6 Maggio 1976 ore 21,06 la tragedia del terremoto in Friuli, ore 21,07 l’inizio della rinascita

Alle 21.06 un violento terremoto, d’intensità pari al decimo grado della scala Mercalli, sconvolge le province di Udine e Pordenone. Per chi c’era quell’evento e le repliche che ne seguirono per mesi, resteranno un ricordo indelebile. In molti casi forgiò tempra e carattere delle persone, parole come tenacia e volontà di ricostruire furono davvero il motore di rinascita, come certamente positiva fu la reazione delle istituzioni e della politica che riuscirono a collaborare pur mantenendo corrette relazioni fra “maggioranza” ed “opposizione”. Non osiamo pensare invece se la politica di allora fosse quella di oggi quale risultato avremmo avuto, per questo da anni stigmatizziamo il patetico tentativo di intestarsi oggi le capacità di ieri. Nel 1976 le tempestive operazioni di soccorso, il sollecito sgombero delle macerie, e il rapido allestimento di ricoveri provvisori e di cucine da campo, pur con criticità ridussero di molto i gravi disagi dei terremotati anche se e repliche di settembre 76 misero a dura prova e si dovette in nuova emergenza trasferire miglia di persone negli alberghi delle località turistiche marine. Una scelta dolorosa ma opportuna. Del resto l’evento fu catastrofico si contarono, alla fine, 965 vittime e 45.000 senza tetto. I paesi di Trasaghis, Bordano, Osoppo, Venzone e Gemona del Friuli furono  completamente rasi al suolo, altri fortemente danneggiati. Il terremoto del Friuli ebbe un forte impatto anche sull’opinione pubblica nazionale, per  la prima volta le dirette televisive portarono la tragedia nelle  case degli italiani le immagini di dolore e di distruzione di una catastrofe naturale e da quella spinta emotiva nacque la determinazione politica da cui scaturì la Protezione civile.

 

Terremoto Friuli: Spitaleri, insegni rinnovamento a Istituzioni 

“Il terremoto che ha colpito il Friuli nel 1976, l’emergenza e le fasi successive della ricostruzione ci consegnano dei profondi temi di riflessione, in relazione al rapporto interno alle Istituzioni e al loro agire per e con i cittadini. La solidarietà e la sussidiarietà, la semplificazione e l’autonomia sono nuclei del nostro patrimonio ideale che, messi 43 anni fa alla prova del post-terremoto, esigono di essere rimeditati e rinnovati”. Lo afferma Salvatore Spitaleri, membro della Commissione paritetica Stato-Regione Friuli Venezia Giulia, in occasione delle commemorazioni dell’anniversario del terremoto del Friuli.
“Per il Friuli Venezia Giulia, – osserva Spitaleri – nel rapporto con il Governo centrale e con le istituzioni europee e degli altri territori, c’è la sfida di una nuova autonomia, che ha fatto le sue prove sul banco del terremoto ma che oggi è chiamata a ritrovare e rinnovare le sue ragioni, a pena di diventare obsoleta e residuale. O saremo modello di coesione, integrazione e sviluppo, oppure saremo inutili al Paese e a noi stessi”.
Per Spitaleri, allora, “è irrinunciabile la solidarietà tra territori. Perché alimentando diffidenze, innalzando muri, rinfocolando tensioni e conflitti non aiutiamo a costruire rapporti istituzionali efficaci, e anzi sgretoliamo la fiducia dei cittadini verso la cosa pubblica”.
“La semplificazione dei rapporti tra soggetti istituzionali e tra attori pubblici e privati”, nel sistema tratteggiato da Spitaleri, “passa attraverso l’attuazione del principio di sussidiarietà. Cioè, senza creare inutili nuovi carrozzoni, la prossimità e l’adeguatezza possono essere riferimenti efficaci a garantire collaborazione, responsabilizzazione, controlli”.
“E’ una pessima idea – ammonisce Spitaleri – alimentare la cultura del sospetto verso le istituzioni invece di tendere verso un equilibrio tra burocrazia, cioè esigenza di correttezza formale, ed efficienza e tempestività del pubblico agire”.

Da giugno operativo il Comitato per l’istituzione dell’archivio del terremoto.

L’amministrazione regionale del Friuli-Venezia Giulia conta che il Comitato per l’istituzione dell’archivio storico del terremoto e della ricostruzione possa essere operativo entro giugno. «Si tratta di un importante passo in avanti per costruire lo strumento più adatto alla conservazione della memoria relativa ai sismi del 1976», commenta, alla vigilia dell’anniversario del terremoto del 6 maggio in Friuli, il consigliere regionale del Patto per l’Autonomia Giampaolo Bidoli, che il 18 febbraio aveva presentato un’interrogazione chiedendo alla Giunta Fedriga a che punto fosse la costituzione dell’archivio storico del terremoto, osservando come non ci fossero da tempo aggiornamenti in merito, e del previsto Comitato che avrebbe dovuto occuparsene. «L’interrogazione presentata – spiega Bidoli – aveva lo scopo di rimettere al centro dell’attenzione una questione molto sentita dalle comunità e dalle Associazioni dei Comuni terremotati e Sindaci della ricostruzione, dei Consiglieri regionali e dei Sindaci emeriti. Se, così come auspicato dall’assessore regionale a Infrastrutture e Territorio Graziano Pizzimenti nella risposta alla nostra interrogazione, il Comitato, che correttamente avrà sede presso il Museo “Tiere Motus” a Venzone, diventerà finalmente operativo entro il primo semestre dell’anno, potrà ripartire il progetto di realizzazione dell’archivio storico e della successiva digitalizzazione. Vigileremo perché questo accada. Un pezzo di storia della nostra regione, attraverso la conservazione e valorizzazione di tutti i documenti connessi alla divulgazione del “Modello Friuli”, potrà così essere ancora oggi esempio di azioni virtuose condotte dall’amministrazione regionale e dagli enti locali attraverso l’unitarietà d’intenti, un riuscito coordinamento e l’assunzione di responsabilità dei Sindaci, una volta ottenuti i poteri straordinari. Forse per rimettere in piedi i “disastrati” Comuni dell’oggi – conclude Bidoli – bisognerebbe ricercare soluzioni proprio da quella stagione e nella capacità di molti amministratori, che, come sempre, hanno messo davanti a tutto il bene delle proprie comunità».