Zalukar: Fvg zona gialla in agguato: perso troppo tempo – è ora di agire
Leggo sulla stampa odierna che abbiamo evitato la zona gialla per soli tre ricoveri, ora si guarda con trepidazione alla prossima settimana per conoscere i nuovi dati e cosa ci attende. Così Walter Zalukar. Ma oltre al vaccino cos’altro si sta facendo di concreto per metterci al riparo? Ci sono forme virali molto serie che richiedono fin dall’inizio il ricovero in ospedale, ma poi ci sono molti altri malati non così gravi che richiedono comunque un’attenzione clinica fin dalle prime linee di febbre, e mi riferisco in particolare, ma non solo, a pazienti anziani e/o affetti da altre patologie croniche, come ad esempio diabete, scompenso cardiaco, sindromi metaboliche, ecc. Questi malati devono stare a riposo, in un ambiente salubre, quindi con giusto grado di calore e umidità, luce, un’alimentazione equilibrata e un’adeguata idratazione. C’è bisogno di una immediata valutazione medica che indichi i farmaci inizialmente più appropriati, come ad esempio gli antinfiammatori, nonché gli eventuali aggiustamenti delle terapie croniche in corso. Il paziente va poi seguito giornalmente per intervenire in base alle condizioni cliniche e cogliere per tempo eventuali aggravamenti. Così si evitano parte dei ricoveri, cosa che giova innanzitutto alla persona malata, ma anche al sistema ospedaliero e di conseguenza all’intera comunità. E’ vero che le risorse sono poche, ma è anche vero che non sempre sembrano ben distribuite e in una situazione come questa vanno scelte le priorità. Prima di tutto bisogna intervenire sui casi più gravi che richiedono cure intensive, poi curare quelli che potrebbero aggravarsi se non presi in tempo, e così via. Già costringere, come succede ora, persone febbricitanti a uscire di casa con il freddo per andare a mettersi in fila a San Giovanni per fare il tampone certamente non aiuta, e su ciò bisognerebbe agire subito. Poi bisogna potenziare le USCA, dare indirizzi più puntuali ai MMG, far tornare i Distretti ad essere i centri operativi nella cura dei malati domiciliari. Oltre un anno fa avevo presentato – avvalendomi dei professionisti in prima linea – delle ipotesi di modello per riorganizzare in modo più puntuale queste attività, proprio in vista delle possibili riacutizzazioni del virus. Da allora di concreto si è visto ben poco, si è perso un anno e più, ma ora bisogna passare dagli annunci ai fatti. Ovviamente questa è solo una parte dei problemi sul tappeto, poi c’è il tema delle comunicazioni per intercettare e convincere chi teme il vaccino, poi le infezioni intraospedaliere, ecc. ecc..