Uniontrasporti fotografa le priorità infrastrutturali, sono 247 e valgono 200 miliardi, ma non c’è (per fortuna) il ponte sullo stretto di Messina

L’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria e Napoli-Bari, la linea ferroviaria Adriatica, il nuovo collegamento tra Catania e Palermo, la Gronda di Genova, l’ammodernamento della Statale jonica. Sono alcune delle priorità più onerose, ritenute necessarie dalle imprese per assicurare un adeguato sviluppo infrastrutturale del Paese, mentre per fortuna non è contemplato il ponte sullo stretto di Messina opera costosa e ciclopica utile solo quando saranno risolti gli altri problemi infrastrutturali che affliggono il sud e non solo.  Lo si evince dai dati raccontati da Uniontrasporti la società consortile in house di Unioncamere e delle Camere di commercio, nata nel 1990 per sostenere lo sviluppo e la strategicità di un sistema dei trasporti competitivo, di una logistica efficiente, di infrastrutture moderne e di una connettività all’avanguardia, oltre a fornire un supporto nella promozione della competitività territoriale locale e regionale. Qualificata come organismo di diritto pubblico, la società è un centro di competenze tecniche al servizio del sistema camerale. Nel complesso spiega Uniontrasporti, le priorità infrastrutturali di livello 1 sono 247. Il loro valore è di oltre 200 miliardi di euro, il 52% dei quali, per complessivi 104,5 miliardi di euro, già finanziati con risorse previste dal PNRR, dai fondi comunitari e da investimenti privati. Alcuni interventi sono affidati ai Commissari straordinari di Governo che, sul modello del Ponte di Genova, dovranno seguirne la realizzazione e velocizzarne l’iter. Questi alcuni degli elementi di sintesi dell’articolato e corposo lavoro svolto nell’arco di 15 mesi da Uniontrasporti che, con il concorso delle Camere di commercio e di Unioncamere, ha realizzato 19 Libri Bianchi regionali che descrivono i contesti territoriali, i punti di forza e di debolezza delle infrastrutture a livello locale, le esigenze e le priorità del sistema produttivo.
Il quadro di sintesi è stato presentato e discusso nei giorni scorsi nel corso di un evento organizzato da Uniontrasporti con Unioncamere a Roma.
“Il 90% del traffico di passeggeri in Italia avviene su strada mentre sulle ferrovie viaggia solo il 6% dei passeggeri, una quota inferiore a quella europea (7,9%)”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. “La conseguenza, come evidenzia il PNRR, è che il settore del trasporto risulta tra quelli maggiormente responsabili delle emissioni climalteranti, con un contributo pari al 23,3% delle emissioni totali di gas serra. Il sistema delle Camere di commercio – aggiunge – vuole rafforzare il suo ruolo di protagonista del confronto, fornendo un contributo per una nuova strategia nazionale per lo sviluppo di infrastrutture moderne, sostenibili e sicure e di una logistica efficiente e competitiva. Un contributo che potrà favorire e supportare la realizzazione delle numerose azioni, degli importanti investimenti e delle auspicate riforme previste nel PNRR. Per questo, nel 2023 elaboreremo e diffonderemo un Libro Bianco nazionale sulle infrastrutture”.
Complessivamente, gli interventi segnalati dai territori sono 516. Di questi, 247 sono identificati come “priorità livello 1”. Delle 247 priorità, 50 sono inserite nel PNRR con un investimento complessivo di 85,5 miliardi di euro e 45 risultano tra quelle affidate a un Commissario straordinario di Governo.
Dei 247 interventi prioritari, il 39% riguarda le regioni del Mezzogiorno, il 21% quelle del Nord Est, il 21% quelle del Centro e il 19% quelle del Nord Ovest.
Il sistema viario è il più coinvolto: il 44% delle priorità interessa questa via di transito, il 33% riguarda invece il sistema ferroviario, il 6% quello portuale, il 6% quello interportuale e il 5% quello aeroportuale. Il restante 6% è relativo al sistema idroviario, ciclabile e alla governance.
Gli interventi relativi al sistema viario e ferroviario assorbono oltre il 90% del valore economico complessivo, mentre i nodi (porti, interporti e aeroporti) si fermano a 11,5 miliardi di euro (5%).
