Comunità, finanziata con fondi PNRR e con scadenza fissata al 30 giugno 2026, rischia di diventare una “scatola vuota”, senza contenuti reali. Per non parlare del Punto di Primo Intervento che già non garantisce una risposta efficace all’emergenza e di cui si paventa l’ulteriore riconversione.
Non è secondario che quest’anno il Sindaco di Gemona Revelant non abbia votato il Piano Attuativo Aziendale 2025 dell’ASUFC, principale strumento annuale di programmazione sanitaria, segno di malcelate criticità, “… in attesa di un confronto con il Direttore e l’Assessore sullo stato di avanzamento delle programmazioni precedenti …”.
Se a Gemona non sarà attivato un “Presidio ospedaliero specializzato”, il presidio uscirà dalla rete ospedaliera regionale e non sarà nemmeno classificato come “Ospedale di Comunità”, come invece avviene, ad esempio, per Codroipo.
In Consiglio Comunale abbiamo più volte sottolineato l’urgenza di un approccio responsabile alla sanità locale, ascoltando i bisogni reali dei cittadini. Oggi, invece, i cittadini sono spesso costretti a ricorrere alla sanità privata, per sfuggire a liste d’attesa interminabili, o a sobbarcarsi direttamente l’assistenza ai propri anziani.
Le evidenze scientifiche e i dati epidemiologici indicano da tempo, per chi li vuol vedere, quali siano le priorità da seguire.
Chi ha a cuore il Servizio Sanitario Nazionale lo denuncia da anni: servono più investimenti e un cambiamento radicale. Un appello recente, sottoscritto da oltre 130 associazioni e numerosi professionisti della sanità pubblica, chiede con forza il rilancio del SSN.
Il nostro Servizio Sanitario è cronicamente sottofinanziato: spendiamo il 12% del PIL contro il 15% della media europea, mentre Paesi come la Germania arrivano al 20%.
La sanità non è un costo, ma un investimento che genera un valore economico e sociale quasi doppio.
È fondamentale recuperare la capacità di indirizzo, programmazione, gestione e controllo per gestire efficacemente la complessità dei servizi sanitari. Alla politica il compito di definire le linee strategiche, ma la gestione operativa va affidata a professionisti qualificati, non a logiche clientelari.
Il personale sanitario è demotivato, sottopagato, esausto. In queste condizioni è comprensibile la fuga dal sistema pubblico e le difficoltà nel reperire nuove risorse. Serve un vero riconoscimento – anche economico – del valore del lavoro di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione e sociale, e una riorganizzazione del lavoro che valorizzi competenze, formazione e sviluppi di carriera.
È urgente un rafforzamento delle cure primarie, per un’assistenza di prossimità capace di contrastare la crescente cronicità, integrando sociale e sanitario. E vanno garantite risposte efficaci per le persone non autosufficienti, per il disagio psichico, sempre più in crescita e per una rapida gestione delle emergenze, indipendentemente dal luogo di residenza.
Infine, è importante riconoscere che la salute umana, quella animale e quella dell’ecosistema sono indissolubilmente legate, come dimostrato dalla recente pandemia e dall’emergere di nuove malattie legate alla crisi climatica. È necessario rafforzare la collaborazione tra diverse discipline, formulare politiche integrate e adottare un approccio più olistico alla salute.
Anche noi ci uniamo a questo appello: è tempo di cambiare rotta, per la sanità del Gemonese e per quella di tutto il Paese.
I Consiglieri comunali del gruppo PROGETTO per GEMONA