Aggredita a Udine una dottoressa della guardia medica presso il Gervasutta

Ancora episodi di aggressione nei confronti del personale sanitario. L’ultimo in ordine di tempo sabato scorso 7 gennaio quando  una giovane dottoressa Adelaide Andriani, medico specializzando di 28 anni in servizio alla guardia medica del Gervasutta di Udine è stata aggredita nel piazzale esterno dell’ambulatorio. A compiere l’azione inqualificabile quanto violenta un uomo che le ha messo le mani al collo. Il brutto tomo si era qualificato poco prima come traduttore e aveva accompagnato un conoscente di nazionalità pakistana che necessitava di una medicazione a una gamba. Secondo il racconto della dottoressa erano circa le 18 quando lei  in servizio con una collega 31enne Giada Aveni, si è trovata di fronte nell’ambulatorio i due uomini, uno dei quali presentava una  fasciatura a una gamba, che nascondeva alcune lesioni. A fronte di quelle ferite, i due medici hanno consigliato al paziente di rivolgersi al Pronto soccorso dell’ospedale dal momento che loro non avevano gli strumenti necessari per intervenire.  A quel punto il clima ha iniziato a surriscaldarsi, con il traduttore che si è rivolto in modo minaccioso nei confronti del medico, chiedendo insistentemente che il ferito venisse  curato. I due uomini a quel punto sono stati invitati dalla dottoressa  a uscire dall’ambulatorio ed è proprio all’esterno che si è consumata l’aggressione, che non ha avuto conseguenze più gravi grazie all’intervento della collega. Nel frattempo erano stati allertati i Carabinieri, che hanno identificato l’aggressore, nei confronti del quale è stata sporta denuncia. La dottoressa aggredita è dovuta ricorrere alle cure ospedaliere e a deciso assieme alla collega che ha fatto un post su Facebook di rendere noto quanto accaduto. «Mi ha messo le mani al collo, per qualche istante ho pensato che sarei morta soffocata». Adelaide Andriani è ancora scossa per quanto accaduto sabato anche perchè è la terza aggressione che subisce, le altre due in carcere a Udine, dove era stata chiamata come guardia medica. «La prima aggressione per fortuna è stata più o meno verbale, mentre la seconda volta mi è stato tirato addosso uno sgabello tramite le sbarre della cella e solo grazie all’intervento della guardia, che mi ha spostato di peso, non ho preso i pezzi in faccia», racconta Andriani, originaria della provincia di Monza e della Brianza, da due anni in Friuli per seguire la scuola di specialità. Con lei, sabato sera, la dottoressa Giada Aveni, 31 anni di Gemona, che è riuscita a liberare la collega dalla mano violenta. L’uomo aveva tentato di sferrare un calcio anche a Giada, ma non è riuscito a colpirla. «Chiediamo più tutela nello svolgimento del nostro lavoro» è l’appello lanciato da Giada, che ha deciso di denunciare quanto accaduto anche attraverso il suo profilo Facebook.  «Non è possibile che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in pronto soccorso nel suo interesse; non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati, perché spesso il medico di continuità assistenziale viene considerato un medico di serie B!».

https://www.facebook.com/giada.aveni.3/posts/2067299353469106

Sulla vicenda c’è da registrare il commento della consigliera regionale di Civica Fvg Simona Liguori:  «Un’altra aggressione, un altro episodio drammatico ai danni di un medico durante l’espletamento del proprio dovere. Impressionano le immagini delle conseguenze di quanto accaduto nel tardo pomeriggio di sabato a una dottoressa in servizio come guardia medica a Udine. In un momento già delicato per il sistema sanitario, che deve fare i conti con la carenza di medici, accadimenti di questa gravità contribuiscono ad allontanare ulteriormente i professionisti della guardia medica o del pronto soccorso, avamposti in cui chi lavora deve essere tutelato nella sua incolumità. E’ necessario che la Regione si adoperi in tutti i modi per assicurare ai professionisti le giuste garanzie per affrontare il proprio lavoro in totale sicurezza».