Il valore degli interventi prioritari per rilanciare il Mezzogiorno supera i 90 miliardi di euro, di cui 57 dedicati al sistema ferroviario.
I primi 10 interventi più onerosi assorbono il 40% del valore totale di oltre 200 miliardi di euro. Le opere più costose sono l’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria, il completamento e la messa in sicurezza della A2 Autostrada del Mediterraneo, l’ammodernamento della Statale Jonica, tutti interventi particolarmente sollecitati dalle imprese calabresi; la linea ferroviaria Adriatica, indicata dalle imprese marchigiane; il potenziamento infrastrutturale e il raddoppio della linea Pescara-Roma, segnalata dagli imprenditori abruzzesi; la realizzazione dell’Alta Velocità/Alta capacità Napoli-Bari, indicata dalle imprese campane; il nuovo collegamento AV/AC Palermo Catania e il completamento del raddoppio della linea ferroviaria Palermo-Messina, particolarmente cari alle attività siciliane; la Gronda di Genova e la realizzazione della bretella Carcare-Predosa, alle quali sono molto interessate le imprese liguri.
LA MAPPA DELLE INFRASTRUTTURE IN ITALIA
L’analisi realizzata nei 19 Libri Bianchi regionali scatta una fotografia dello stato delle infrastrutture italiane e delle aree di forza e di debolezza dei nostri territori.
Guardando alla rete stradale, le performance migliori sono quelle del Nord Ovest e Nord Est e dell’area costiera che va da Roma a Salerno. Nelle prime 10 posizioni della classifica figurano i territori che presentano un’elevata consistenza di rete stradale e soprattutto di categoria autostradale. Ai primi posti, quindi, Milano, Roma, Napoli, Verona e Bologna.
Anche per il sistema ferroviario le prime 10 posizioni della classifica premiano soprattutto le aree settentrionali, Nord Ovest e Nord Est, e i territori che presentano un’elevata consistenza di rete ferroviaria elettrificata. Le province meno performanti sono quasi tutte caratterizzate dalla totale assenza o la scarsa significatività di servizi ferroviari di elevata qualità a cui, in alcuni casi, si associa anche un livello modesto di infrastrutturazione (è il caso ad esempio della Sardegna, in cui l’intera regione è sprovvista di rete elettrificata, ma anche di territori come Aosta, Biella, Belluno, Crotone, Ragusa e Trapani).
Per quanto riguarda i porti, solamente 12 territori su 105 presentano un livello di infrastrutturazione elevato: Livorno, Genova, Trieste, Napoli, La Spezia, Messina, Massa Carrara, Savona, Salerno, Pisa, Lucca e Gorizia, con una prevalenza , quindi, di province del Centro-Nord, in particolare di Liguria e Toscana, ma anche del Nord Est, con l’eccellenza del territorio triestino. Nel Mezzogiorno, emergono i territori di Napoli (quarta posizione), Salerno (nona posizione) e Messina (sesta).
Le infrastrutture aeroportuali (così come quelle portuali e logistiche) non esauriscono la domanda potenziale nell’ambito della provincia in cui sono fisicamente collocate, ma – se ben collegate – estendono la loro influenza anche su territori limitrofi. Si può quindi comprendere la presenza nella Top 10 di province che non possiedono un aeroporto nei loro confini, ma che sono molto prossime a province con grandi aeroporti. Complessivamente si osservano solamente 30 territori su 105 con un valore dell’indicatore elevato. Le prime dieci posizioni, con l’eccezione di Roma (che si trova al 1° posto) sono monopolizzate dalle province del Nord, in particolare in Piemonte e in Lombardia. Le province più penalizzate, invece, sono Sondrio, Bolzano, Caltanissetta, Grosseto, Potenza, Agrigento e Campobasso.
Per quanto riguarda la logistica, complessivamente l’analisi mostra che solamente 13 territori su 105 vantano una infrastrutturazione elevata. Le prime dieci posizioni sono monopolizzate dalle province del Nord Est, in particolare in Veneto ed Emilia-Romagna (dove di fatto si concentrano i principali nodi logistici). Nel Mezzogiorno emergono solo le province campane e l’area appulo-lucana, mentre il Salento, la Calabria, la Sardegna e la Sicilia Occidentale presentano livelli infrastrutturali logistici molto bassi.