Armiamoci e partite

Che in questo nostro mondo ci sia qualcosa di malato, più che un dubbio è una realtà assodata. Meno automatica è che la percentuale di persone che hanno perso il senno sia così paurosamente alta. Sì, paurosamente perché certe prese di posizioni e convinzioni, fanno davvero paura. Sì, mi riferisco alla insana idea di aumentare la percentuale del PIL fino al 2% per finanziare la cosiddetta difesa. Siamo arrivati al punto in cui chi si permette di dissentire da tale scelta viene tacciato di filoputinismo, guardato come un pazzo o nel migliore dei casi, di ignoranza acuta.
Non vale ricordare ai sostenitori della decisione che tutti quei miliardi potrebbero, in realtà se solo avessimo un po’ di sale in zucca dovrebbero, servire a finanziare ben altre necessità. Il numero delle famiglie, o delle persone in genere, che vivono sotto il livello di povertà sta aumentando e continuerà a farlo vista la situazione, l’inflazione galoppante determinata (anche) dalla guerra in Ucraina, il territorio che si sfarina ad ogni goccia di pioggia, il pianeta sull’orlo del collasso, la maggior parte delle scuole che non sarebbero a rigor di legge agibili, giusto per citare alcune delle reali tragiche urgenze in cui viviamo; e a cosa pensiamo di dedicare all’incirca 13 miliardi di euro? Ma al riarmo, ovvio.
Io credo che anche un imbecille dovrebbe essere in grado di capire che questa scelta è, visto il momento e il contesto, una boiata pazzesca; invece ci sono fior di opinionisti, ormai anche i politici sono più seduti davanti ad una telecamera che sullo scranno del Parlamento, che ci raccontano che no, ora quei soldi servono ad aumentare la spesa inderogabile che ci dicono essere per la difesa. Ah, ecco, non lo avevo ancora capito; in realtà non lo capisco neppure ora, ma se cotanti personaggi influenti me lo dicono, deve pure essere in qualche modo vero. Oppure sono loro che o sono in malafede, oppure non hanno capito una mazza e il fatto che questi signori ci rappresentino a Palazzo Chigi o Madama risulta un dato preoccupante. Certo, c’è anche da dire a loro (s)favore che il Parlamento è stato svuotato dal ruolo che dovrebbe occupare, ormai le leggi le fa il governo e al massimo ai rappresentanti di Camera e Senato si chiede la fiducia. D’altra parte, abbiamo o no il governo dei migliori? Viene facile rispondersi che se questi sono i migliori, figuriamoci come possano essere i peggiori. Draghi per esempio, l’uomo della provvidenza, quello che hanno (mica abbiamo) messo alla Presidenza del Consiglio, quello che ha salvato l’euro e le economie deboli dei Paesi del sud Europa senza pensare che I soggetti che si si sono salvati e arricchiti per bene sono state le banche di quelle nazioni. Sentirlo parlare davanti ad un microfono è persino imbarazzante; dice tutto ed il contrario di tutto. Per dire, sulla faccenda della richiesta della Russia di farsi pagare in rubli le forniture di gas, mica si è riusciti a capire cosa si sia detto con compare Putin. Pare, lo ha dichiarato pubblicamente, che non lo abbia capito nemmeno lui.
Detto questo, e cioè che buttare al vento, in realtà Finmeccanica e Leonardo faranno affari d’oro, tanto quanto gli enormi fondi e finanziarie USA che posseggono percentuali rilevanti all’interno dei nostri soggetti “a capitale misto”, questa enorme cifra è pura follia, varrebbe la pena di soffermarsi sulla decisione (anche questa praticamente unanime) di fornire l’Ucraina di armi. Se c’è probabilmente una cosa di cui Ucraina e soprattutto ucraini non hanno bisogno, sono le armi. Anche in questo caso fa specie che personaggi del calibro di Erri De Luca e compagnia si siano sentiti in dovere di appoggiare questa decisione; inutile dire che il paragone con la Resistenza Italiana e non solo, fa ridere i polli. Nemmeno vale la pena di citare le enormi differenze tra le due situazioni.
