Traffici illecito di rifiuti fra Friuli e Veneto. Al centro dell’inchiesta dell’antimafia la Bioman di Maniago (con socia la Friulia)
La notizia dell’indagine della Procura Distrettuale Antimafia di Trieste su un presunto traffico di rifiuti tra il Friuli ed il Veneto di cui si è avuta notizia in questo ore rischia di deflagrare anche nella politica regionale visto che la società al centro delle indagini aveva ricevuto nel 2020 da Friulia (la finanziaria della Regione) ben 8 milioni di euro entrando nel capitale di Bioman allo scopo, si leggeva in una nota di Friulia del 4 dicembre 2020 “sostenere finanziariamente il piano di sviluppo di Bioman, società fiore all’occhiello di Finam Group con sede a Maniago (Pn). Bioman, spiegava Friulia, è nata nel 2005 per iniziativa dell’imprenditore Angelo Mandato che ha reso possibile l’aggregazione di diverse amministrazioni pubbliche per realizzare un impianto di trattamento della frazione biodegradabile dei rifiuti urbani che nel tempo è diventato un vero e proprio punto di riferimento a livello nazionale”. Peccato che oggi lo stesso Mandato, amministratore di fatto e titolare della società sia coinvolto nell’inchiesta, oltre ad imprenditori e amministratori come Pietro e Michele Buzzi (Buzzi Unicem e Cementizillo), Andrea Ramonda (Herambiente) e l’ex primo cittadino di Este, Franco Greggio. Oltre a questi vi sarebbero cinque imprenditori trevigiani, tra cui figura anche l’ex sindaco di Fregona, Giacomo De Luca. In tutto ci sarebbero 18 indagati, tutti soggetti al centro dell’indagine che è stata condotta dal nucleo Noe dei carabinieri di Udine. Ma non solo secondo il fascicolo d’inchiesta ci sarebbe una galassia di aziende coinvolte che ruotano attorno all’azienda Bioman di Maniago. Secondo la Procura si configurerebbe il traffico illecito di rifiuti in due distinti filoni. Il primo relativo al trattamento del compost dello stabilimento Bioman di Cossana a Maniago. Nell’impianto i rifiuti diventano compost ma con tempi presi di maturazione. Secondo la Procura di Trieste, nei terreni sarebbero stati sparsi ogni anno tra il 2017 e il 2020 oltre 30mila tonnellate di compost che non avevano raggiunto la completa maturazione, che avviene nell’arco di 70 giorni. Invece il materiale sarebbe finito a concimare i campi dopo solo una decina di giorni dalla raccolta e non dopo 70 giorni di stoccaggio come previsto dalla legge. Il secondo filone è relativo alla raccolta dei rifiuti urbani. In sostanza dal Friuli al Veneto, secondo il Noe, viaggiavano irregolarmente, tra il 2017 e il 2020 ben 480mila tonnellate di rifiuti, smaltiti alla “Sesa” di Este. Per svolgere le indagini i carabinieri si sono serviti di telecamere e sensori gps per monitorare i percorsi dei camion della Bioman e delle altre aziende coinvolte tra cui figurano anche la Eco Sinergie di San Vito al Tagliamento (ma nessuno nel registro degli indagati) che all’epoca dei fatti era amministrata dall’ex sindaco di Fiume Veneto, Lorenzo Cella. Quest’ultimo è accusato di aver inviato in Austria, Ungheria e Slovenia migliaia di tonnellate di immondizie che non erano state trattate. Alcune irregolarità sarebbero state individuate dagli inquirenti anche per le tonnellate di immondizie conferite nell’inceneritore Greenman di Manzano come Css (combustibile solido secondario) arrivato da altri impianti. Da segnalare al di là delle indagini ‘immediata presa di posizione del M5s Fvg, si legge in una nota a firma del consigliere regionale Cristian Sergo e del parlamentare Luca Sut: “Occorre quanto prima definire la posizione di tutti gli attori di questa vicenda. Non è la prima volta che, stando a quanto ci han detto gli assessori in questi anni, Bioman è oggetto di procedimenti di natura penale, ma questa volta finisce per essere coinvolta anche la Regione e attendiamo che la magistratura prosegua le sue valutazioni, ma quanto emerge dovrebbe destare quanto meno preoccupazione”. “Sull’intervento da 8 milioni di euro, per il tramite di Friulia, che sono stati investiti dalla Regione avevamo chiesto chiarimenti nel dicembre 2020, attraverso un’interrogazione alla Giunta regionale sull’opportunità finanziaria, ambientale e politica dell’operazione, anche considerando le indagini penali già in corso all’epoca e le inchieste giornalistiche a livello nazionale. Tra le irregolarità emerse a seguito di nostre precedenti segnalazioni risalenti al 2019 c’erano anche quelle inerenti le quantità di rifiuti trattati che portarono all’avvio di un procedimento sanzionatorio di natura penale – prosegue il consigliere regionale M5S. “All’epoca l’Assessore Scoccimarro si limitò a constatare che sulle presunte irregolarità circa le quantità di rifiuti trattati da Bioman, la società aveva fornito tutti i chiarimenti richiesti dagli organi preposti alle attività di verifica e per quanto riguardava il compost prodotto e gli scandali emersi sulla testata giornalistica Fanpage ricordava che tutte le analisi confermavano la corrispondenza ai valori analitici previsti dalla normativa di settore. A leggere i giornali direi che i chiarimenti siano bastati per convincere la Regione e Friulia, ma non tanto gli inquirenti – conclude Sergo. “L’accusa di traffico illecito di rifiuti getta forti ombre sulla Bioman di Maniago che, nel 2018, la Sottosegretaria alla Transizione ecologica Vannia Gava definiva un impianto modello, fiore all’occhiello in FVG e in tutto il territorio nazionale. Mi domando – commenta il Deputato Luca Sut, capogruppo M5S in X Commissione Camera – se oggi Gava ne darebbe la medesima definizione, o se userebbe maggior cautela verso questa azienda che, ricordiamo, già nel 2019 figurava nell’inchiesta di Fanpage sulla Sesa di Este. Mi auguro dunque si faccia chiarezza il prima possibile sulla vicenda che coinvolge tra l’altro una realtà in cui, attraverso Friulia, è entrata anche la Regione. Vogliamo essere veramente un esempio per tutta l’Italia, anche e soprattutto quando si parla di un tema così delicato come la gestione dei rifiuti, per cui la Bioman, già in passato, ci aveva dato motivi di preoccupazione – conclude Sut”.