Confindustria Udine: Ciclo economico in rallentamento per l’industria manifatturiera friulana
La presidente Mareschi Danieli: “Il Paese è fermo e il 2019 è ormai compromesso. Due priorità per la politica economica: fare attenzione ai conti pubblici e tagliare il cuneo fiscale a favore dei lavoratori”
Seconda battuta d’arresto consecutiva per l’industria manifatturiera della Provincia di Udine. Nel secondo trimestre 2019 – secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine sui risultati dell’indagine trimestrale sul comparto manifatturiero provinciale – si è ulteriormente aggravato il rallentamento del ciclo economico. L’indicatore della produzione industriale per le imprese manifatturiere, infatti, è sceso del -2,7% rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno. E segue a ruota il calo del -0,9% registrato nel primo trimestre del 2019.
“La frenata che sta caratterizzando l’economia nazionale già dalla seconda parte dello scorso anno – commenta Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine – comincia a manifestarsi anche in provincia di Udine. L’andamento negativo della produzione si accompagna alla fragilità della domanda: le vendite, infatti, segnano una variazione negativa del -3% rispetto al secondo trimestre 2018. Al rallentamento della dinamica del fatturato e della produzione si è associato anche un appesantimento della tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini, che ha subito la quinta flessione tendenziale consecutiva, segnando nel secondo trimestre un -0,8%. Questo trend si conferma anche nei prezzi dei materiali e dei prodotti finiti, che rallentano ulteriormente registrando rispettivamente -1,1% e -0,6% rispetto allo scorso anno”.
La battuta d’arresto che ha caratterizzato i primi mesi di questo nuovo anno appare piuttosto generalizzata a livello settoriale, con alcune eccezioni. Tra i settori monitorati nel periodo aprile-giugno solo l’industria chimica, della gomma e plastica e i materiali da costruzione riportano variazioni produttive positive.
In dettaglio, la crescita dell’industria meccanica registrata nel 2017 (+3,1% la variazione tendenziale) e nei primi nove mesi del 2018 (+2,6%), si è bruscamente interrotta nel quarto trimestre (-0,7%). Al timido rimbalzo del primo trimestre 2019 (+0,5), è seguita una variazione nulla (0%) nei successivi tre mesi.
L’industria siderurgica, dopo aver chiuso il 2018 con un incremento tendenziale dell’1,2% nel quarto trimestre, in decelerazione rispetto al +2,2% dei primi nove mesi, ha evidenziato nel 2019 un’inversione di tendenza: alla contrazione dei volumi prodotti del -1,8% nel primo trimestre, nel secondo trimestre si è segnato un calo ancora maggiore, -3,8%.
Nell’industria del legno e dei mobili, ad un 2018 con andamenti altalenanti (+0,3%), sono seguiti un buon primo trimestre, +1,9%, ed un pessimo secondo trimestre, -5,2%.
In aumento i volumi prodotti nei comparti della chimica (+3,9% la variazione tendenziale nel secondo trimestre 2019), gomma e plastica (+7,4%), materiali da costruzione (+17%), in calo l’alimentare (-3,8%), pelli e cuoio (-15%), calzature e abbigliamento (-1,8%), carta (-0,2%).
“Le previsioni degli operatori per i prossimi mesi sono orientate ad un leggero rimbalzo della produzione e ad una maggiore stabilità per le vendite – afferma Anna Mareschi Danieli -, ma difficilmente nel 2019 andremo oltre la crescita zero o soltanto di qualche decimale che avevamo previsto. Il Paese è fermo e, anche se avessimo una seconda parte del 2019 più positiva, ormai l’anno è sostanzialmente compromesso. In questa situazione economica siamo, purtroppo, in buona compagnia. Frenano la Germania e pure, sebbene in misura minore, la Francia. Due tra i principali Paesi di destinazione delle nostre esportazioni e anche questo non è un bene”.
“Di fronte all’evidenza dei numeri – conclude la presidente di Confindustria Udine – le priorità per la politica economica sono sostanzialmente due. La prima: non scherziamo sui conti pubblici. Oggi il calo dello spread porta grandi benefici all’economia che non possiamo pregiudicare. E poi c’è la finestra della politica espansiva della Bce che dobbiamo sfruttare. La seconda priorità: mettere più soldi in busta paga: bisogna tagliare il cuneo fiscale a favore dei lavoratori”.