Grande idroelettrico. Moretuzzo: «Serve una visione complessiva, non bastano i ristori alle amministrazioni locali»
«Quella del grande idroelettrico è una partita di straordinaria importanza per il futuro della montagna friulana, sono necessari quindi un coinvolgimento forte delle amministrazioni locali e una visione strategica per il futuro di questi territori», afferma il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo, che, con il collega Giampaolo Bidoli, esprime diverse perplessità sulle affermazioni dell’Assessore all’Ambiente Scoccimarro durante la discussione sul regolamento che ha stabilito le modalità di cessione di energia a titolo gratuito da parte dei concessionari di impianti di grande derivazione d’acqua ad uso idroelettrico, approvato dalla Giunta regionale lo scorso dicembre e illustrato oggi (13 gennaio, ndr) in IV Commissione consiliare. Moretuzzo manifesta dubbi innanzitutto rispetto alla visione complessiva della Giunta sulla distribuzione delle risorse derivanti dalla gestione regionale del grande idroelettrico: «Se da una parte ci sembra giusta una politica di ristori ai Comuni sui cui territori impattano le opere di derivazione, dall’altra non ci convince la scelta di destinare non solo l’80% delle risorse derivanti dalla monetizzazione dell’energia ceduta, ma anche l’80% dei canoni, addirittura utilizzando anche le risorse oggi gestite dai BIM, per un importo annuo complessivo che a detta dell’Assessore potrebbe essere di circa 13 milioni di euro. Il rischio molto concreto è che non si realizzino progettualità di tipo comprensoriale, capaci di andare davvero verso politiche di sviluppo locale capaci di generare un impatto positivo. L’acqua è un bene comune, che appartiene a tutti, e deve essere gestita in modo sostenibile e solidale – continua Moretuzzo –. Come ricordato da molte delle persone audite in Commissione, la Regione deve quindi accelerare più possibile sulla costituzione della Società pubblica regionale per la gestione delle grandi derivazioni e avviare i progetti di ripristino delle condizioni di parziale naturalità di alcuni bacini idrici oggi pesantemente impattati dagli impianti esistenti, a partire dal Lago dei tre Comuni e dal bacino montano del Tagliamento».