“flash-mob” sul fiume But dei giovani di Legambiente. Chiedono di rimettere gli striscioni per Regeni e di togliere invece gli sbarramenti “abusivi” sui fiumi
Poco dopo aver ricevuto una delle “bandiere nere” assegnate da Legambiente nell’ambito della campagna “Carovana delle Alpi”, il Presidente della Giunta Regionale del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, si è reso protagonista, com’è noto, della deplorevole decisione di far rimuovere dagli edifici della Regione gli striscioni che chiedono “verità e giustizia per Giulio Regeni”.
All’indignazione e alle proteste seguite in tutta Italia si è aggiunta anche la contestazione dei giovani di Legambiente, protagonisti, qualche giorno fa, di un “flash-mob” sul fiume But, uno dei principali affluenti montani del Tagliamento, che attraversa un territorio fortemente colpito dall’alluvione dell’ottobre scorso. Muniti di cartelli i volontari, impegnati in attività di manutenzione del territorio, si sono piazzati sopra uno sbarramento artificiale che ha lo scopo di convogliare tutte le acque verso la presa di una centrale idroelettrica privata, creando non pochi problemi di carattere paesaggistico, ambientale ed idraulico.
Lo sbarramento, lungo oltre quattrocento metri e alto fino a tre, si trova in Comune di Arta Terme, subito a valle degli stabilimenti termali ed è costituito non solo da ghiaie e materiali inerti presenti nell’alveo, ma anche da grandi massi di scogliera, gli stessi che si utilizzano per le difese degli argini. La sua presenza era già stata contestata dalle associazioni ambientaliste qualche anno fa, sia per il mancato rispetto del minimo deflusso vitale, sia per gli aspetti paesaggistici, sia per i potenziali pericoli in caso di piene del fiume. Nonostante le segnalazioni, la “diga” svolgeva le sue funzioni anche lo scorso 28 ottobre, quando iniziò l’alluvione “Vaia”, concorrendo all’innalzamento del livello delle acque che ha comportato la distruzione di un tratto della pista ciclabile regionale n. 8 situata sulla riva destra del fiume.
Legambiente denuncia che, a pochi mesi di distanza dal disastro, lo sbarramento sia stato nuovamente ripristinato, non si capisce se con un’autorizzazione o con la semplice “tolleranza” delle autorità. Sta di fatto che questa vicenda e l’esistenza di queste opere smentiscono una volta di più Massimiliano Fedriga che, in occasione di un incontro con gli amministratori locali e la protezione civile regionale, svoltosi a Ravascletto il 1 dicembre scorso, aveva ignorato il problema dei cambiamenti climatici e si era scagliato (come del resto il Ministro dell’Interno, capo del suo stesso partito) contro il “folle ambientalismo”, indicandolo come un sicuro responsabile dei disastri verificatisi alla fine di ottobre.
Fedriga, toccando demagogicamente anche tasti patetici, aveva criticato quegli ambientalisti che, “alzando la mano dal salotto”, avrebbero a suo dire il potere di impedire “di togliere la ghiaia dai fiumi”. Ecco adesso lui può farlo!