Voucher: lacrime di coccodrillo dalle imprese

Di Fabio Folisi
Quante lacrime di coccodrillo sui voucher. La redazione oggi è letteralmente inondata: note, dichiarazioni, prese di posizione locali e nazionali da parte di tutte le categorie economiche imprenditoriali. Tutti concordi nello spiegare che si è cancellato con un colpo di spugna una misura che ha consentito l’emersione dal lavoro nero e che siamo dinnanzi ad un passo indietro per il Paese, in assenza di alternative. Solo una cosa dimenticano gli imprenditori, piccoli medi e grandi, che del sistema voucher si è abusato, si è utilizzato uno strumento che doveva essere marginale, in forma massiva per legalizzare la precarizzazione e minimizzare i rischi. I buoni da 10 euro che in teoria dovevano servire per remunerare solo prestazioni occasionali sono diventati in realtà un “girone infernale” per i lavoratori più deboli che serviva soprattutto a garantire alle imprese lavoro a basso costo e non fa affatto emergere il nero. Dal 2008 al 2016 il numero di italiani pagati in questo modo è cresciuto costantemente, rileva l’istituto nel report sul lavoro accessorio aggiornato al primo semestre dell’anno: dai 216mila del 2011 agli 1,01 milioni del 2014 fino agli 1,4 milioni dello scorso anno, quando i voucher venduti sono stati 115 milioni. Altro che emersione del lavoro nero, diciamolo chiaro, lo si era semplicemente reso non più rischioso per chi da sempre ha utilizzato la forza lavoro “a la carte” e per chi ne ha scoperto la “comodità” negli ultimo anni renziani. Oggi lui ne disconosce la paternità, peccato che ne aveva anche aumentato la soglia massima di spesa portandola da 5000 a 7000 euro. Ma stiano tranquilli gli imprenditori italiani, il Governo che è stato costretto all’abolizione in fretta e furia dei ticket lavoro per il rischio di prendere una nuova tranvata epocale in caso di voto referendario, si è preso qualche mese di tempo, i voucher emessi sono legali fino alla fine dell’anno, e prima di quella data qualcosa uscirà dal cilindro del ministro Poletti, magari di concerto con il ministro delle finanze, magari un bel pagamento dei lavoratori con gratta e vinci, con buona pace delle lacrime di coccodrillo delle imprese e per la felicità di  bar e tabacchini.