Fontanini rimpasta la sua giunta. Ma la destra di Salmè lo accusa di tradimento. “E’ un piccolo Badoglio”

Salmè e Fontanini ai tempi dell’accordo

Un colpo al cerchio e uno alla botte, si potrebbe sintetizzare così il comportamento del sindaco Fontanini che in meno di 10 giorni prima soddisfa le richieste della destra che gli ha consentito di prevalere alle elezioni negando sala Ajace al convegno sul fine vita di Beppino Englaro, ma poi revoca le deleghe a Daniela Perissutti compagna di Stefano Salmè leader della ultradestra udinese che si sente tradito.  Nel giro d’aria è finito anche Paolo Pizzocaro. Tutti e due gli assessori avrebbero saputo della rimozione attraverso una asettica lettera del Sindaco consegnata dai messi comunali mentre erano nei propri rispettivi uffici. Un modulo prestampato di revoca deleghe, così tutti e due lamentano la mancanza di rispetto e di un colloquio diretto. I due vengono sostituiti da Giulia Manzan, segretaria politica di Autonomia responsabile, che si occuperà di pianificazione e progetti europei, e da Antonio Falcone (di progetto Fvg) che ottiene invece la delega allo Sport. Operazioni di rimpasto per futura memoria.  La revoca però ha avuto una coda di polemiche che siamo certi proseguirà nei prossimi giorni e che, nello stile di Fontanini, verrà affrontata .. senza affrontarla. La Perissutti ha scritto una nota nella quale parla di ambiente turbato da dissidi e lotte interne alla maggioranza accusando senza mezzi termini Fontanini di aver dapprima parlato di gratitudine per la vittoria al ballottaggio e poi di non averle neanche parlato o telefonato per avvisarla della revoca. Di stesso tenore il commento dell’ormai ex assessore Pizzocaro. “Non contesto la scelta, politicamente posso capirla – spiega – ma sono mancati il rapporto umano e la riconoscenza”. Ovviamente Fontanini respinge le accuse sostenendo che il cambio era stato esplicitato più volte durante gli incontri di maggioranza. Caustico il Dem Vincenzo Martines già candidato sindaco per il centrosinistra che perse con Fontanini proprio per alcune decine di voti riconducibili alla destra “civica” di Salmè. «Fontanini – prosegue Martines – nel suo discorso solenne di insediamento, aveva come primo punto ringraziato Salmè, per riconoscergli il ruolo nel risicato successo elettorale. Mi pare che dopo un anno e mezzo di giunta Fontanini si possa cominciare a dire che, alla fine, questo sarà stato il peggior sindaco della storia repubblicana di Udine. Lo dimostreremo, anche se il prezzo da pagare per la credibilità e funzionalità della città, sarà alto. Intanto continua lo sbriciolamento della maggioranza, messa su senza un progetto, che non fosse farsi trasportare dal vento sovranista, come lo stesso Salmè ammette». «L’estrema destra di Salmè infinocchiata da Fontanini, dice Martines, voi capite che io, personalmente, avrei parecchie cose da dire sul rimpasto di giunta a Udine e alcune le ho già dette, ma Salmè, dico Salmè, a capo di una destra estrema infinocchiata da Fontanini, si esprime con argomentazioni che val la pena di leggere». Il riferimento è alle pesantissime accuse di tradimento rivolte da Salmè a Fontanini che si spinge a chiedere le dimissioni del Sindaco: «Oggi, dopo essere stati determinanti per la sua vittoria, veniamo vigliaccamente “scaricati”. Il sindaco ha tradito la parola data ai nostri elettori, che avevano avuto garanzia dal sindaco di essere “rappresentati” nella futura giunta. Il sindaco ha tradito lo spirito stesso della logica dell’”elezione diretta del sindaco. Come un piccolo Badoglio – aggiunge Salmè –, prima vince con i voti della destra udinese, poi tratta per mesi un rimpasto, mentre contestualmente continua a rassicurarci sulla sua lealtà al patto elettorale, per poi infine annunciare sulla stampa il suo tradimento (la vergogna era tanta e si è ben guardato dal dircelo in faccia) chiosa Salmè. Questo metodo di far politica avrà anche permesso a Fontanini di navigare nella politica per 35 anni, ma ha sicuramente nauseato i cittadini». «L’uomo solo al comando – incalza Salmè – è oggi semplicemente solo, accerchiato, in una città che lo percepisce come un corpo estraneo alla sua cultura, alla sua tradizione politica, dove il comando è affidato a pochi consiglieri comunali che sono riusciti con il ricatto politico ad ottenere le chiavi dell’amministrazione. La maggioranza consiliare ritrovata grazie al tradimento, si abbarbica nel “Palazzo”, per la paura di doversi confrontare con i cittadini. Nell’ultima riunione farsa (quella dove il sindaco friulanista ha sentito il bisogno di chiamare a protezione i vertici triestini), il sindaco, in risposta alle contestazioni, gesticolava nervosamente parlando delle “riviste americane” che magnificano la “sua Udine”. Chiuso nel bunker con i suoi “generali”, il sindaco ha perso completamente il senso della realtà della nostra città». Parole senz’appello quelle di Salmè che ci manca poco intoni la famosa Badogliede, la canzone partigiana su Badoglio. Speriamo non lo faccia perchè quel testo è patrimonio della Resistenza. Ma qualcuno sui social, fra il serio e il faceto, afferma che tutto sommato gli si potrebbe concedere la prima strofa, perchè in quella c’è un fondo di verità visto i soggetti in campo: così recita:

“O Badoglio, o Pietro Badoglio
ingrassato dal Fascio Littorio,
col tuo degno compare Vittorio
ci hai già rotto abbastanza i coglion”.