Forse sarebbe invece il caso di sottolineare che un atto del genere non farà altro che, nella migliore delle ipotesi, tirare alla lunga il conflitto. Probabilmente provocherà l’esatto effetto opposto rispetto a quello che ci raccontano. La risposta dell’esercito russo sarà probabilmente dura e provocherà altri morti, feriti, profughi e distruzioni. Quando ci viene raccontato che l’esercito e la resistenza popolare ucraina possono vincere militarmente il confronto, non si capisce bene dove si voglia arrivare. L’invasione russa è un crimine per cui qualcuno dovrà auspicabilmente prima o poi pagare; certo se si considerano i precedenti in cui i cattivi eravamo noi (ah, no noi non siamo mai cattivi..), questa rimane un’ipotesi remota. Ma alzare ulteriormente il livello dello scontro non potrà fare altro che produrre altra pena, altro dolore; la differenza di mezzi tra i due eserciti non mi pare un’idea personale, ma piuttosto una realtà. Continuare lo scontro, senza contare poi il pericolo che si possa arrivare all’uso del nucleare, ipotesi che troppo presto si liquida come impossibile, è da evitare con tutti i mezzi.
L’Europa chiede alla Cina di intervenire, mentre al suo interno succede di tutto fuorché’ trovare una rappresentanza se non proprio unitaria, perlomeno di peso che dialoghi tra le parti in conflitto e le porti ad un tavolo in cui discutere le condizioni di sospensione ed in seguito di fine del conflitto. Un’iniziativa del genere non può essere delegata agli USA che da questa guerra hanno tutto da guadagnare, senza tenere conto che hanno responsabilità enormi sull’innesco dei combattimenti. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di ribadirlo ancora, ma dire che esistono responsabilità internazionali sull’origine di questa guerra non significa affatto giustificare l’invasione vigliacca dell’Ucraina; probabilmente anche questo chiarimento non servirà’ a convincere chi non fa altro che continuare con la solita solfa secondo cui se non sei per l’invio di armi, sei con Putin. Ma lo dico ancora con forza, qui non si tratta di fare il tifo per gli uni o per gli altri; si tratta di capire come si possa fermare questa pazzia, questa barbarie. Se solo l’Europa avesse un po’ di maggiore coraggio, di dignità, dovrebbe farsi carico di proporre un’iniziativa per chiedere almeno, come inizio, lo stop ai combattimenti. Trattative da tenersi in un terreno neutrale che non sia la Turchia o la Bielorussia, ma in Europa, magari che ne so Vienna sede che nel passato è stata teatro di alte discussioni e trattative, ma anche perché’ no, Bruselles anche per dimostrare che l’Europa può esistere sul serio e che ha una sua capitale unica e riconosciuta.
Invece c’è da sperare ancora una volta che a tentare di sbrogliare la matassa, sia un’altra autorità che per quanto alta, non può però sostituire quella politica. Il Papa, stavolta con la P maiuscola come omaggio allo spessore del soggetto, si sta muovendo e chissà che veramente non ce la faccia ad arrivare fino a Kiev. Ricordo bene quando un altro papa stava organizzando il suo viaggio a Sarajevo; ero lì già da qualche tempo e ciò che maggiormente mi sorprendeva era l’attesa che questo evento provocava tra la gente. E Sarajevo, pur essendo stata una città nel suo piccolo cosmopolita, era già diventata la capitale della parte musulmana della Bosnia in cui comandavano, come del resto in entrambe le “Entità “, i partiti nazionalisti. I ricordi e gli echi della guerra erano ancora ben vivi e le ferite lungi dal cicatrizzarsi. Ma quel viaggio aveva provocato nella gente una speranza.
Ecco, in mancanza che coloro che dovrebbero essere i veri protagonisti delle dinamiche politiche e di iniziative di pace, ma che non sono in grado di decidere nulla, tantomeno chiedere alle parti di aprire a trattative di pace, speriamo almeno che si apra uno spiraglio grazie a questo personaggio il cui spessore rispetto ai signori di cui sopra è imparagonabilmente più alto.
Purtroppo.

Docbrino