Udine. Quasi del tutto scritto il primo capitolo di gestione “happy sindic” e… non c’è nulla da ridere

Manca poco al giro di boa del primo anno di gestione De Toni del Comune di Udine ed è il caso di iniziare a ragionare di un primo bilancio. All’indomani del voto alle comunali di Udine che hanno visto al ballottaggio del 17 aprile 2023  la vittoria dell’ex rettore Alberto Felice De Toni, autoproclamatosi “happy sindic”, avevamo espresso moderata soddisfazione. Ci sembrava comunque una buona notizia, anche se avevamo espresso tanti dubbi sul modo con il quale il centro sinistra si era presentato agli elettori, candidature comprese. Abbiamo visto il bicchiere mezzo pieno, perché essere usciti dalla gestione Fontanini della “capitale del Friuli” ridotta ad un cencio, era stata una aspirazione quasi lunga un lustro. Insomma anche se al “modello Udine” tanto sbandierato non ci abbiamo mai creduto, ci era sembrata comunque una svolta. Peccato però che i dubbi che avevamo stanno ora prevalendo e pur considerando comunque non paragonabile, per l’immobilismo che lo contraddistingueva, la gestione del centrodestra con quella attuale, non possiamo non rimarcare come alcuni meccanismi siano inceppati o peggio sbloccati malamente. Chiariamo subito, a scanso di inutili improperi e accuse di tradimento, Friulisera è un giornale di area, ma non è servo di nessuno, anzi se l’area, anzi l’aria, diventa pesante, a tratti fetida, allora non si può fare finta di nulla e professione e onestà intellettuale ci impone di dare conto di fatti e senza sconti. Non parliamo solo della vicenda Maignan, frutto, come abbiamo già abbondantemente scritto, di un maldestro tentativo di riparare all’irreparabile, vicenda per la quale, fra l’altro, abbiamo sentore si stia per perpetrare l’ennesima farsa con una riappacificazione di facciata. Presto tornerà la concordia, tutti uniti in nome del “vogliamoci bene”, almeno fino alla prossima coltellata alla schiena. Tutti in piedi plaudenti sulla barricata del negazionismo che certi fenomeni in Friuli sono, al massimo, una realtà di una falange di idioti, anziché vedere la realtà. Il razzismo strisciante è una costante presenza tossica sottoculturale e neppure tanto sotterranea, dentro, ma soprattutto fuori dallo stadio. Negarlo vuol dire restare immobili e non attivare quelle necessarie contromisure di natura culturale e sociale necessarie a far comprendere come la presunta superiorità friulana, come tutte le superiorità “etniche”, sono baggianate di auto compiacenza qunado nonbrodo di coltura per il suprematismo. Così in attesa che maggioranza e opposizione con un minuetto ritrovino concordia a Palazzo D’Aronco, registriamo che a mettere una pezza, al presunto sgarro di cui si lamentano i “tifosi”, ci ha pensato il club bianconero. Rimborso del costo del biglietto per gli abbonati della curva chiusa ma anche possibilità di acquisto biglietti per gli altri settori dello stadio a prezzi “altamente concorrenziali.” Insomma un posticino nel settore “distinti”, unico disponibile per ragioni di ordine pubblico, al costo di 14 euro non si nega a nessuno, anzi c’è di più, il rimborso del biglietto di “curva” sarà corrisposto indipendentemente dalla scelta degli abbonati di acquistare il biglietto in “distinti”. Insomma è un problema logistico e anziché disinfettarsi dagli indifferenti con i facinorosi, si anestetizza la sanzione della giustizia sportiva. Lasciamo (per ora) calare un velo pietoso sull’intera vicenda considerando quella della mancata cittadinanza onoraria al portiere del Milan, “solo” una brutta figura mediatica mondiale che sarebbe già rientrata se non si fosse gridato all’attentato e ululato alla luna. Ben altri sono i problemi sui quali le attività dell’amministrazione comunale di Udine latitano o peggio agiscono in maniera pasticciata e in qualche caso opaca. Sono sempre di più le vicende che non sembrano aver marcato la differenza fra la gestione di “pieri” rispetto a quelle di “happy” e su queste vicende ci correrà l’obbligo fare chiarezza perché silenziarle renderebbe correi. Del resto il buongiorno (si fa per dire) si era visto dal mattino, da quella spartizione di assessorati assegnati con criteri non certo condivisibili, basata più sui singoli interessi, o se preferite sugli interessi dei singoli, che sulle competenze vere. Parliamo di esperienze reali, non quelle autoproclamate nei curriculum o suggerite all’orecchio del sindaco da alcuni personaggi, buoni per ogni stagione, che con il centrosinistra nulla avrebbero da spartire se non rivendicare il loro posto al sole di un potere che si fa danno. Oltre sulla colpevole disattenzione della stessa maggioranza a coprire reciprocamente gli scheletri negli armadi, confidano, costoro, nel fatto che l’opposizione consiliare sia incapace di reagire sui temi veri, se non con colpi di teatro, esattamente come nella vicenda “cittadinanza antirazzista” servita loro su un piatto d’argento. Così ecco che su temi importanti le posizioni tentennano e si preferisce basare il governo della città su tematiche tecnocratiche più che sulle scomode risoluzioni nel sociale che potrebero essere faticose e considerate sgradite all’opinione pubblica. Aggiungiamo che la blasonata stampa ex Gedi, oggi Nem, non ha ancora avuto l’ordine di servizio di posizionamento chiaro. Per quello c’è tempo, del resto finché la maggioranza della maggioranza in Comune, farà la politica dello struzzo su questioni come la mozione contro la censura ad Angelo Floramo o sulla solidarietà non data ai firmatari della Petizione contro l’acciaieria attaccati in maniera virulenta dal paron della Danieli, nessuno dalla stampa proferirà parola, scritta o in video. Sempre di più mala tempora currunt, cercheremo noi, anche se duole, rompere il silenzio e non solo quello.