Effetti collaterali ed effetti cercati

E’ difficile in questo periodo parlare di altro se non della guerra in Ucraina. Le immagini, anche se spesso le immagini che arrivano sono scelte con cura per rappresentare ciò che si vuole far vedere, sono agghiaccianti; come lo sono tutte le immagini che descrivono una guerra. Inutile ripetere per l’ennesima volta che la guerra è pura follia, che si può sempre evitare se si usa il cervello e la ragione piuttosto che l’interesse; evidentemente non funziona così. Ciò che è interessante, è cercare di capire il motivo per cui ci si infogna in questi pantani in cui, anche questo è un refrain ma che vale sempre la pena ribadire, chi paga il prezzo è la gente normale. Inoltre è bene capire anche quali possono essere le ripercussioni che questo conflitto riflette su altri scenari. Cominciamo a cercare di capire a chi questa guerra possa far comodo; certo non a noi europei che alla fine pagheremo, naturalmente dopo gli stessi cittadini ucraini ma anche i russi, che questo scontro subiscono direttamente, un alto prezzo. Il mondo in genere, dovrà sopportare gli effetti dell’aumento dei prezzi delle materie prime e non soltanto. E dunque a chi? Beh, principalmente agli Usa, che essendo a distanza di sicurezza dai combattimenti e non avendo stavolta, e guardandosi bene dal farlo, gli “stivali sul terreno”, possono godersi lo spettacolo da lontano e commentare con un certo schifo le atrocità del conflitto. Perchè mai gli Usa dovrebbero essere interessati a questo osceno spargimento di sangue? Beh, ci sarebbero in realtà parecchi motivi e cominciare ad elencarne alcuni forse ci fa vedere, forse, la realtà attraverso un filtro diverso. Direi che il primo è il motivo stesso per cui la Nato non è stata sciolta, ed anzi si è allargata in modo esponenziale e nella direzione che ci ha portato a questa situazione. Avere una forza, un’alleanza di Paesi, che mettono assieme le loro risorse militari e che seguono senza nemmeno fiatare le decisioni che vengono prese da chi questa baracca comanda ed ha sempre comandato, fa sì che nel momento in cui si tratta di difendere gli interessi stessi del grande capo, che poi vengono spacciati per diffusione della democrazia, non c’è altra capacità paragonabile che possa contrapporsi. E dunque sono problemi per chi non condivide la linea. Dunque la Nato come barriera militare non tanto ad eventuali aggressioni (se non bellamente provocate), ma come forza bruta di convincimento per far accettare le regole e il volere del capo. Come già detto in precedenza, la Nato ha sempre provocato guerre non per difendere gli indifesi ma piuttosto per salvaguardare il proprio interesse economico, politico o strategico, che poi alla fine sono la stessa cosa. Un’altra ragione per cui gli Usa hanno tutto l’interesse a mantenere l’instabilità da questa parte dell’oceano, è di garantire il più possibile disomogenea l’Unione Europea, obiettivo peraltro facile da raggiungere vista la pochezza di un’entità che potrebbe davvero rappresentare un colosso sia dal punto di vista economico che politico e, volendo, anche militare. Che l’UE possa diventare una forza economica, evidentemente va contro principalmente la volontà di chi il potere ce l’ha e non intende mollarlo. Partendo dal grande vantaggio di avere, oltre ovviamente alle forze armate di gran lunga più numerose e tecnologicamente avanzate, la propria divisa, il dollaro, che rappresenta la valuta di riferimento per tutti gli acquisti e i pagamenti internazionali, nonchè capace di sistemare senza grossi patemi l’enorme debito pubblico che per qualsiasi altro Paese sarebbe una condanna. Finchè la pacchia regge, ovvio. Il potenziale dell’Euro, ma non solo, che potrebbe piano piano sostituire od affiancare il dollaro nelle varie funzioni che quella moneta esaudisce fa certo paura.
Dunque, riuscire a mantenere il più possibile le divisioni all’interno della UE, non è altro che un vantaggio da mantenere a tutti I costi. Sfruttare poi le vecchie ruggini che gli Stati dell’ex “cortina di ferro” mantengono nei confronti delle Russia, non fa altro che favorire le divisioni e dunque l’inefficienza di ogni possibile unità all’interno dell’Europa. Senza contare poi che ogni componente europea va per conto proprio, rendendo il compito di chi ci tiene a dividere ancora più facile. Inoltre, riuscire ad identificare un nemico, una minaccia, tangibile e chiara, anche se solo remotamente diretta, provoca una reazione che improvvisamente fa aprire le borse, che per altre ragioni e ben più meritevoli di interesse rimangono invece sigillate, e partono gli acquisti di armamenti; la Germania, per dire, ha deciso di spendere 100 miliardi in armamenti, mica noccioline! Guarda caso soddisfacendo le richieste degli Usa che pur decidendo tutto all’interno dell’alleanza atlantica, si lamentano del fatto che sono loro a sostenere il grosso delle spese. Mantenere più di 800 basi in più di 80 Paesi in giro per il pianeta costa, ma ovviamente garantisce che in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, ci siano truppe Usa pronte ad intervenire mettendo in chiaro che nessuno deve interferire con gli affari dell’unica (fino ad oggi) superpotenza del globo. Naturalmente, essendo gli Stati Uniti anche i maggiori produttori di armamenti della terra, le loro industrie militari fanno affaroni d’oro. E si sa quanto le lobbies degli armamenti sono in grado di influenzare le politiche di quel governo, che sia guidato dai democratici oppure dai repubblicani fa poca differenza.
