Codice strada. Capozzi-Quartini (M5S): Fedriga pretenda tutela per malati dolori cronici
“Fedriga faccia presente a Salvini che, in seguito all’entrata in vigore del nuovo Codice della strada, l’introduzione di alcune restrizioni mirate a promuovere la sicurezza stradale ha finito, tuttavia, per rendere ancora più difficile la vita ai tanti cittadini, anche del Friuli Venezia Giulia, che affrontano impegnative cure attraverso l’utilizzo di medicinali per la gestione del dolore cronico e di altre patologie, compresi farmaci oppiacei e Thc”. Lo auspica in una nota stampa la consigliera regionale Rosaria Capozzi (MoVimento 5 Stelle), prendendo la parola sul delicato tema insieme al collega deputato Andrea Quartini che, anche a livello parlamentare, sta sollecitando un intervento chiarificatore del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit). “L’articolo 187 del Codice della Strada, così come modificato dalla recente riforma, rischia infatti di minare il diritto di cura di questi pazienti e, al tempo stesso, anche la loro libertà di movimento, favorendo altresì l’isolamento sociale. La normativa introdotta – aggiungono i due esponenti pentastellati – equipara la condotta di chi si mette alla guida in stato di alterazione, dovuta al consumo di sostanze stupefacenti, a quella di chi, invece, è in una fase di terapia farmacologica sotto controllo medico, senza che sia riscontrabile uno stato psicofisico tale da pregiudicare effettivamente la sicurezza personale e della collettività”. “Ai pazienti affetti da dolore cronico e altre patologie, soggetti alla prescrizione medica di specifici farmaci, vengono sempre fornite informazioni ben precise – precisano Capozzi e Quartini – sull’obbligo di astenersi dalla guida in caso di alterazione psico-fisica o sonnolenza. Questo a tutela del paziente stesso, ma anche di tutte le altre persone”. “Ci auguriamo – concludono i due rappresentanti del M5S – che anche il presidente Fedriga intervenga e chieda al ministro Salvini di difendere la mobilità e la partecipazione sociale di chi, suo malgrado, è affetto da dolore cronico e ricorre a queste particolari terapie per migliore la qualità della propria vita. Va dunque salvaguardato il cosiddetto ‘diritto a non soffrire’, sancito a seguito dell’approvazione della Legge 38, che garantisce l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”.