ArcigayFriuli sulla vicenda opuscoli contro la violenza sulle donne distribuiti a Cividale del Friuli
Il Comune di Cividale del Friuli, grazie ad un progetto finanziato dalla Regione, ha distribuito nelle scuole degli opuscoli contro la violenza sulle donne che sembrano stampati nel 1945. Nei volantini si colpevolizzano le vittime di violenza di genere, ma per “aiutarle” vengono date loro indicazioni su come vestirsi e addirittura sulla modalità degli sguardi che possono rivolgere.
Il messaggio pare chiaro: la violenza dipende dalle azioni dalle donne. Questo stereotipo dovrebbe essere ad oggi superato invece la giunta leghista di Cividale racconta ai giovani che le cose funzionano proprio così: bisogna che le ragazze stiano attente a come e cosa si indossano, a cosa fanno, a dove vanno, per evitare molestie. Ancora una volta non si parla del maggiore fattore di rischio per la violenza di genere: l’uomo non educato. Come se ogni donna, ragazza o bambina uccisa, picchiata, molestata, stuprata, seguita, insultata lo fosse stata per una questione di poca cautela, di gioielli, minigonne e sorrisi e non per colpa di uomini. Il fatto che la sindaca di Cividale Daniela Bernardi faccia ironia sulle polemiche suscitate è ancora più grave “A volte vedo persone giovani o meno giovani che si vestono in modo che ritengo assai poco apprezzabile. Se una usa le gonne così corte che si vedono le mutande, per me è di cattivo gusto e non sono anacronistica”.
Arcigay Friuli e altre associazioni da anni portano avanti il progetto “A scuola per conoscerci” contro l’omolesbobitransfobia e altre forme di bullismo basate sull’identità sessuale, progetto che con
l’ultima amministrazione non ha più ricevuto finanziamenti e per questo rischia di non sopravvivere. Nel frattempo apprendiamo di queste campagne reazionarie e tossiche finanziate dalla stessa Regione che recentemente ha bocciato la doppia preferenza di genere nella legge elettorale regionale, non adeguandosi alla normativa nazionale. Ciò che amaramente continuiamo ad apprendere è che alla Giunta Regionale non interessano le pari opportunità e i processi per arrivarci, se le donne o persone LGBTQIA+ hanno paura di subire violenza è meglio che si chiudano in casa e non si facciano troppo notare. Crediamo fermamente che la scuola debba rispondere al mandato educativo sui temi dell’affettività e della sessualità, con particolare attenzione alla sensibilizzazione in merito alla violenza di genere. Condanniamo ora e sempre la narrazione della donna (o della persona LGBTQIA+) che “se l’è cercata” e dell’uomo che, in qualsiasi modo, è stato provocato. Un uomo che rispetta lo fa sempre e in qualsiasi condizione. La prevenzione non si fa riservando dei parcheggi alle donne o con volantini che insegnano alle minoranze come comportarsi per diventare invisibili e non arrecare disturbo, si crea attraverso sistematici, specialistici e integrati percorsi educativi. Le istituzioni hanno il dovere di garantire a tutte le persone friulane le stesse libertà e parità di trattamento: per questo Arcigay Friuli ritiene inaccettabile che campagne così superficiali, stereotipate e pericolose siano state diffuse all’interno delle scuole, soprattutto utilizzando soldi pubblici. Inoltre questo opuscolo è inserito in un progetto regionale e sembra circolare da anni, le istituzioni hanno avuto tutto il tempo per aprire tavoli di confronto con realtà e associazioni che si occupano di queste tematiche.