Spostando inoltre l’attenzione dal business delle armi ad altro, questo conflitto capita a fagiolo per porre un limite allo strapotere delle esportazioni di gas e petrolio della Russia, esportazioni che per la gran parte finiscono in Europa, mica negli Stati Uniti. in parole povere, se qualcuno rimane al freddo ed è costretto a pagare cifre astronomiche per le materie prime, quelli, in larga maggioranza, siamo noi europei. Certo, il riflesso dell’aumento dei prezzi delle materie energetiche si sente anche oltre oceano, ma come minimo gli Usa vantano la cosiddetta autonomia energetica ed anzi, con l’aumento dei prezzi i loro prodotti, che altrimenti avrebbero costi eccessivi per essere importati noi, diventano automaticamente competitivi. Le grandi compagnie petrolifere non accettano certamente di buon grado i tentativi di ridurre i consumi alla base del loro business tipo il passaggio ad energie alternative e meno impattanti. Questa guerra non farà altro che concedere a questi signori, che davvero decidono le sorti della Terra, una scusa per continuare a trapanare il suolo, consumare carbone e inondare l’aria che respiriamo con i loro veleni. Andiamo verso il collasso ecologico? Ecchisenefrega quando i dividendi delle loro società per azioni ingrasseranno ulteriormente le tasche dei pochi che da tutti i macelli traggono profitto! Ucraina e Russia sono i maggiori esportatori di cereali (grano e mais) verso aree come il Nord Africa e il Medio Oriente; questo conflitto non farà altro che peggiorare le già provatissime economie dei Paesi di quelle zone, e ciò porterà alla fame milioni di persone che già non se la passano bene. La carenza di cereali sarà una mazzata terribile per esempio in Libano, dove l’assenza di un governo un minimo credibile e la stessa fragilità strutturale di quello Stato renderà la vita dei suoi abitanti una vera dannazione. Lo stesso Egitto che importa la larga maggioranza di grano e mais dai due paesi belligeranti subirà contraccolpi disastrosi. Ma in genere tutta l’area subirà conseguenze devastanti derivanti da questa guerra. Facile capire ovviamente chi pagherà di più. Gli oligarchi russi? Ne dubito assai. Questa guerra, inoltre, serve anche a rintuzzare l’espansione che negli ultimi anni e a causa delle “distrazioni” di Washington gli stessi russi avevano piano piano guadagnato allargando la loro area di competenza. Cio’ vale per esempio per la Siria, ma anche per la Libia; mantenere le truppe a combattere all’estero pesa nelle economie di qualsiasi Stato e dover confrontarsi su più fronti diventa spesso eccessivamente impegnativo. Che la situazione ucraina si riversi anche in altri contesti e’ assai probabile e che ci sia qualcuno pronto a sfruttare le debolezze russe che inevitabilmente si verificheranno, appare abbastanza scontato. Sempre a spese degli altri, ovvio. Posso assicurare che in Siria già si avvertono gli effetti di questi cambiamenti, e non sono buoni segnali.
Nel frattempo c’è chi fino ad oggi ha mantenuto un profilo basso nei confronti di questo macello, ma che certo non ha staccato gli occhi da quanto sta succedendo. La Russia e l’Ucraina rappresentano il principale terreno di transito delle esportazioni via terra dei prodotti cinesi. Davvero pensiamo che la Cina non si muoverà, con ogni probabilità lo sta già facendo, per cercare di stabilire il limite oltre il quale i suoi interessi non subiranno eccessivi danni e i suoi piani di espansione troppi ritardi? Staremo a vedere, ma basta andare un attimo sui canali internazionali in lingua inglese dei vari Paesi; in quello cinese, CGTN, la situazione in Ucraina è certo al centro delle notizie, ma lo spazio concesso a questo nefasto evento è molto più limitato rispetto alle altre TV, tipo AL Jazeera, BBC, Euronews eccetera. Gli stessi servizi sono piuttosto diversi dedicando maggiore attenzione ad altri temi, più “interni”. Di recente è passata un’intervista ad alcuni combattenti stranieri che si arruolano con le forze ucraine e che durante le interviste si esprimono come farebbe Rambo nei suoi film. Diciamo giusto l’essenziale, con la consueta “moderatezza” e con qualche frecciatina. In pratica, un certo distacco come d’abitudine, ma certo non disinteresse.
Insomma, questa sporca guerra dimostra ancora una volta come del resto qualsiasi altra, che poco importa se la gente ci lascia la pelle oppure rimane senza niente e costretta scappare dove può. Tutti i conflitti nascono e si combattono per sporche ragioni che le persone normali non hanno mai alcuna convenienza ad accettare, ma purtroppo sono costrette a vivere sulla propria pelle. Carta vince e carta perde….solo che a perdere sono sempre quelli. Se ce ne rendessimo un po’ più conto e ne avessimo maggiore coscienza, forse ci ribelleremmo prima che queste disgrazie accadano.

Docbrino