Arrivano i COT: “anello forte del cambiamento della sanità Fvg”. Ma l’unico anello è quello che ci vogliono mettere al naso
Caro ammalato, necessiti di cure mediche? Tranquillo in Fvg arriverà presto la rivoluzione dell’assistenza. Nasceranno i COT al posto del CUP, ai quali si accederà tramite i nascenti PUA, collocati all’interno dei CdC, eredi dei CAP che dovrebbero operare già da quattro anni ma che in realtà sono scatole vuote. Che dire, sembra l’ennesima presa per il culo del sistema salute by Riccardi/Fedriga e probabilmente lo è, con la differenza che questa volta manco attendono che il sistema si afflosci come un soufflé. Hanno già messo le mani avanti comunicato che non c’è il personale per compiere il miracolo. Lo ha spiegato direttamente l’assessore alla salute con il suo solito scaricabarile: “Ci auguriamo che il governo dia una risposta sul capitale umano”. Intanto il capitale, quello in denaro sonante, entra nelle casse degli amici del “privato”. Così in attesa di un nuovo 68 che difficilmente arriverà, a scompaginare le carte potrebbe esserci l’ironia fra le armi più efficaci ereditate da quei tempi. Cerchiamo di usarla quantomeno per annegare nel buonumore anziché nella bile per il dispiacere di vedere quello che era considerato fra i migliori sistemi sanitari italiani, precipitare nell’oblio. Chi ha l’età per ricordarlo o semplicemente è sufficientemente “studiato” sulla storia della seconda metà del 900, ricorderà che tra le diverse scritte murali o sui tazebao (cartelli dal contenuto politico dal nome foneticamente cinese) che venivano affissi sui portoni di scuole e università, una frase campeggiava e rispecchiava la forza dell’utopia: «una risata vi seppellirà» . Era una scintilla sovversiva, detonatore della nascita di quella coscienza antagonista che diede origine alla contestazione in un clima di totalizzante politicizzazione e che, purtroppo, fra errori di valutazione e follie ideali, ha lasciato quasi esclusivamente macerie ideologiche. Ma in realtà quella risata, è ancora vivace esempio che la verità può essere affermata attraverso la consapevolezza che “il Re è nudo”. Raccontarlo costituisce ancor oggi l’emblema fedele di quella spontaneità che, senza violenza, se non quella dell’immaginazione al potere, metteva alla berlina fatti e personaggi, magari facendo ravvedere il cittadino elettore. Guardiamo allora con quello spirito l’attuale situazione politica in Fvg ed in particolare nella sanità. Già in passato avevamo paragonato l’assessore alla salute al pupazzo “Ercolino sempre in piedi” e le ultime vicende di questa settimana rendono ancora più calzante il paragone. Neppure davanti all’evidenza, con botte (virtuali ovviamente) che gli arrivano da ogni dove, l’assessore stramazza, torna in piedi come se nulla fosse, puntellato da una maggioranza apparentemente sorda e cieca. Del resto la sua strategia è chiara, lascia che ad operare siano i dirigenti da lui nominati, pronto a scaricarli al primo accenno di problemi. Succederà così anche per il piano della sanità territoriale triestina? Probabilmente si, a raccontarcelo sono i consiglieri regionali del gruppo misto Walter Zalukar – Furio Honsell – Emanuele Zanon che come è noto hanno provenienze politiche diversissime fra loro, ma che con un pizzico di malcelata ironia ci raccontano quale sarà il nuovo modello proposto da Asugi (sospettiamo con la regia dell’assessore) che crediamo potrebbe essere adottato, tanta e la sua forza propulsiva, anche dalle altre realtà sanitarie della regione. Il nuovo modello, come accennato in apertura, si incentra sui COT abbreviazione di Centrale operativa territoriale, che nella visione di Asugi sarà “il vero anello forte del cambiamento”. A Trieste sono previste due COT, una ogni 100 mila abitanti. Ma cosa faranno queste Centrali? ASUGI premette che sarà un’organizzazione molto precisa da subito che “non saranno strutture di libero accesso, ma i pazienti vi arriveranno tramite i PUA (Punti unici di accesso), ovvero nuovi sportelli da creare all’interno delle CdC Case di Comunità, peraltro anche queste ancora da realizzare. Ma si assicura che nel frattempo i pazienti potranno accedere a queste Centrali anche attraverso i medici di medicina generale, gli ospedali, le UCA, che sarebbero le USCA con nome cambiato. Del resto anche le Case di Comunità non sono altro che i vecchi CAP (Centro di assistenza primaria) per altro mai decollati, a cui si è cambiato nome. Insomma ricapitolando il cittadino bisognoso di assistenza medica dovrà rivolgersi ai COT tramite i PUA che nasceranno all’interno dei CdC, strutture inesistenti eredi dei CAP, che a loro volta sono ancora sulla carta da almeno 4 anni. In mancanza di questo ci si potrà rivolgere agli UCA eredi degli USCA o al medico di famiglia. Ma c’è di più le COT, spiegano i consiglieri, avranno ciascuna in organico complessivamente dai 6 agli 8 operatori, tra infermieri, amministrativi e tecnici. ASUGI stima che “dei 100 mila abitanti insistenti sulle COT il 40%, statisticamente, abbia una cronicità”. Quindi ogni Centrale seguirà all’incirca 40 mila pazienti. Nel piano di ASUGI la COT “programmerà il miglior percorso per il paziente, sfruttando anche la telemedicina, con lo scopo di dare una risposta al bisogno della persona e a quello del sistema per mappare e monitorare l’appropriatezza e l’efficacia delle cure”. E tutto ciò con un massimo di 8 operatori, che dovrebbero occuparsi di mettere al centro i bisogni di salute di 40 mila pazienti. Con questi numeri –forniti dalla stessa ASUGI– per ciascun paziente potranno essere dedicati 18 minuti all’anno, ovvero 90 secondi al mese. Altro che telemedicina, al massimo una telefonata per verificare se il paziente è vivo. “E questo sarebbe “il vero anello forte del cambiamento” presentato ieri da ASUGI?” Si chiedono i Consiglieri che si interrogano anche sui tempi per veder operativo questo modello definito appunto “il vero anello forte del cambiamento”? Qui ci soccorre di nuovo ASUGI, aggiungono Walter Zalukar – Furio Honsell – Emanuele Zanon, che assicura l’operatività delle Centrali entro l’anno, cioè tra sei mesi, ma “servirà successivamente una implementazione dei servizi informativi aziendali” – precisa ASUGI. Così a dicembre la COT ci sarà, ma senza adeguati supporti informatici, e allora come lavorerà? Con le carte? Si avvarrà di pizzini per prenotare visite ed esami? E non sarà l’unico ostacolo: come detto per accedere alle COT servono i PUA, ma questi devono stare dentro le Case di Comunità, che sono ancora da edificare. E il personale per queste? Ha risposto l’assessore alla salute: “Ci auguriamo che il governo dia una risposta sul capitale umano”. Insomma è una giostra macabra che vede essere seppelliti i cittadini del Fvg, seppelliti dalla risata cinica di politici incapaci quanto arroganti, di dirigenti incapaci quanto succubi ed ubbidienti ai dispensatori di poltrone, ma soprattutto la crassa risata di chi sulla salute dei cittadini specula e fa soldi, schermato e favorito da un sistema che vede il primato della cattiva politica sulla professionalità.