Caos a Cattinara, secondo l’Associazione Costituzione 32 i rimedi sono possibili
Con una nota l’Associazione Costituzione 32 che si è spesso occupata dei malfunzionamento della rete di soccorso del Fvg e più in generale su sistema sanitaria regionale interviene sulle nuove criticità rilevate a loro dire nel Pronto soccorso del Cattinara di Trieste. Scrive l’associazione: “La stampa ha dato ampio spazio agli annunci dei vertici della sanità regionale e locale circa un piano per superare le criticità del Pronto Soccorso di Cattinara. In realtà sembrano solo annunci di buone intenzioni: più spazi, migliore organizzazione, cure sul territorio, tutto condivisibile, ma affrontato in modo che pare superficiale e senza una visione strategica. Per poter fare un serio riassetto organizzativo/strutturale ci sono alcuni punti fermi, che non possono essere ignorati.
1) Il Pronto Soccorso è la prima struttura ad essere coinvolta dal peggioramento/impoverimento del sistema sanitario pubblico, poiché si trova a dover fronteggiare da un lato la carenza di letti in ospedale, dall’altra l’aumento di accessi perché i malati trovano sempre meno risposte sul territorio e quindi non sanno dove rivolgersi se non al PS e il PS è la prima linea e quindi la prima struttura ad essere “colpita” quando la sanità non funziona.
2) Il Direttore Poggiana ha proposto di “ rivedere i flussi, intervenendo per creare reti territoriali per le patologie croniche e investendo sull’integrazione ospedale-territorio”. E’ ciò che si sta dicendo da almeno 10 anni. Era l’obiettivo prioritario della riforma Serracchiani. Riproporlo così sic et simpliciter significa riproporre utopie o cercare facili alibi per non fare.
Il Pronto Soccorso deve invece attrezzarsi e organizzarsi per affrontare da subito anche compiti che potrebbero essere assolti da altre strutture se funzionassero a dovere, in primis esami specialistici e accertamenti diagnostici.
3) E comunque va riveduta e corretta la riduzione “selvaggia” di posti letto, in quanto le evidenze scientifiche a supporto del concetto che l’incremento delle cure territoriali possa ridurre i ricoveri dei soggetti anziani e fragili e quindi la necessità di cure ospedaliere, sono scarse. Infatti le persone anziane, fragili e spesso poli-patologiche sono soggette a frequenti episodi di instabilizzazione che è difficile trattare in un ambito di cure primarie.
4) Per l’Assessore Riccardi “c’è un problema se a Trieste i codici bianchi sono più del 50% degli accessi al ps. È colpa del sistema che non educa, non delle persone”. L’Assessore alla Salute dovrebbe sapere che il codice colore è solo una sorta di semaforo di priorità d’accesso, non un indice di appropriatezza di accesso al Pronto Soccorso. Sarebbe poi interessante conoscere come l’Assessore intenderebbe educare le persone ad autoriconoscersi il giusto colore di codice quando stanno male.
5) Le criticità del Pronto Soccorso non potranno mai essere risolte agendo solo su questa struttura, ma bisogna comprendere nell’azione i servizi di interfaccia che sono più intimamente connessi all’attività di pronto soccorso, sul versante territoriale il 118 e la guardia medica, su quello ospedaliero i servizi di trasporto, la Medicina d’urgenza, la Diagnostica per immagini e il Laboratorio. E senza trascurare il Centro prime cure. Qui torna il concetto di integrazione, che a parole tutti auspicano, ma che nei fatti è stata usata come paravento di tagli e soppressioni.
6) La ristrutturazione di Cattinara, sia che l’interruzione dei lavori sia di lunga durata, sia che questi possano riprendere a breve, necessita di misure organizzative generali che finora sembrano essere state trascurate, soprattutto sembrano accantonate le ipotesi che vedevano nel Maggiore un polmone necessario a vicariare le limitazioni di operatività di Cattinara.
L’intervento di riassetto organizzativo/strutturale è complesso e va affrontato con una seria pianificazione, che si avvalga di documenti programmatici, che non sono dichiarazioni del “dover essere”, ma che partendo da bisogni e criticità indichino le caratteristiche di fattibilità, simulando e prevedendo l’impatto organizzativo, con massima attenzione alle realizzabilità e alle scale di priorità.
Nei prossimi giorni seguiranno le indicazioni circa i bisogni prioritari, le misure idonee ad affrontarli, i risultati attesi.
Tutto ciò non è ovviamente il frutto di solitarie meditazioni, ma è l’aggiornamento di un lavoro svolto alcuni anni fa quando lo scrivente era direttore del Pronto Soccorso, che prevedendo già allora l’involuzione del sistema quale effetto della riforma Serracchiani, aveva svolto insieme ad una squadra di professionisti di diverse discipline un’analisi delle problematiche, parte delle quali ancora in embrione, e delle possibili azioni correttive.
Allora si lavorava secondo gli standard di qualità di Joint Commission International e quindi anche nella pianificazione c’era poco spazio per l’ improvvisazione”.