Ultraleggeri: Un recentissimo rapporto dell’Agenzia Nazionale Sicurezza Volo evidenzia “una normativa deficitaria, non adeguata alle esigenze della sicurezza”
Come già spiegato in un nostro precedente articolo sull’episodio, è difficile al momento identificare dinamica ed eventuali responsabilità relative all’incidente aereo nel quale sono decedute due persone in Friuli qualche giorno fa. Di certo stanno emergendo enorme lacune nel sistema di gestione di questa tipologia di velivoli. Maglie larghe, anzi larghissime sul tema manutenzioni e controlli. A dirlo era stata il 21 aprile scorso l’Agenzia Nazionale Sicurezza Volo ANSV che ha pubblicato un rapporto in cui sottolineava fra le altre cose come nel mondo degli ultraleggeri oltre 13mila in Italia, continui a persistere “un approccio inadeguato ai principi ella sicurezza del volo”. Il rapporto in questione ogni anno viene pubblicato ed è un corposo documento di ben 143 pagine sull’attività svolta dall’ANSV e in generale sulla sicurezza dell’aviazione civile in Italia. Questo è annualmente predisposto dall’ANSV in ossequio alle disposizioni di legge e rappresenta, si legge nella nota introduttiva del rapporto stesso, non soltanto l’occasione per illustrare compiutamente il lavoro svolto nell’anno di riferimento (in questo caso il 2022), ma anche la sede per fare il punto sullo stato di salute organizzativo e operativo dell’ANSV e con esso delle regole sul volo. L’ultimo rapporto è stato licenziato il 21 aprile scorso e riporta un intero paragrafo sul cosiddetto “volo da diporto o sportivo (VDS)”.
Si legge fra l’altro: …. rimane la necessità, più volte rappresentata dall’ANSV anche tramite raccomandazioni di sicurezza, di una generale rivisitazione della normativa vigente in materia di apparecchi per il volo da diporto o sportivo, per eliminare le criticità in essa presenti: tale esigenza è oggi ancor più impellente dopo l’entrata in vigore del nuovo allegato alla legge n. 106/1985, approvato con il DM (Infrastrutture e mobilità sostenibili) 10 dicembre 2021 n. 503. Infatti, ancorché molteplici incidenti occorsi nel comparto VDS siano, da ultimo, riconducibili al fattore umano, è però altrettanto vero che la genesi di molti degli stessi incidenti risiede proprio in una normativa deficitaria, non adeguata alle esigenze della sicurezza del volo e non in linea con i principi che sovrintendono alla stessa. Tra le criticità della normativa in questione su cui riflettere c’è anche quella più volte rappresentata all’ANSV dalle omologhe autorità investigative straniere nel caso di incidenti occorsi all’estero ad apparecchi VDS identificati in Italia dall’Aero Club d’Italia. Come noto, un aeromobile, in virtù della normativa internazionale, UE e nazionale deve essere in possesso, per accedere alla navigazione aerea, di un documento che ne attesti la aeronavigabilità (certificato di aeronavigabilità) o di un documento che ne attesti la idoneità ad effettuare, in sicurezza, un volo elementare (permesso di volo). Gli apparecchi VDS identificati in Italia, tuttavia, non hanno né un certificato di aeronavigabilità né un permesso di volo, in quanto nessun organismo ne attesta la aeronavigabilità o la capacità di effettuare, in sicurezza, un volo elementare. Tale situazione stride decisamente con la necessità di assicurare la pubblica incolumità sia di chi voli su questi mezzi, compresi eventuali passeggeri spesso impropriamente convinti di volare su un aeromobile “certificato” e in grado di assicurare gli standard propri del mondo dell’aviazione civile), sia dei terzi sorvolati in superficie. Tale anomalia normativa viene inevitabilmente rilevata dalle autorità investigative straniere omologhe dell’ANSV durante le inchieste di sicurezza condotte a seguito di incidenti/inconvenienti gravi occorsi, nei rispettivi Stati, ad apparecchi VDS con marche di identificazione italiane.