Comitato Presidio Permanente sul Tagliamento: prendere in considerazione il fiume nella sua interezza non costruire grandi opere

Alla recente seduta della IV commissione regionale anche il comitato Presidio Permanente sul Tagliamento, invitato a partecipare, ha ribadito la sua assoluta contrarietà al progetto del ponte-traversa sul fiume Tagliamento presentando delle proposte, elaborate da un gruppo di persone con competenze nei campi dell’ingegneria civile, della conservazione della natura e della biodiversità. Persone che spontaneamente hanno dato il loro contributo per scongiurare la realizzazione di un’opera che danneggerebbe in maniera irreversibile quanto di buono è rimasto del fiume, unico in Europa, e non risolverebbe il problema focale: la salvaguardia delle vite umane.

All’inizio della seduta è stato osservato un minuto di silenzio a ricordo delle vittime dell’alluvione del 1966 a Latisana, nella data appunto del 4 Novembre, dimenticando di ricordare che tali eventi non risparmiarono vite nemmeno in Carnia. Presidio Permanente sul Tagliamento, attraverso le parole di Franceschino Barazzutti del Comitato Popolare per la Tutela del Bacino Montano del Tagliamento e Marco Lepre del Circolo Legambiente della Carnia-Val Canale-Canal del Ferro ha dato voce anche a quelle vittime, lasciate fuori dalla politica faziosa in quella fredda aula consiliare. L’audizione è stata occasione per strumentalizzare una ricorrenza che fu drammatica per un’intera popolazione distribuita lungo tutto il Tagliamento. Il fiume deve essere l’elemento di unione di un popolo, mentre in questa vicenda è stato elemento di forte contrapposizione e divisione, alimentate dalla bieca gestione dell’assessorato regionale.

La giornata è stata malamente gestita rendendola di fatto una passerella istituzionale solo per dimostrare, alla distratta opinione pubblica, che la Regione ha dato la possibilità di confronto tra le parti e si è aperta al dialogo, non come lamentato dalla popolazione attraverso il suo dissenso.

L’incontro ha visto la partecipazione dell’Autorità di Bacino, il Dipartimento Regionale Acque e Territorio, Università di Udine, ISPRA, CIRF, oltre 80 auditi invitati con sindaci e rappresentanti di comunità, associazioni e comitati. Il programma degli interventi è stato monopolizzato dal direttore centrale difesa dell’ambiente ing. Canali (durata superiore ad 1 ora e 40 minuti). Fra l’altro ha detto poco e nulla sulla seconda opera prevista, la cassa di espansione di Madrisio, con relativa traversa sul Tagliamento. Considerando il dirigente regionale esperto non sprovveduto, non si può che ritenere che l’intervento sia stato volutamente esteso in modo da limitare le opportunità per i consiglieri regionali e i sindaci di interagire e porre domande agli esperti e alle istituzioni.

Il nostro comitato ritiene molto deludenti anche gli interventi dei rappresentanti dell’Autorità di bacino distrettuale Alpi Orientali, salvo quella parte in cui si afferma che “nessuna opera idraulica, anche quando sia dimensionata a livelli esagerati, possa assicurare il rischio zero. Non esiste, non è immaginabile” (dott. Colaizzi).

Secondo la segretaria Colaizzi sarebbero i cittadini a dover predisporre soluzioni con elevato grado di elaborazione tecnica (“Se qualcuno ha già soluzioni progettuali o proposte alternative al ponte di Dignano, può, attraverso le procedure previste dall’articolo 6, caricarle con tutta la documentazione sul sistema informativo SIGMA”). La Segretaria non ha evidenziando tecnicamente quali alternative siano state valutate prima di proporre la traversa di Dignano, che pare un’opera utile solo a giustificare la continuazione in territorio regionale della fallimentare autostrada pedemontana veneta più che a ridurre il rischio alluvioni. Infatti ci potrebbero essere le condizioni meteorologiche tali da dover rilasciare rapidamente l’acqua invasata, andando così ad incrementare la portata naturale, con ovvi effetti a valle.

