Cadute dall’alto, dati drammatici: servono prevenzione, formazione e più controlli nei cantieri
In seguito alle numerose cadute dall’alto verificatesi in Friuli Venezia Giulia nelle ultime settimane, che hanno causato la morte di tre persone, i sindacati delle costruzioni del Friuli Venezia Giulia si trovano a denunciare nuovamente la mancata applicazione delle più elementari norme relative alla sicurezza nei luoghi di lavoro. I recenti eventi atmosferici hanno pesantemente segnato il territorio regionale, causando ingenti danni al patrimonio immobiliare. Ciò comporta la necessità di numerosi interventi sulle proprietà danneggiate. È quindi facilmente prevedibile un’intensificazione delle richieste di ristrutturazione delle coperture. Non a caso nell’arco di pochi giorni si sono verificate almeno una decina di cadute dall’alto delle quali due di carattere mortale, che si aggiungono al tragico evento capitato alla Fantoni di Osoppo lo scorso 7 giugno. Le morti sul lavoro degli ultimi giorni, che in regione hanno visto soprattutto infortuni da precipitazione dall’alto di lavoratori impegnati a tamponare i danni del maltempo sui tetti, sono destinate a peggiorare la statistica regionale degli incidenti, classifica aggravatasi negli ultimi mesi. In base all’indice di incidenza, ossia il numero di morti sul lavoro ogni milione di abitanti, gli 11 decessi del 2023 su 520.500 occupati nei primi sei mesi dell’anno, pongono il FVG al terzo posto in Italia, questo secondo gli osservatorio ambiente e sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre su dati Inail depurati dagli infortuni in itinere che avvengono cioè nel tragitto casa-lavoro. Preoccupano i dati di Pordenone, settima provincia in Italia per rischio, con cinque decessi. Segue Udine, al 40° posto con quattro morti, Gorizia al 42° con un decesso e Trieste al 67°, distanziata dal capoluogo isontino per il rapporto tra casi e numero di occupati. Tra le regioni italiane peggio di noi solo Umbria e Abruzzo, quest’anno in fondo alla classifica Basilicata, Toscana e Molise. Sempre secondo lo studio di Vega Engineering a livello nazionale per chi ha un’età compresa tra i 15 e i 24 anni, il rischio di morire sul lavoro è quasi doppio rispetto a chi ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni mentre il rischio d’infortunio per i lavoratori stranieri è quasi il doppio rispetto agli italiani.
“Quanto viviamo oggi, spiegano le organizzazioni sindacali, presenta un carattere di eccezionalità rispetto ad una situazione già di per sé drammatica e confermata dai dati nazionali dell’Inail, dai quali emerge come nel comparto delle costruzioni almeno il 60% delle morti è ancora causato da cadute dall’alto. Come organizzazioni sindacali ribadiamo l’importanza della formazione professionale continua di tutti gli addetti e del corretto uso degli strumenti di protezione individuale al fine di evitare queste tragiche situazioni. Si presenta quindi la necessità di incrementare tutti i processi di formazione e prevenzione delle maestranze adibite a svolgere lavori in altezza e non solo, sapendo che il comparto edile è l’unico ad avere attivato da decenni un ente bilaterale specifico, preposto a formare e professionalizzare tutti i lavoratori sul tema della sicurezza. La non consapevolezza del rischio e l’eccesso di confidenza con fasi lavorative critiche sono fattori deleteri per la sicurezza dei lavoratori. Raccomandiamo il divieto di interventi eseguiti da chi non possiede competenze adeguate e chiediamo agli organi competenti e alle imprese di vigilare per aiutarci a limitare il più possibile gli infortuni nei cantieri, perché per cambiare materialmente le condizioni di lavoro delle persone e garantire la loro sicurezza c’è bisogno di interventi in materia di prevenzione da predisporre il giorno prima e non dopo gli avvenimenti tragici che ancora troppo spesso funestano il nostro settore”.