Cgil Fvg: “liste di attesa, la riduzione è apparente, servono interventi strutturali”. I miglioramenti sulla chirurgia oncologica attestati dall’assessore sono frutto di dati non comparabili.
«Esprimiamo soddisfazione sul fatto che l’assessorato alla Sanità si stia finalmente muovendo su un tema così delicato come quello delle liste d’attesa, fondamentale per il diritto alla salute dei cittadini. È quanto la Cgil sollecitava da tempo, anche attraverso il dettagliato report che avevamo presentato nella scorsa estate e che è probabilmente servito a rafforzare l’interesse sul tema. L’invito che rivolgiamo alla Giunta, però, è ad affrontare concretamente e strutturalmente il problema, senza indulgere in autocelebrazioni ad uso mediatico sulla base di dati che, come abbiamo più volte detto e dimostrato, non possono essere confrontati anno per anno». Il segretario generale della Cgil Friuli Venezia Giulia Michele Piga commenta così i dati diffusi dall’assessore Riccardi sulla riduzione dei tempi di attesa in chirurgia oncologica. Riduzione che per la Cgil non è il frutto, o lo è solo in piccola parte, di un potenziamento della capacità di risposta da parte del servizio sanitario regionale: «Il confronto tra il 2023 e il 2024 – dichiara Piga – non è corretto, dal momento che sono cambiati profondamente le modalità di registrazione dei dati. Questo perché vi è stata una pulizia delle liste di attesa, eliminando pazienti che hanno trovato soluzioni altrove o rinunciato alle prestazioni, perché alcune patologie sono state spostate in classi di priorità diverse e sono stati modificati i criteri di calcolo del tempo di attesa stesso».
Un intervento strutturale sulle cause delle liste di attesa, per la Cgil, non c’è stato. «È facilmente intuibile – spiega ancora il segretario – come non sia possibile abbattere del 30% i tempi di attesa se l’aumento dell’attività è solo del 3%: lo comprende anche un bambino. O la popolazione da un anno all’altro sta improvvisamente meglio e non ha più bisogno di chirurgia oncologica, oppure si è cambiato il modo di contare i tempi e il numero di persone in attesa. La politica regionale, del resto, non ha provveduto a interventi strutturali sulla questione, ma si è limitata a erogare premi al personale già in servizio, cui sono state chieste ore di lavoro in più: più una misura tampone che un intervento di programmazione serio».
Da qui, per la Cgil, una situazione ancora critica. «Per la popolazione – prosegue Piga – i riscontri continuano ad essere gravi: agende chiuse, appuntamenti addirittura per l’anno prossimo, rinunce alle cure, ricorso al privato profit. Quindi, se da un lato è un bene che finalmente si parli di liste di attesa, ciò che chiediamo è che la questione sia affrontata con rigore, con interventi strutturali sull’organizzazione e non solo episodici, come il “cottimo extraorario” per i professionisti che già vivono situazioni lavorative molto pesanti».