L’Autorità di bacino ha impiegato per la modellazione idraulica un software capace di valutare i flussi idrici solo in una dimensione e questa banalizzazione ci lascia interdetti. La scelta di adottare tale modello è stata un motivo di forte critica, in un altro incontro, da parte del prof. Marco Petti, ordinario di idraulica all’Università di Udine, sia per l’elevata semplificazione dei parametri (es. l’adozione di un’unica scabrezza: quella media) che nei presupposti: viene stabilita la durata della piena in oltre 80 ore, senza dati sperimentali che lo dimostrino (le piene intense hanno durata inferiore a 40 ore).

Restiamo sbalorditi perché ancora oggi si lamenta la ridotta possibilità edificatoria nelle aree soggette a esondazione. Lo ha fatto la consigliera regionale di Latisana e lo ha fatto il sindaco di San Michele al Tagliamento in audizione attraverso queste parole: ”Aggiungo anche altresì che i dati del PGRA hanno in qualche modo indicato in maniera molto più significativa anche rispetto alla Regione Friuli-Venezia Giulia, le zone che in qualche modo pregiudicano di fatto anche la possibilità urbanistica in maniera molto più consistente. Quindi i danni, anche dal punto di vista dello sviluppo per il nostro territorio, sono notevolissimi.”

A questo riguardo si mettono in evidenza le parole dello stesso assessore regionale Fabio Scoccimarro, principale sostenitore dell’opera, che ha ammesso trattarsi di “ECOMOSTRO”, dopo aver visto la fedele rappresentazione grafica del Documento Preliminare di Progettazione che egli stesso aveva approvato. Forse Scoccimarro è assessore a sua insaputa. Le sue testuali parole a seguito della visione del rendering: “Poi ovviamente certo, vedendo quel rendering che è filmato in quella maniera, se uno mi parla di ecomostro posso anche essere d’accordo a vedere quel filmato, ma non mi risulta che sia così. Io per primo ero, come ho detto in premessa, favorevole alla chiusura dell’ecomostro della ferriera [di Servola], immaginiamo se vado ad aprire un altro ecomostro, inquinante diversamente, da parte della Regione”.

Il comitato di difesa ambientale Presidio Permanente sul Tagliamento ha depositato agli atti il suo documento di sintesi in cui si chiede una gestione sistemica del fiume e un completo cambio di paradigma. La riduzione del rischio idraulico è possibile attraverso l’attribuzione degli spazi che sono propri del corpo idrico, depauperato e ristretto a causa delle pressioni antropiche che nel tempo si sono accumulate alle sue sponde. La buona notizia è che le alternative al ponte-traversa esistono, sono funzionali alla salvaguardia delle vite umane e sono economicamente vantaggiose rispetto a quanto prospettato. Il processo di studio delle problematiche passate e attuali ci ha permesso di maturare una consapevolezza che, grazie all’impegno di numerosi scienziati ed esperti del settore, è andata nel tempo rafforzandosi e ci permette di dire con forza che le soluzioni che passano attraverso le grandi opere sono funzionali solo alla speculazione.

Esprimiamo la nostra solidarietà agli abitanti delle aree a rischio di esondazione, che con queste premesse non vedranno né la sicurezza idraulica né una reale mitigazione del rischio nei loro territori. La scelta adottata, tra le più discutibili possibili, è destinata a incontrare forti opposizioni, non solo da parte della popolazione del medio corso, poiché imposta senza una valida giustificazione, ma anche per la sua insostenibilità tecnica ed economica.

Venerdì 15 novembre saremo a San Daniele del Friuli presso l’auditorium della scuola secondaria in via Kennedy 11 con un’assemblea informativa dal titolo “Tagliamento che succede? Naturalità e rischio idraulico possono convivere?” con la presenza dell’Ing. Damiano di Laboratorio Tagliamento e le persone che hanno fatto parte del nostro Tavolo Tecnico. Sarà occasione di approfondimento e confronto sul fiume principale del Friuli-Venezia Giulia.

Le iniziative informative proseguiranno nelle prossime settimane andando a toccare altri territori rivieraschi, dando il nostro contributo a tutti coloro che vogliono informarsi e approfondire tematiche legate ai corpi idrici, sicurezza idraulica, gestione partecipata del territorio.