Una nuova agenda progressista, una nuova pagina per l’Italia che superi l’eclisse del “sol dell’avvenir”

Difficile pensare che Enrico Letta e Roberto Speranza, nelle vesti di segretario di Articolo Uno non si siano già coordinati nel lanciare quello che ormai viene titolato come confronto per una nuova agenda progressista strizzando l’occhio anche ad un M5s targato Giuseppe Conte. Sulla carta tutto chiaro, ma purtroppo la realtà è più complicata delle formule politiche. Vedremo se quella che un tempo si chiamava sinistra sarà in grado di trovare il bandolo di una matassa ormai intricatissima. I primi passi fanno ben sperare e al di là dei proclami si possono inquadrare nella volontà di partire dalle idee, da un progetto che indichi una prospettiva diversa per il nostro paese e non per la semplice occupazione e condivisione del potere. Qualche giorno fa era stato Speranza a rompere gli indugi con un post su Facebook rivolto al nuovo segretario del Pd, Enrico Letta, e a Giuseppe Conte per scrivere insieme – e insieme a tutti coloro che condividono questi valori – una nuova pagina per l’Italia.

“Difesa dei beni pubblici fondamentali e lotta alle diseguaglianze. Questo è il cuore del nostro contributo di idee per una nuova agenda progressista – si legge nel post, in cui pubblica il documento -. Siamo pronti al confronto con chi condivide questi valori. Invieremo le nostre proposte alle forze sociali e a chi si è mobilitato a difesa della democrazia, del lavoro e dell’ambiente. A Enrico Letta cui va il mio “in bocca al lupo” per la sua nuova sfida nel Pd, a Giuseppe Conte che sta lavorando a rilanciare il Movimento 5 Stelle e a tutti gli altri interlocutori della sinistra plurale ed ecologista. Scriviamo insieme una nuova pagina per l’Italia”. Detto fatto e la Direzione nazionale di Articolo Uno vara un documento (clicca per leggerlo agenda progressista) e lo rende pubblico.
Come progressisti corre l’obbligo crederci a questo progetto perchè l’eclissi che ha oscurato quello che un tempo si chiamava il “sol dell’avvenir” ne offusca la luce da troppo tempo, anche se la storia politica è piena di buone intenzioni, di meravigliosi documenti finali disattesi per primi da chi li aveva scritti. La differenza la potrà fare solo se quelle che un tempo a sinistra di chiamavano “tesi” diventeranno patrimonio di un dibattito serio che non venga poi violentato nel momento in cui c’è odore di elezioni e di composizione delle liste elettorali come avvenuto, per fare un esempio recente, nella liste di Leu, quando tutto venne deciso nell’opacità di un comitato ristretto teso a garantire opportuni scranni, perchè anche a sinistra ci sono “i soliti noti” e che, come abbiamo visto, ha reso incoerente l’unità perfino a livello di gruppi parlamentari. Per non parlare del Pd ancora non del tutto uscito dalla sindrome del leader, malattia perniciosa il cui contagio si deve all’ascesa del berlusconismo e che ha generato “mostri” come Matteo Renzi. Speriamo che l’ennesima lezione sia servita a tutti, in mancanza di questo si sarebbe destinati al definitivo declino.