Wartsila: il governo congela 36 milioni di fondi Pnrr destinati al gruppo che non saranno recuperabili ad altri progetti

Fondi del Pnrr congelati, probabilmente persi. Il Ministero dello sviluppo economico va allo scontro con Warstila rispondendo alle azioni dell’azienda, che aveva aperto la procedura di licenziamento collettiva per 451 lavoratori dello stabilimento di Trieste, poi annullata dal tribunale del lavoro con una sentenza. I 34 milioni di euro che avrebbero dovuti essere erogati  alla multinazionale finlandese erano stati concessi per sostenere progetti di ricerca e sviluppo per la realizzazione di motori con carburanti meno inquinanti. Soddisfatta la Regione, e lo sono anche i sindacati che  però avvertono: “Senza quei soldi, si rischia lo stop agli investimenti anche nella branca dello stabilimento che non era toccata dai licenziamenti annunciati a luglio”. In sostanza alla fine potrebbe essere un boomerang per l’occupazione come il marito che si taglia gli attributi per dispiacere alla moglie.  Il dietrofront governativo è stato l’ultimo atto da capo del Mise di Giancarlo Giorgetti: “un atto coerente con le decisioni improvvise della società”, fanno sapere dalla segreteria di Giorgetti, che nel nuovo governo è ministro dell’economia e delle finanze e che comunque avrà voce in capitolo sul tema. Secondo fonti ministeriali, ci sarebbe ancora uno spiraglio per il gruppo finlandese: spetterà al nuovo ministro Adolfo Urso occuparsene. Ovviamente la situazione è complessa, due giorni fa la Cgil  aveva presentato una relazione tecnica sul colosso finlandese evidenziando come fosse ad alto rischio un pezzo di economia del territorio giuliano. Con l’abbandono di Wartsila infatti la provincia di Trieste perderebbe più o meno 100 milioni di euro di Pil, mentre nelle casse della Regione verrebbero a mancare circa 10 milioni di euro di imposte. Il dato fra l’altro è al netto dell’impatto che la decisione del colosso finlandese produrrebbe sulla trentina di fornitori e sui loro bilanci. Quest’ultimo dato è indicato nella cifra di ulteriore un milione e 320 mila euro, ma “in quella che viene definita economia reale è totalmente sottostimato”, ha spiegato Michele Piga, segretario generale del sindacato di Landini.

I numeri
I dati su cui si basa la relazione tecnica della Cgil fotografano “una società in salute e con ottime prospettive per il futuro”, si legge. Wartsila chiude in utile anche in periodo pandemico, confermando che il settore della navalmeccanica non vive le crisi importanti che stanno investendo altri mercati. Inoltre, secondo Piga, la multinazionale ha ricevuto dall’Italia e in diverse occasioni “contributi ed agevolazioni fiscali”. “La società mai ha palesato crisi aziendali o difficoltà finanziarie”. Al 31 dicembre 2021 Wartsila chiude il bilancio d’esercizio (l’ultimo disponibile) e, secondo i sindacati, già intuisce come andrà il 2023. “L’impatto complessivo è di una perdita di impiego per la provincia di Trieste di oltre 1500 posti di lavoro”. Ci sono poi investitori, consulenti, ditte che lavorano per Wartsila, supermercati nella zona di Dolina e limitrofe, insomma, con la perdita dello stabilimento ci creerebbero le condizioni per la catastrofe perfetta.

La complessità dei dati
Va spiegato che Wartsila Italia fa parte di Wartsila Corporation, quindi c’è un costante flusso di entrate e uscite tra i due soggetti. Per questo motivo, l’operazione portata avanti dalla Cgil non è di semplicissima lettura. “L’azienda dice che ha perso 25 milioni di euro – spiegano – ma nel bilancio non c’è ombra di disavanzo. Tra le altre cose ci sono anche pagamenti di dividendi, e questo può avvenire solo ed esclusivamente in presenza di un bilancio chiuso in utile, e non in perdita”. Il dato è anche politico, come politica è la scelta dell’azienda di chiudere lo stabilimento. “Il territorio di Trieste si impoverirà” hanno concluso.