Emergenza educatori servizi socio assistenziali: pagheranno i cittadini e i lavoratori che perderanno il lavoro. “La politica agisca”

Gli errori si pagano, ma non sempre a pagare sono quelli che hanno determinato il danno. E’ questo il caso delle conseguenze della sentenza di annullamento da parte del Tar di Trieste della delibera n° 1213 della Direzione Salute che forniva “Indicazioni per garantire la continuità e la qualità delle funzioni socioeducative nei servizi sociali territoriali”. Come FriuliSera ne avevamo parlato il 30 dicembre scorso e, ora, la situazione che si è creata rischia di aggravare la carenza già significativa di figure professionali educative in tutti i settori dell’integrazione socio sanitaria (dalle comunità per minori, ai servizi legati al tema disabilità, anziani, dipendenze patologiche, salute mentale) fino ai servizi legati al “sistema scuola” (sostegno scolastico, servizi doposcuola, etc). Una situazione non di semplice e rapida soluzione che abbiamo voluto approfondire chiedendo lumi e un commento al Presidente LegacoopSociali  nonchè vice presidente Vicario di Legacoop Fvg Paolo Felice che, in via preliminare, ha voluto evidenziare come in realtà quanto avvenuto sia: “una “emergenza” che “urliamo”, come cooperazione sociale e terzo settore, da anni oramai senza tuttavia trovare un adeguato riscontro politico”. L’emergenza, puntualizza Felice, non riguarda però solo la cooperazione sociale, il problema degli educatori non è un problema della cooperazione sociale, ma è un drammatico problema dei cittadini e quindi dei beneficiari dei servizi sociali che si vedranno sospesi i servizi per i quali si sono rivolti al servizio pubblico. Stiamo parlando di servizi pubblici essenziali che pretendono di essere garantiti. Da questo punto di vista, aggiunge il presidente di Legacoop sociali, non possiamo non rilevare come nel corso degli ultimi anni si stia disegnando, all’interno dei servizi di welfare, una parabola discendente che, a causa della carenza dei professionisti della sanità e del sociale e anche a causa di scelte politiche nazionali non sempre condivisibili, vedrà una diminuzione della qualità dei servizi erogati. Dobbiamo avere la consapevolezza, prosegue Paolo Felice, che il ricorso a continue deroghe nella scelta dei professionisti della cura (vedi il caso del ricorso agli infermieri stranieri), se condivisibile in un contesto emergenziale, rappresenta comunque un abbassare, lentamente ma continuamente, l’asticella del nostro welfare state. Ai cittadini e ai corpi intermedi, in primis il sistema della cooperazione sociale, l’onere e l’onore, nei mesi e negli anni a venire, Prosegue il rappresentante della cooperazione, di contrastare questo scenario critico attraverso un confronto politico autorevole e fermo, sia a livello nazionale che regionale.

Fin qui il commento generale sulla situazione ma poi il presidente di Legacoop Sociali entra nello specifico: “A seguito dell’annullamento della delibera, la preoccupazione sia dei Servizi sociali che della cooperazione sociale e del Terzo Settore in generale è altissima. In assenza delle aperture che la delibera permetteva rispetto ai possibili profili esercitanti le mansioni socioeducative, aggiunge Paolo Felice, la sospensione di alcuni servizi o la creazione di liste di attesa per i beneficiari è purtroppo certa. In attesa che la Regione decida se e come procedere nei confronti della sentenza del TAR FVG, spiega ancora il presidente delle coop sociali, il confronto con gli assessorati competenti continua (Direzione lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia e Direzione salute) e la questione educatori è stata posta all’attenzione delle commissioni parlamentari competenti, al pari della Conferenza Stato Regioni che è presieduta dal Presidente Fedriga”. “In generale parliamo di soluzioni comunque a medio periodo, aggiunge Paolo Felice,  la più rapida sarebbe una sospensiva del Consiglio di Stato che potrebbe essere sentenziata nell’arco di 2/3 mesi dal ricorso della nostra Regione; pertanto le criticità più immediate restano, da un lato, l’erogazione di servizi socioeducativi, sia per la fascia 0-6 anni che per la fascia over 6 anni, dall’altro la “gestione” del personale assunto in forza della delibera che, salvo la possibilità da parte delle cooperative di utilizzarlo in altri attività, rischia di essere licenziato (in questo caso per le cooperative c’è il danno oltre la beffa dell’annullamento della delibera ossia anche il pagamento del ticket previsto dalla normativa vigente)”. “Ovviamente la situazione venutasi a creare limiterà fortemente anche le progettualità legate al PNRR che vedevano un potenziamento dei servizi educativi. Se poi facciamo una riflessione più ampia rispetto al tema educatori, guardando quindi agli scenari di altre professioni (come gli infermieri, gli oss, i medici), non possiamo non evidenziare due ulteriori elementi, aggiunge il Presidente delle coop sociali: Il drammatico errore politico a livello nazionale, negli ultimi decenni, nella pianificazione della formazione dei professionisti dell’area sociosanitaria; errore politico al quale segue anche, ora, l’impossibilità frequente da parte delle università di gestire eventuali incrementi significativi e a breve termine dei professionisti in formazione”. In sostanza spiega Felice, il contesto attuale è caratterizzato da una crisi delle vocazioni verso le professioni di cura: questo è un tema centrale che si legge in maniera trasversale su quasi tutte le figure professionali ed è una questione che deve essere affrontata politicamente immediatamente, con grande anticipo, per evitare, oltre alle errate pianificazioni del passato, anche la certezza di un “inverno” del sistema di welfare nazionale e regionale”.

 

Allarme della cooperazione sociale: Servizi socioeducativi a rischio chiusura