Il Degrado del suolo certificato dalla realtà e dal rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA)
Diciamo in via preliminare che il degrado del suolo attraverso uno smodato consumo è innanzitutto sotto gli occhi di tutti, in ogni paese o città italiana proliferano ancora asfaltature selvagge e cementificazioni accompagnate dalla distruzione di aree naturali e agricole, operazioni edilizie spesso spacciate come importanti opere di sviluppo che potrebbero facilmente trovare spazio ristrutturando l’esistente. Tutto questo oggi ha un ulteriore strumento d’analisi, il rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, un prodotto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che assicura le attività di monitoraggio del territorio e del consumo di suolo. È infatti compito del Sistema, ai sensi della legge 132/2016, seguire le trasformazioni del territorio e la perdita di suolo naturale, agricolo e seminaturale, inteso come risorsa ambientale essenziale e fondamentalmente non rinnovabile, vitale per il nostro ambiente, il nostro benessere e la nostra stessa economia. Il Rapporto su consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione del nostro territorio, che continuano a causare la perdita di una risorsa fondamentale, il suolo, con le sue funzioni e i relativi servizi ecosistemici. Il Rapporto analizza l’evoluzione del territorio e del consumo di suolo all’interno di un più ampio quadro di analisi delle dinamiche delle aree urbane, agricole e naturali ai diversi livelli, attraverso indicatori utili a valutare le caratteristiche e le tendenze del consumo, della crescita urbana e delle trasformazioni del paesaggio, fornendo valutazioni sull’impatto della crescita della copertura artificiale del suolo, con particolare attenzione alle funzioni naturali perdute o minacciate. Come sempre, i dati completi del consumo del suolo, dello stato di artificializzazione del territorio e delle diverse forme insediative, degli impatti prodotti sui servizi ecosistemici e sullo stato di degrado del suolo, sono rilasciati in formato aperto e liberamente accessibili sul sito dell’ISPRA e del SNPA e rappresentano uno strumento che il Sistema mette a disposizione dell’intera comunità istituzionale e scientifica nazionale. Il Rapporto, la cui valenza è ormai riconosciuta come base conoscitiva a supporto delle diverse politiche e attività sul territorio, costituisce un fondamentale contributo offerto dal SNPA per lo sviluppo del quadro normativo in materia di monitoraggio e di valutazione delle trasformazioni del territorio e dell’ambiente, nonché per supportare le decisioni a livello locale per limitare, mitigare o compensare l’impermeabilizzazione del suolo e per la pianificazione urbanistica e territoriale.
Il Degrado del suolo
La terra è una complessa miscela di suolo, acqua e biodiversità. Lavorando insieme, questi tre elementi creano beni e servizi che forniscono una base per mezzi di sussistenza sostenibili e una convivenza pacifica tra i popoli. Tuttavia, il degrado del suolo mette a rischio la salute, i mezzi di sussistenza e la sicurezza moltissime persone.
Il degrado del suolo è una riduzione o perdita della capacità produttiva biologica ed economica della risorsa del suolo. Spesso, il processo di degrado è indissolubilmente legato alla perdita di biodiversità e agli impatti dei cambiamenti climatici.
Il degrado del territorio – il deterioramento o la perdita della capacità produttiva dei suoli per il presente e il futuro – è una sfida globale che colpisce tutti attraverso l’insicurezza alimentare, l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, i cambiamenti climatici, i rischi ambientali e la perdita di biodiversità e servizi ecosistemici.
Il degrado del suolo sta avvenendo a un ritmo allarmante, contribuendo a un drammatico declino della produttività delle terre coltivate e dei pascoli in tutto il mondo.
Il degrado del suolo è uno dei problemi ambientali più urgenti al mondo e peggiorerà senza una rapida azione correttiva.
Quando la terra viene degradata, il carbonio del suolo e il protossido di azoto vengono rilasciati nell’atmosfera, rendendo il degrado della terra uno dei principali fattori che contribuiscono al cambiamento climatico La comunità internazionale sta lavorando per arrestare e invertire il degrado del suolo, ripristinare gli ecosistemi degradati e gestire in modo sostenibile le nostre risorse attraverso un impegno per la neutralità del degrado del suolo.
Negli ultimi anni l’Italia ha aderito al progetto pilota sulla Land Degradation Neutrality (LDN), promosso dal Segretariato della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione e al programma LDN Target Setting lanciato dallo stesso Segretariato per aiutare e affiancare i paesi nell’individuazione dei target volontari di LDN e nella definizione delle misure associate per il raggiungimento del target 15.3 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, da valutare attraverso l’evoluzione della “Percentuale di territorio degradato su superficie totale del territorio”. Il concetto di LDN risponde a una sfida immediata: intensificare la produzione di cibo, carburante e fibre per soddisfare la domanda futura senza degradare ulteriormente la nostra base di risorse territoriali limitate. In altre parole, LDN immagina un mondo in cui l’attività umana ha un impatto neutro, o addirittura positivo, sulla terra.
Indicatori di degrado del suolo
Il degrado del suolo e del territorio è un fenomeno complesso su cui incidono molti fattori interdipendenti e non vi è consenso scientifico riguardo alle modalità di valutazione di questi fattori, che possono dare esisti diversi a seconda dei processi considerati. L’UNCCD raccomanda l’utilizzo combinato di tre sub-indicatori: la copertura del suolo e suoi cambiamenti nel tempo, la produttività del suolo, il contenuto in carbonio organico (Soil Organic Carbon, SOC), suggerendo comunque la possibilità di integrare altri sotto indicatori specifici a livello di singolo Paese.
A tal fine, viene di seguito presentata una prima serie di indicatori, sicuramente ancora parziale e che non tiene conto di altri importanti fenomeni di degrado del suolo quali la salinizzazione, la contaminazione (diffusa e/o puntuale) o la compattazione, ma che contribuisce a costruire un quadro valutativo sul degrado, valutabile utilizzando dati disponibili a livello nazionale o europeo. Di conseguenza si propone un approccio basato su diversi indicatori basati su:
1. Cambiamenti di copertura del suolo
3. Perdita di carbonio organico
4. Perdita di qualità degli habitat
6. Altri fattori legati alla copertura artificiale e alla presenza di aree percorse dal fuoco
Il degrado viene valutato analizzando la variazione dei sotto indicatori, evidenziando la percentuale relativa alle aree in cui è stato registrato un aumento di degrado, utilizzando come anno di riferimento iniziale il 2012 e come periodo di analisi i sei anni successivi fino al 2018. Il degrado complessivo viene derivato dall’integrazione dei diversi sotto indicatori con il criterio The One Out, All Out (UNCCD).
Report Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici. Edizione 2024