Contestato progetto Polo Young a Pordenone: Furio Honsell in merito alle ultime dichiarazioni del Sindaco Ciriani

La vicenda  è quella dell’abbattimento di 53 tigli storici  per fare spazio ad un megacentro sportivo Polo Young a Pordenone come fortemente voluto dal sindaco Ciriani, scelta alla quale si oppongono comitati di cittadini e Legambiente. Una vicenda approdata nelle aule di tribunale. “Le dichiarazioni intimidatorie nei confronti dei propri cittadini da parte del Sindaco di Pordenone Ciriani sono da condannare, così in una nota  Furio Honsell, Consigliere Regionale di Open Sinistra FVG per la circoscrizione di Pordenone. Purtroppo in un numero sempre maggiore di situazioni, prosegue Honsell,  assistiamo a tentativi di “criminalizzazione” del dissenso civile con minacce, più o meno negate o velate, di azioni risarcitorie e punitive nei confronti di chi non è d’accordo. Il dialogo con i cittadini non può essere gestito in questo modo dai loro amministratori, o coloro che un domani andranno a chiedere il voto. Il cittadino va sempre rispettato perché è al suo servizio che l’amministratore opera. Non esiste un “interesse” dell’ente che non sia “del cittadino”, come invece purtroppo è stato dichiarato. I fondi PNRR hanno anche un valore simbolico, in quanto fondi ricevuti in compensazione della tragedia del Covid. Pertanto andrebbero usati per opere che promuovono la coesione sociale oltre alla tutela dell’ambiente per le future generazioni. Avviene invece sempre più frequentemente che i fondi PNRR, come a Pordenone così a Trieste nel caso dell’ovovia o del Nuovo Burlo e la pineta di Cattinara, producano solo nuove cementificazioni molto impattanti del tutto sgradite alla cittadinanza, ma molto gradite a progettisti e imprese edili. Auspico che il Sindaco di Pordenone si senta sempre Sindaco di tutti, anche di coloro che lo contestano, e trovi modi più accoglienti di rapportarsi a loro.”

Intanto il fronte del no fa appello al Consiglio  di Stato e in una nota  spiega il perchè della scelta di proiseguire sul terreno giudiziario: “Chi combatte rischia di perdere, ma chi non combatte ha già perso”. E non importa, si
aggiunga a questa famosa frase di Brecht, quanto costa provarci se l’ideale di giustizia è nobile, se si è subito
un grande torto come quello inferto in maniera incrociata, prima da parte dell’amministrazione Ciriani, che ha
calato dall’alto un progetto impattante, e poi dai giudici del TAR Fvg, che hanno sposato in toto le tesi del
Comune, senza motivarle e senza confrontarle con le nostre”. Così si apre  il comunicato stampa del Gruppo il Tiglio Verde e Legambiente Pordenone. “Pertanto – aggiungono – nel corso della partecipata assemblea tenutasi a Villanova in Oratorio (vedremo se anche questa volta qualcuno avrà il coraggio di definire quel luogo come un covo di “comunisti”)
si è deciso di presentare l’Appello al Consiglio di Stato, chiedendo subito la sospensiva, per fermare
l’abbattimento dei 53 tigli storici e sani, per fare spazio al megacentro sportivo denominato Polo Young.
I cittadini contrari al progetto di cementificazione a danno del verde, spacciato per riqualificazione e antidegrado, pur consapevoli dei rischi e delle spese cui andranno incontro hanno scelto di non arrendersi, di
continuare a chiedere giustizia, di mettere in luce le numerose contraddizioni e le violazioni della normativa in
materia ambientale e di tutela dei beni storici, culturali e paesaggistici, esercitate dal Comune.
Il progetto da 23 milioni, si ricorda, è inserito tra quelli di rigenerazione urbana, che attingono ai fondi del
Pnrr, finalizzati sì alla ripresa ma anche al miglioramento ambientale e pertanto non sembra affatto
rispondere al principio del “Do no significant harm (Dnsh)”, ovvero: non determinare significativo danno
all’ambiente. Quel polmone verde, infatti, ogni anno risparmia al quartiere e alla città inquinanti per 340mila
euro, contribuisce dunque in maniera oggettiva alla salute e al benessere. Ma non c’è tempo per aspettare che l’Europa verifichi se ci sia stata o meno una violazione della normativa alla fine dei lavori, nel 2026. Quando ormai i tigli non ci saranno più. Il Comune, inoltre, forte della sentenza compiacente del TAR, ha già annunciato che gli alberi saranno
abbattuti a fine mese e, pertanto, la strada maestra da intraprendere per fermare l’arrivo delle motoseghe è
soltanto quella del ricorso al Consiglio di Stato. In sede di Appello, a Roma, sarà chiesto anche l’accertamento dell’età degli alberi, cosa che il Comune non ha fatto e ha pure negato ai ricorrenti la possibilità di effettuare l’esame di dendrocronologia (che ha un margine di errore di 15 giorni), perché se diventa ufficiale che i tigli hanno più di 70 anni (come testimoniano studi, persone e foto) non si possono toccare: sono tutelati ope legis”.
“A favore dei ricorrenti – conclude la nota – l’assemblea ha anche suggellato un patto di salvaguardia e subito
messo mano al portafoglio: nel giro di pochi minuti sono stati raccolti 2.400 euro. Nei prossimi giorni si terranno altri incontri informativi e per la raccolta di fondi a sostegno delle spese legali”.