“Adotta un leghista”. Se lo abbandoni in autostrada, il bastardo sei tu”, ma anche no…

“Adotta un leghista”. Se lo abbandoni in autostrada, il bastardo sei tu”. Ma anche no… e vi spieghiamo perchè. Noi  non aderiamo alla proposta, se pur ironica, di Marco Travaglio che spinto da compulsioni buoniste “solidarizza” con Salvini & c.   Lo confessiamo, siamo stati contagiati dalla cattiveria, del resto si sa chi semina vento raccoglie tempesta e quindi proviamo un certo godimento nel vedere gran parte dei commentatori filo salviniani arrampicarsi sugli specchi andando palesemente contro realtà e ragionevolezza pur di giustificare le scelte suicide del capitano che ha dimostrato così di che pasta è fatto. Lo spettacolo è davvero patetico, del resto, sia Salvini che i suoi pasdaran mediatici, si vedono sfumare il paese di Bengodi da sotto il naso e per causa propria. Non avendo l’onestà intellettuale di ammetterlo oggi gridano al complotto internazionale. Nulla di nuovo sotto il sole anche se per ora Salvini si è guardato bene, per indicare questo stato presunto di cose, di usare il termine “Plutocrazia” di cui il Fascismo fece largo uso. In realtà la situazione è molto più banale, Salvini ha preso una cantonata bestiale, accecato dal fatto di aver scambiato i propri desideri con la realtà, il consenso virtuale con il potere, confortato dalla chimera dei sondaggi e forse ancora di più dalla cerchia plebea osannante che sempre si assiepa intorno al potente di turno e che ne sono in realtà i peggiori nemici, perché ne offuscano il giudizio e lo abbandonano in tempo reale quando cade. Se poi tutto avviene gioisamente fra un Mojito e l’altro nell’atmosfera finta del Papeete, ecco che la frittata è fatta. Ma c’è di più, vada il semplice errore di aver staccato la spina ad agosto e senza un casus belli ben identificato e per di più ammettendo  di farlo per bramosia di potere, vada perfino che abbia sottovalutato  il fatto che la nostra è una Repubblica parlamentare. Ma devastante è stato il dietrofront quando si visto precipitare nell’angolo offrendo addirittura il premierato a Di Maio. Questo è stato l’elemento che più di tutto dimostra la levatura politica dell’uomo, altro che statista, sembra avere la consistenza non del condottiero tutto di un pezzo, ma della “pasta del capitano”. Ed ora il tubetto è spremuto e rischia di finire nell’indifferenziata. Bisogna però dare un attenuante a Salvini ed è l’ignoranza di ignorare che è finita da tempo la stagione della logica maggioritaria, una logica che senza rifare la narrazione berlusconiana dell’ultimo ventennio, sulla necessità del leader solo al comando, non si è mai concretizzata, per fortuna, in una legge elettorale efficace che andasse oltre la logica della “porcata” e ancora di meno in una riforma in senso presidenzialista. La nostra è, e speriamo rimanga per sempre, una Repubblica parlamentare, unica reale garanzia di democrazia. In un paese con la storia italiana fa rabbrividire l’idea che qualcuno, una volta preso il potere,  lo modelli a suo perenne piacimento. A farlo ci hanno provato, prima di Salvini, più o meno direttamente in tanti, da Berlusconi a Renzi, tutti con il mito dell’uomo solo al comando. Speriamo che il capitano, dismesse le divise e i cappellini, torni a fare politica e non solo propaganda, anche se dalle prime battute sembra proprio che non voglia cambiare linguaggio e prospettiva.
Insomma non ce la sentiamo di unirci all’appello di oggi di Marco Travaglio dalle pagine del Fatto quotidiano: “Adotta un leghista: se lo abbandoni il bastardo sei tu”, sarà necessario usare clemenza ma evitando l’eccessivo buonismo che consenta di tenere agli onori delle cronaca le sparate salviniane e leghiste, come quelle di queste ore del governatore del Fvg Massimiliano Fedriga. Lui grida al tradimento per il fatto che, come primo atto del governo giallo-rosso, è stata impugnata la legge del Fvg in tema immigrazione (e non solo). Non dice l’ineffabile governatore che la legge “Omnibus” era scritta male, palesemente incostituzionale, tacendo sul fatto che l’istruttoria della bocciatura era nata con il governo “amico” giallo-verde e che ieri era l’ultimo giorno utile per l’impugnazione. Onestà intellettuale, prima che etica politica, avrebbe voluto al massimo gridare alla delusione per il fatto che, forse, lui pensava che la mancanza del nuovo esecutivo poteva lasciarla passare, insomma una sorta di prescrizione che non è scattata. Ma gridare allo scandalo perchè si è fatto in tempo a compiere atto dovuto, additando al nuovo ministro Francesco Boccia come ad una sorta di boia giustiziere, è insulto all’intelligenza anche se, essendo destinata ad una platea ben addomesticata, c’è il ragionevole dubbio che qualcuno gli possa credere. E anche se alcuni giornali e Tv ancora adesso non fanno il loro lavoro di tendere alla verità dei fatti a sono accecati dalle cataratte dell’ideologia o fanno fatica ad operare repentino quanto tradizionale riposizionamento, resta la speranza che prevalga buonsenso alla propaganda.
Del resto l’idea di Marco Travaglio che con la sua pungente ironia dice di essersi intenerito nel vedere il capitano dalle stelle finire alle stalle non ci può appartenere neanche come opzione ironica, troppa cattiveria sui più deboli è stata dispensata dal “capitano” per lasciare perdere. Scrive Travaglio: “I leghisti in erezione da up erano un filino inquietanti. Ma ora, in ammosciamento da down, costretti a cercarsi un lavoro e qualche hobby per il tanto tempo libero, fanno pena. I telefoni non squillano, i like scarseggiano, gli inviti in tv e a cena si assottigliano, le interviste diventano frasette liofilizzate in fondo al pastone dei tg. E chi prima millantava di conoscerli ora finge di non conoscerli. No, non può finire così. Il Fatto, sempre dalla parte dei più deboli, lancia la campagna “Adotta un leghista”. Se lo abbandoni in autostrada, il bastardo sei tu”. Ma anche no, aggiungiamo noi, che gli animali li amiamo ma che con certi bipedi fatichiamo a solidarizzare.

Fabio Folisi