Comitati di cittadini contro l’ipotesi di polo siderurgico Metinvest a San Giorgio di Nogaro. Rischi ambientali e sociali

Rischia di entrare a gamba tesa in campagna elettorale il possibile concretizzarsi dell’ipotesi di un polo siderurgico italo-ucraino Danieli-Metinvest a San Giorgio di Nogaro. A dire no tre comitati ambientalisti (Coordinamento difesa climatica e ambientale della Bassa Friulana, Giù le mani dalle fontane e il Comitato difesa Friuli Rurale). Ieri nel corso di una affollata assemblea, presenti circa 300 persone, si son o palesate tutte le contrarietà al progetto. Ci si ribella non solo per ragioni ambientali all’arrivo della acciaieria ma anche per ragioni di impatto sociale. Secondo gli organizzatori dell’assemblea infatti i lavori di costruzione dell’impianto non solo creerebbero danni irreversibili al delicato equilibrio ambientale. “Ci opponiamo al progetto per ragioni ambientali ma non solo – ha spiegato Paolo De Toni, promotore della serata e membro del comitato Coordinamento difesa della Bassa -. I lavori di costruzione dell’impianto farebbero rientrare la laguna nel fiume salinizzandolo. Si tratta dell’ultimo lembo naturale della zona, un’area ad alta protezione”. Fin qui come detto  le ragioni ambientali alle quali si aggiungono le preoccupazioni relative alla manodopera. “Si parla di almeno 1000 posti di lavoro – aggiungono dal comitato -, ma bisogna importarla da fuori perché in Friuli non c’è. Non vogliamo diventare un’altra Monfalcone”. Secondo Paolo De Toni, con tre anni di cantiere si completerebbe lo spopolamento di fauna e volatili che abbandonerebbero la zona. A questo si aggiungono appunto i timori per la manodopera. Come è noto la Regione Fvg, sponsor principale l’assessore Sergio Emidio Bini, ha già benedetto l’operazione stanziando nell’estate scorsa una ventina di milioni che si sospetta potranno diventare molti di più. Della vicenda che comporta alcune opacità, come Friulisera ce ne eravamo occupati ad inizio luglio dello scorso anno, evidenziando che “Se da un lato il concretizzarsi dell’ipotesi di un polo siderurgico italo-ucraino Danieli-Metinvest a San Giorgio di Nogaro è una ipotesi di sviluppo occupazionale interessante, non basterà aggiungere la parola green per rendere sostenibile un colosso equivalente all’Abs di Cargnacco, posizionato in un’area ambientale delicata già gravata dalla presenza delle altre attività della zona industriale Aussa Corno”. “Pare che la Regione, scrivevamo a luglio, ed in particolare l’assessore regionale alle Attività Produttive Sergio Emidio Bini, si sia già lanciato in pieno con entusiastico vigore nell’operazione, tanto che già il 10 giugno scorso aveva presieduto un tavolo tecnico convocato ad hoc a Udine cui avevano preso parte imprenditori, amministratori dei comuni interessati dall’intervento per terra e laguna (Grado, Marano Lagunare, San Giorgio di Nogaro e Torviscosa), referenti di enti, consorzi ed agenzie (tra cui Cafc, Arpa e Cosef), le università di Udine e Trieste, Confindustria Udine ma soprattutto il gruppo Danieli vero beneficiario dell’operazione”.
Ora arrivano le proteste giuste se non altro per il fatto che la decisione sia di fatto già stata presa senza coinvolgere la gente dei territori che si dovrà sobbarcare disagi non indifferenti. L’assessore Bini, ovviamente con l’avvallo del presidente della giunta Fedriga è pronto a firmare un bell’assegno da 80 milioni di euro (di soldi pubblici) per il potenziamento dell’area di Porto Nogaro. Il progetto prevede di creare nella zona industriale Aussa Corno un’area di 70 ettari, dove sarà insediato un impianto per la produzione di acciaio green; la Regione è pronta a investire 80 milioni di euro per il potenziamento dell’area di Porto Nogaro, che si aggiungono a quelli già stanziati per la bonifica e urbanizzazione dell’area ex Eurofer.  Certo come detto l’operazione produrrebbe circa un migliaio di posti di lavoro, ma una cautela sull’impatto ambientale sarebbe opportuna ed invece la sensazione è che, per battere la concorrenza di altre zone interessate ad accaparrarsi l’investimento ucraino, non solo non si baderà a spese ma si passerà una formale pennellata di verde minimizzando i problemi che un insediamento industriale di quella portata produrrebbe sull’area già gravata da numerosi problemi ambientali. Il tutto, non va dimenticato, a beneficio di una iniziativa privata. Il progetto prevede infatti, in via preliminare, prima cioè che l’acciaieria venga realizzata, il dragaggio del canale di ingresso al porto (non chiaro dove finiranno i sedimenti prodotti del dragaggio) per permettere l’attracco alla banchina di navi con pescaggio profondo rafforzando la vocazione industriale di Porto Nogaro. Con il conseguente aumento del trasporto via mare, sia delle materie prime in arrivo sia del prodotto lavorato in uscita dalle industrie insediate nell’Aussa Corno vi saranno, spiegano i sostenitori dell’iniziativa, benefici sull’ambiente e sulla vivibilità, perché porterà a una diminuzione del trasporto su gomma. Per ottenere questo, per quanto si sa, la banchina di attracco diventerà più lunga, saranno realizzati nuovi piazzali e alcune aree di sosta saranno sollevate di un paio di metri si presume attraverso il trasporto (via gomma) in loco di materiale di riempimento. Le strutture di darsena oggi esistenti non dovrebbero subire modifiche, non così invece per la viabilità di accesso che sarà ridisegnata a servizio delle imprese. Giustamente, con le notizie di accelerazione dell’operazione, c’è chi si interroga sulla bontà complessiva dell’insediamento partendo anche dalle azioni “collaterali” che si stanno preparando e le persone che abitano nei comuni dell’area sono giustamente preoccupate.