Editoria: in Friuli succedono cose, e molte sono pessime

In Friuli succedono cose, e molte sono pessime. E’ decisamente triste, ma emblematica, la vicenda di censura che ha subito l’intellettuale friulano Angelo Floramo, figura autorevole del panorama culturale friulano. Floramo, come è noto, si è visto negare la pubblicazione di un suo articolo sulla rubrica che deteneva da anni sul settimanale “Il Friuli”, in quanto il contenuto del suo testo era sgradito alla “linea editoriale”. Oggetto del contendere l’acciaieria fortissimamente voluta da Danieli e dalla Ucraina Metinvest. Danieli, o meglio paron Benedetti che è l’editore del gruppo cui fa capo il settimanale in questione, avrebbe fatto pesare il suo ruolo. In realtà questo, c’è da temere, possa essere solo l’inizio, la preoccupazione non è solo relativa al già grave episodio di censura, ma al fatto che una cordata di imprenditori, fra cui Benedetti, si presta ad acquisire i quotidiani ex Gedi del nordest, Messaggero Veneto e Il Piccolo compresi. Floramo già ieri aveva spiegato senza girarci intorno: “negli anni ho sempre potuto esprimere liberamente il mio pensiero, spesso dissonante con il mondo. Ora mi chiedono di sostituire lo scritto in questione o di andarmene. Ecco. Visto che mi ritengo orgogliosamente ‘insostituibile’ ho preferito la seconda opzione”. Insomma una censura vera e propria che, come ci ricorda il vocabolario, si perpetua come “azione rivolta a reprimere la libera espressione e circolazione delle idee”. Fatto grave quando ad operarla sono soggetti che dovrebbero garantirla la libera espressione e la circolazione delle idee.
Per fortuna anche se non con la forza che ci vorrebbe, si sta levando la protesta della società civile. Un esempio nel fatto che FriuliSera dopo aver semplicemente pubblicato il pezzo del contendere, ha visto in 48 ore oltre 15000 accessi di cui quasi 5000 via social. Ma in realtà non c’è da stare per nulla tranquilli perché la preoccupazione è più generale ed è per il futuro dell’informazione in Fvg che già non brillava per pluralità di offerta e che si vedrà impaludare in ulteriori monopoli per di più in salsa veneta. Se da un lato molte persone comuni si sono indignate, non abbimo visto prese di posizioni da parte di categorie economiche che forse temono espriemndosi di subirne le conseguenze. Insomma una situazione molto pesante che, senza esagerare, mette in forse la stessa tenuta democratica, perchè quando il 90 per cento della stampa e delle Tv finiscono in una sola mano, il rischio dell’ostracismo per alcune notizie e posizioni, diventa altissimo. Quello che poi sono inaccettabili sono le posizioni espresse via “social” proprio da alcuni giornalisti che più di ogni altri dovrebbero essere allarmati (non faremo nomi per carità di patria sperando in un momento di “mona”) secondo i quali invece è normale che si blocchi la voce di un intellettuale non in sintonia con la linea editoriale di una testata, perché citiamo testuale un caso, è l’editore che “caccia la mandorla”, insomma il potere dei soldi deve prevalere su ogni considerazione sul libero pensiero e sulla liberà d’espressione. Una posizione inquietante e non solitaria, perché appunto arriva da operatori del settore che ci fa pensare che se queste sono le leve del giornalismo che avanza, potrebbero avere ragione quanti propugnano come soluzione l’Intelligenza Artificiale. Del resto se è l’editore “caccia” la mandorla perché non trasformarla in nocciolina, tanto a soddisfare i desiderata di una linea editoriale programmata e senza possibilità di critica, un computer sarebbe più che sufficiente, più veloce di un essere umano e certamente altrettanto servile. Noi su questo ci indigniamo, forse perfino di più che contro gli editori rapaci i cui interessi, spesso completamente estranei dall’editoria, devono evidentemente prevalere anche sulla verità. L’autonomia dei giornalisti anche dal proprio editore, pur nei margini del buon senso che deve essere sempre faro nei comportamenti, è valore che non si può mercificare perché resta valore fondamentale per la democrazia. Libera circolazione delle idee e pluralismo sono un bene insopprimibile. La chiamiamo libertà di stampa, ma potremmo anche chiamarla semplicemente libertà.

Fabio Folisi