Delirio di onnipotenza
Caro Benedetti, la storia non si ferma e tanto meno si si può fermare la volontà di un popolo, reso finalmente consapevole dei propri diritti e dei propri doveri. Eppure, la recente uscita dei suoi legali ha un che di intimidatorio che non si addice ad un paese civile e ad un capitano di industria al vertice della Danieli. Noi ci conosciamo da lunga data e ci siamo confrontati, senza per questo trascendere e arrivare alle carte bollate. Nel corso degli anni lei ha dovuto sopportare le mie ragioni e, non di meno, la difesa di quel tale che si era permesso di impedire ai propri figli di andare sulle discariche dell’ABS, trasformate in parco giochi sotto gli occhi di chi ha finto di non vedere. Per farla breve ci siamo poi ritrovati su fronti opposti in occasione del mega elettrodotto aereo Redipuglia-Udine Ovest. Forte di una classe politica servile, lei è riuscito ad imporre la realizzazione dell’ecomostro che oggi invade la pianura friulana. Lo ha fatto grazie alla esplicita minaccia di trasferire la Danieli in Croazia! Per l’occasione si erano fatte carte false e, nonostante il responso del tribunale superiore, la cosa era passata grazie ai maneggi
dell’allora Presidente del Consiglio. Poi è arrivata l’acciaieria sulle sponde della laguna di Marano, indifferenti alla più evidente improponibilità sotto il profilo formale e sostanziale. Dovendo credere che lei sia caduto nella trappola di una classe politica servile in cerca di un padrone, abbiamo costruito una opposizione ispirata a garantire la legalità e il rispetto del dettato costituzionale. Quella dei comitati è stata una lotta che, sebbene impari, è servita a vincere una rassegnazione coltivata ad arte, a dare vita ad un dibattito leale e di alto livello, come non si era mai visto dalle nostre parti. Un dibattito che ha messo in luce i pericoli e i maneggi tesi a favorire la realizzazione dell’acceieria. Per questo motivo ho sentito il dovere di denunciare l’operato dell’esecutivo regionale innanzi alla Corte dei conti, prima, e al Presidente della Repubblica, poi. Non nei confronti della Danieli che ha tutto il diritto di provarci: beninteso secondo le regole! La verità e la volontà popolare hanno quindi spinto i Comuni e infine la Regione a decretare l’improponibilità dell’impianto e di conseguenza di tutte le iniziative onerose decise per favorirlo. E allora perché prendersela con un popolo che ha agito in difesa della legalità, perché intimorirlo con la richiesta dei nominativi dei firmatari, sino al punto di prospettare indennizzi milionari. A che pro? Dove vuole andare a parare il protagonismo dei suoi legali? Qualcuno potrebbe pensare che si tratti di un espediente per proteggere evidenti responsabilità, se non addirittura a negare il diritto costituzionale a far emergere gli abusi della pubblica amministrazione e a garantire la tutela dei beni comuni. Invece di pigliarsela con il dietrofront del vertice regionale, si vuole dimostrare un danno all’immagine della Danieli per tacitare il dissenso e cavarne dei denari? Capisco la delusione per non aver
portato a termine l’impresa e non aver dato retta al socio ucraino che dal primo momento voleva andare a Piombino. E’ sicuro di non ottenere l’effetto opposto? Che non sia proprio l’eco delle odierne iniziative legali a produrre un danno all’immagine della Danieli? A forza di rigirare la frittata, è sicuro che chi le vuole male in Europa non voglia enfatizzare l’illegittimità degli atti con i quali la Regione ha agito, oltretutto abusando della procedura d’urgenza? Non dubita che, vista la considerevole somma messa a disposizione dalla Regione, si possa evidenziare un profilo di aiuti di Stato di competenza dell’Antitrust Nazionale? Non crede che possano dimostrare un danno agli interessi finanziari dell’U.E. qualora fosse dimostrato che sia stata infranta la legge sulla concorrenza e che le opere di che trattasi sarebbero state inserite, come da voi chiesto a suo tempo, negli interventi finanziati dal FESR e dal PNRR. Mi creda: lasci perdere e accetti l’invito a venire a Marano o a Grado per rendersi conto di ciò che abbiamo saputo salvare.
Tibaldi Aldevis Comitato per la Vita del Friuli Rurale