Contrordine compagni! Siria, il nemico di ieri è l’amico di oggi
Che dire; la sceneggiatura, ma anche la scenografia in realtà, di questa guerra viene scritta quotidianamente, un po’ come quanto succede per quella soap opera di grande successo che da 25 anni va in onda sulla RAI: “Un posto al sole”. La differenza sta nel fatto che se nello sceneggiato si rimescolano amori, rapporti e vite virtuali, ciò che succede in Siria, purtroppo, determina le sorti ed il futuro di milioni di persone che sulla base di decisioni prese da attori che prima di tutto osservano e difendono i propri interessi, saranno costrette ad accettare tali decisioni. Che le dinamiche del nostro pianeta siano in rapida evoluzione, appare piuttosto chiaro e ciò che sta succedendo in Ucraina, ma anche, pur sempre con effetti almeno per ora diversi, a Taiwan, provoca sussulti anche nei luoghi in cui le stesse potenze che si confrontano direttamente o indirettamente tra di loro da quelle parti; Siria in particolare. E’ della settimana scorsa la notizia che Erdogan intende riaprire le relazioni con uno dei suoi nemici fino ad oggi, e nello specifico da undici anni, più accanito; Bashar al Assad, il presidente siriano. Dopo più di un decennio in cui in tutti i modi, cioè i più sporchi inclusi, di inutili tentativi di rimuovere Assad e la sua cricca dal potere e di espandere non solo l’influenza, ma anche la presenza turca in Siria armando e istruendo (in buona compagnia, si sappia) le peggiori bande di assassini e fanatici islamici e cercando di mettere quella gentaglia al posto del presidente siriano, ora pare che I turchi abbiano cambiato idea. Il sultano turco sta agitandosi in tutti i modi per recuperare la fiducia dei suoi cittadini alle prese con una crisi economica di eccezionale gravità e allo stesso tempo ha capito di essere in una posizione di estremo favore all’interno dei meccanismi che determinano gli equilibri internazionali. Quale migliore occasione per ritagliarsi degli spazi che sembrano combaciare con le possibilità che le crisi internazionali gli stanno offrendo? Tuttavia, l’operazione non sarà così semplice come a qualcuno potrebbe apparire. Nei territori siriani controllati dai suoi alleati, in pratica gran parte delle regioni che confinano con la Turchia, negli ultimi tempi la popolazione è in subbuglio; grandi manifestazioni di protesta contro il “disimpegno turco” sono state organizzate un po’ dappertutto, da Idlib ad Al Baab come pure all’interno dell’area occupata più di recente, alla fine del 2019. In quelle regioni buona parte della gente originaria di quei luoghi è stata costretta ad andarsene per fare spazio, per l’appunto ad altri siriani ma facenti parte dell’allegra opposizione contro il governo centrale. Gli organi di polizia, esercito e di amministrazione civile, fanno tutti riferimento a politiche estremiste e applicano generalmente in modo restrittivo e fanatico la legge della sharia. La Turchia supervisiona tale situazione e l’appoggia dal punto di vista economico e militare. Ad Idlib, in particolare, la gestione del territorio è di competenza di Hayat Tahrir al Sham (HTS), nuovo nome per cancellare il ricordo dell’origine di quel gruppo: Al Qaeda. HTS che di recente, ed ora si capisce anche il perché’, sta facendo il possibile, per quanto lo sia per quei fanatici, per rifarsi una verginità, intrecciando rapporti con coloro che fino a ieri ha sottomesso con la totale brutalità. Ma si sa come va il mondo, la guerra in Ucraina sta cambiando molte cose e, come si diceva poc’anzi, la Turchia ha urgente necessità di approfittare della nuova realtà e dei rapporti che si stanno ridefinendo. Di recente ha riallacciato le relazioni diplomatiche con Israele con cui da tempo aveva in corso un contenzioso. Ora, grazie all’embargo occidentale sul gas russo, la sua posizione è ancora maggiormente strategica anche nel recente passato. Ankara mira a sostituire le forniture di quel gas con quello che potrebbe arrivare dall’Azerbaigian e dai giacimenti che Israele, la Grecia e la Turchia si contendono nel Mediterraneo. Ciò naturalmente rappresenterebbe ossigeno necessario a rimpinguare le magre casse nazionali. La Russia, in ogni caso, rimane partner irrinunciabile per la Turchia; dunque, rinunciare al controllo diretto delle aree occupate, cacciare in qualche modo (cosa semplice da dirsi ma non da farsi) i suoi impresentabili alleati dalle zone occupate in Siria e di conseguenza riconoscere Assad come capo legittimo di quella nazione, diventa una scelta necessaria. Tanto, i kurdi torneranno sotto il controllo ed il giogo di Damasco e nel frattempo Erdogan e compagnia avranno il tempo utile per togliersi di mezzo, a suon di attacchi con i droni come da qualche tempo ormai succede, i capi militari e politici dell’Amministrazione Autonoma del Nord Est Siriano (NES) guidata per l’appunto dalle autorità kurde. Per gli USA tutto ciò si risolverebbe nell’ennesima mazzata presa in seguito alle varie occupazioni e guerre che hanno scatenato in giro per il pianeta e che si sono sempre risolte con una debacle. Anche per questo la guerra in Ucraina è necessario duri il più a lungo possibile e diventa necessario continuare ad armare quel paese distrutto dall’infame invasione russa. Ma anche questa è un’altra faccenda; o forse no… Docbrino