Dai lavoratori non-italiani oltre 164 miliardi di euro di valore aggiunto, è l’8,8% del nostro Pil
I dati economici reali faranno storcere il naso a molti “benpensanti” e alla narrazione dei migranti come peso insopportabile. Considerando gettito fiscale e spesa pubblica, gli stranieri in realtà “pagano” più di quanto ricevono e sono spesso decisamente “fuori dal tunnel” grazie al lavoro: il saldo è di +1,2 miliardi di euro e questo nonostante gli ostacoli posti alla loro regolarizzazione con conseguente potenzialità lavorativa. Si preferisce invece tenerli nell’illegalità agitando il virus morboso della paura del diverso per scopi che nulla hanno a che fare con il bene del paese. I dati economici sono emersi nel corso di un convegno nell’ambito del corso di Media Gender & Diversity presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (Coris) dell’Università di Roma La Sapienza. Secondo i dati della «Fondazione Leone Moressa», i lavoratori non-italiani producono 164,2 miliardi di valore aggiunto, pari all’8,8 % del nostro PIL, con una percentuale che raddoppia nel settore agricolo (16,4%) e nell’edilizia (15,1%). «Gli occupati non-italiani sono 2,37 milioni, il 10,1% del totale, con una punta che sale al 29,2% per il personale qualificato. Ed anche nell’ambito dell’imprenditoria l’espansione continua, con ben 776 mila imprenditori stranieri, pari al 10,4% del totale» sottolinea il giornalista e sociologo Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte, del gruppo di lavoro de “La Sapienza” che ha realizzato su tema un cortometraggio. Certo è che negli ultimi 10 anni gli imprenditori stranieri sono cresciuti (+27,3%), con un’incidenza più alta al Centro-Nord e nei settori edili, del commercio e della ristorazione. Quelli italiani sono invece diminuiti (-6,4%). Secondo quanto emerge dai dati, tra imprenditori, lavoratori o comunque contribuenti non-italiani, arriviamo oggi a 4,6 milioni di contribuenti stranieri, pari all’11,0% del totale, con 72,5 miliardi di euro di redditi dichiarati per il 2023 e 10,1 miliardi di versamenti Irpef.
Confrontando poi il gettito fiscale e contributivo con la spesa pubblica per i servizi di welfare, scopriamo poi che il saldo per la componente “stranieri” è più che positivo (+1,2 miliardi di euro), essendo essi prevalentemente in età lavorativa ed avendo così un impatto molto basso sulle principali voci di spesa pubblica, quali sanità e pensioni. «Rimane tuttavia alto il divario salariale, con oltre 8 mila euro annui di differenza di reddito pro-capite tra italiani e stranieri». Base teorica i dati ISTAT, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, del Ministero dell’Interno, de Il Sole 24 Ore Lab 24 (indice della criminalità), del VII Rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto e del recentissimo Rapporto 2024 dell’Istituto di Studi e Ricerche «Fondazione Leone Moressa».