Tra Fedriga e Draghi: confusi alla meta del futuro industriale

Foto regione Fvg

Da un po’ di tempo seguo con curiosità i viaggi del presidente regionale Fedriga nell’area della “anglosfera” alla ricerca di investitori economici e produttivi per iniziative nelle nostre terre, ritenevo soprattutto nella gettonata area logistico di Trieste, e magari contemporaneamente aprire anche prospettive per legami ai nostri imprenditori per giocarsi partite utili anche oltre atlantico. Mi pareva che il cuore di ogni discorso fosse da collegare alle potenzialità della extra doganalità di alcune aree portuali e quindi alla riproposizione moltiplicata della iniziativa BAT (British American Tobacco).
Poi l’ampio “battage” riservato alla iniziativa della Conferenza delle Regioni e Provincie Autonome denominata Selecting Italy (8-10 aprile scorsi) con più interlocuzioni ma di cui il cuore era rappresentato da quella con la NIAF (National Italian American Foundation) mi ha indicato che il movimento di Fedriga era più ampio e fortemente geo-politico su una prospettiva di rilancio di un neo atlantismo da non sottovalutare poiché in linea con molte elaborazioni strategiche attualmente comuni ad ambienti e studiosi di prestigio.
A leggere i resoconti dei quotidiani sull’iniziativa di Trieste si viene a sapere che la firma del protocollo di collaborazione tra la NIAF e la Conferenza delle Regioni non è una formale consuetudine ma “un protocollo strategico che in questo contesto geopolitico assume un grande rilievo non solo per Trieste, ma per tutto il sistema delle Regioni italiane”. Se per Fedriga hanno contato molto i 37 milioni di investimenti negli ultimi tre anni (in Regione) la nuova piattaforma logistica e vari settori di innovazione possono dare molto di più. Per non parlare degli intrecci per le commesse anche in campo militare per Fincantieri, impresa sempre più legata a doppio filo con gli Usa. E qualche commentatore non ha mancato di osservare che proprio “dal Territorio libero di Trieste è partita l’attuazione del piano Marshall dopo la guerra”.
Da qui manca poco a pensare che ormai Fedriga possa essere uno snodo fondamentale della riorganizzazione strategica militare e industriale della grande potenza nella sua probabile volontà di riorganizzare la Nato e le caratteristiche di quello che alcuni chiamano il nuovo IEA (impero europeo dell’America) con un ruolo chiave per l’intera Italia. E contemporaneo offuscamento di un qualsiasi autonomia della Unione Europea.
Non credo risponda a Fedriga ma le dichiarazioni odierne, 16 aprile 2024, di Mario Draghi riportate dall’ANSA sembrano costruite su misura. Draghi parla in occasione di un incontro organizzato in Belgio dalla Presidenza di turno della UE e annuncia un suo report sulla necessità di un cambiamento radicale. A partire dalla strategia industriale.
Dice “non abbiamo mai avuto una strategia industriale Ue” per rispondere a Stati Uniti e Cina, ci siamo basati sulle regole pensando che gli altri facessero lo stesso ed oggi le politiche di potenze come Pechino e Washington sono progettate per reindirizzare gli investimenti verso le loro economie a scapito delle nostre o, nel caso peggiore, per renderci permanentemente dipendenti da loro. Da qui la conclusione sul fatto che “ci manca una strategia su come proteggere le nostre industrie tradizionali dal terreno di gioco globale ineguale”.
Draghi poi analizza una serie di proposte da portare all’attenzione di una ricostruzione della Unione Europea stessa capaci di risollevarci dalle sudditanze attuali e quindi si propone come portatore di una linea che evidentemente, a partire dalle attività economiche e produttive, è piena di significato politico e sostanzialmente lontana mille miglia dalla routine in cui sembra immerso il nostro Presidente regionale. Per non parlare del governo italiano, dei suoi allineamenti in politica estera e del suo ritirarsi nella fortezza del “made in Italy”.
L’annuncio di primavera della vecchia volpe può lasciar perplessi. E credo che i nostri “acuti” commentatori geo politici bolleranno di velleitarismo (o di fuori di testa alla Macron) il nostro ex presidente del Consiglio e governatore della BCE. Ma forse la partita non è del tutto chiusa.

Giorgio Cavallo