Disabili lasciati soli: inapplicata da 13 regioni la legge sul “Dopo di Noi”, fra le inadempienti le paladine dell’autonomia differenziata Veneto e Lombardia

In questi giorni è stata pubblicata la Relazione della Corte dei Conti sull’attuazione delle misure previste dalla legge n. 112/2016 (sul Durante e il Dopo di Noi). In sostanza dopo sei anni, la Corte dei Conti restituisce il flop dell’attuazione di una legge che era invece necessaria, attesissima e innovativa. Una situazione che ben fotografa il generale disinteresse di gran parte della politica per i più deboli dato che su venti Regioni ben 13 non hanno nei fatti attuato le norme e speso i denari previsti. Il Fvg  assieme ad Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Toscana e Piemonte, per fortuna è fra le virtuose, mentre Veneto e Lombardia, paladine dell’Autonomia differenziata non sono state in grado o non hanno voluto attuare le norme e spendere i soldi previsti dallo Stato per i loro cittadini disabili. Le altre inadempienti sono: Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria, Valle D’Aosta. La Relazione è stata adottata con delibera del 23 dicembre scorso n. 55/2022/G ed è una chiave di lettura integrativa rispetto alla Relazione sulla Legge che il Governo deve trasmettere al Parlamento entro il 30 giugno di ogni anno e che guarda più agli interventi posti in essere: relazione, però, che manca da oltre tre anni. Secondo la Corte dei Conti oggi in sostanza sul Dopo di Noi abbiamo ancora da spendere oltre 216,5 milioni di euro, più di tre volte l’attuale valore annuale del Fondo. Un dato che fa riflettere sulla capacità di progettare interventi, ma anche di rendicontarli. A ciò si aggiunga che ormai sono divenute indisponibili, perché dopo essere state conservate in conto residui per molti anni sono andate in c.d. “perenzione amministrativa”: al 2021 risultano andati persi 4,75 milioni di euro ma molti altri sono in procinto di diventare non più utilizzabili. Cerchiamo di approfondire la vicenda: La legge 112/2016 sul “Dopo di Noi” si rivolge alle persone affette da disabilità grave prive di entrambi i genitori o che non possono contare sul sostegno della propria famiglia. Stiamo parlando di disabilità grave per la quale sia necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, che può riguardare sia i disabili mentali che quelle persone che per menomazioni o disfunzionalità fisiche o anche solo per vecchiaia non sono o non sono più autosufficienti. Una norma di civiltà che rischia di essere inficiata alla perniciosa incapacità d’azione della pubblica amministrazione. L’ISTAT stima che nel nostro Paese le persone con disabilità –grave e non– siano complessivamente 3 milioni e 150 mila, pari a oltre il 5% della popolazione. In massima parte anziani, quasi 1 over 75 su due (il 22% della popolazione in quella fascia di età) e, di questi, quasi 1 milione sono donne. A livello territoriale, la disabilità si concentra soprattutto nelle isole (6,5%) con la Sardegna che ha l’incidenza più alta rispetto alla sua popolazione (7,9%). Quasi un terzo (29%) delle persone con disabilità vive sola, il 27,4% con il coniuge, il 16,2% con il coniuge e i figli, il 7,4% con i figli e senza coniuge, il 9% con uno o entrambi i genitori, il restante 11% vive invece in altre tipologie di nucleo familiare. Ad essere particolarmente vulnerabili sono soprattutto coloro che hanno disabilità complesse, che vivono soli o con genitori anziani. Per dare risposta a questa situazione era nata la norma nel 2016 per superare quello che lo scandaloso scarico di responsabilità sulle famiglie che sono le principali incaricate dell’assistenza, dell’ospitalità e dell’accompagnamento del proprio parente con disabilità, con pesanti aggravi fisici e psicologici sulla loro quotidianità e con grandi difficoltà economiche e burocratiche. Difficoltà che diventano ancora più critiche per quelle persone con disabilità che, una volta venuto a mancare il nucleo d’origine, rischiano di avere come unica soluzione quella di vivere in strutture residenziali non scelte o sconosciute, magari all’improvviso senza aver ancora elaborato o sperimentato il distacco dai genitori. Ed è proprio per venire incontro a quelle persone con disabilità gravi che perdono i propri cari che nel 2016 era stata approvata la legge dal titolo esplicativo: “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”, emanata in attuazione dei principi della Costituzione, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità che utilizza l’espressione “dopo di noi” per dare maggior valore alle forti problematiche che riguardano la vita delle persone con disabilità grave dopo la scomparsa dei genitori/familiari. Uno dei principali strumenti introdotti dalla legge è il Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (art. 3), le cui modalità di accesso sono regolate dal decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 23 novembre 2016. Attraverso tale fondo, ripartito alle regioni con appositi decreti ministeriali, possono essere finanziate diverse tipologie di misure come: percorsi programmati di accompagnamento per l’uscita dal nucleo familiare di origine; interventi di supporto alla domiciliarità; programmi per il raggiungimento del maggior livello di autonomia possibile; interventi di realizzazione di soluzioni di alloggio innovative; interventi di permanenza temporanea in una soluzione abitativa extra-familiare. A distanza di oltre 6 anni e mezzo dall’approvazione della legge, quali sono i principali risultati prodotti dal fondo? A dircelo è la recente Analisi conclusiva, approvata con Delibera n. 55/2022/G, che la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha condotto sull’attuazione delle misure volte al benessere, la piena inclusione sociale e l’autonomia delle persone con disabilità grave prive di sostegno familiare, previste nel “Fondo Dopo di Noi”. Il risultato è devastante dei circa 466 milioni di euro stanziati tra il 2016 e il 2022 per l’autonomia e l’inclusione delle persone con disabilità grave e senza sostegno famigliare, la Corte dei conti certifica che soltanto 240 milioni di euro sono stati effettivamente trasferiti alle Regioni a causa della mancata rendicontazione dell’effettiva attribuzione delle risorse ai destinatari (la Conferenza Unificata, nella seduta del 30 novembre 2022, ha formalizzato l’intesa sullo schema di decreto di riparto del Fondo, che per l’annualità 2022 sarà di 76,1 milioni di €. Si attende che il provvedimento sia registrato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale). Solamente 6 Regioni, Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Toscana e Piemonte, risultano aver ricevuto tutte le somme complessivamente assegnate, mentre le altre che non hanno rendicontato hanno riscosso solo in parte le quote spettanti. Scrive la Corte:” Ben tredici Regioni non hanno ricevuto le quote delle risorse assegnate per il 2020 (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria, Valle D’Aosta e Veneto). Per sette di dette Regioni non risulta inviata la rendicontazione delle risorse trasferite nel 2018, mentre altre due hanno solo parzialmente rendicontato le risorse utilizzate (Liguria, Marche)”. Inadempienze regionali che destano non poche preoccupazioni in vista dell’investimento del PNRR sui “Percorsi di autonomia per persone con disabilità”. La Magistratura contabile rileva inoltre come “il numero dei beneficiari, tra i 100 e i 150 mila, sia stato stimato in modo solo indiretto e parziale (percezione di pensione di invalidità con indennità di accompagnamento) e senza prendere in considerazione i bisogni da soddisfare. In concreto, i bisogni da soddisfare sono stati individuati sulla base degli stanziamenti di bilancio, secondo un processo contrario a quello proprio di un corretto processo di programmazione”. La Corte dei conti ammette che “la mancanza di strumenti idonei ad arginare prontamente i ritardi e a superare le inadempienze delle Regioni non ha consentito, finora, di verificare che le risorse stanziate nel bilancio dello Stato siano state interamente utilizzate allo scopo e nei tempi programmati”. E per suffragare la débâcle nell’applicazione della legge “Dopo di Noi” la Corte dei conti scrive che “il raffronto tra il numero dei beneficiari effettivi delle prestazioni erogate (pari a 8.424 soggetti, secondo gli ultimi -ed unici- dati disponibili) con la platea potenziale dei destinatari (stimati tra i 100.000 e i 150.000 soggetti nella relazione tecnica alla legge n. 112/2016), evidenzia come solo in minima parte siano state soddisfatte le esigenze di cui la stessa legge si era fatta carico. Aggiungendo che: “allo stato attuale, risulta tuttavia difficile pretendere dalle Regioni, nella prestazione dei servizi previsti dalla legge n. 112/2021, l’assicurazione del raggiungimento di risultati che non siano stati definiti come livelli essenziali delle prestazioni”. In assenza di controlli idonei a verificare, su tutto il territorio nazionale, la corretta e completa attuazione della norma e, soprattutto, senza i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) da garantire alle persone con disabilità, la Corte dei conti ci dice -insomma– che risulterà impossibile arrivare ad una corretta e completa attuazione della norma. A questo punto alcune considerazioni sorgono spontanee: Coloro che si agitano per voler arrivare quanto prima ad una “autonomia differenziata” avranno letto queste raccomandazioni della Magistratura contabile, fra l’altro Lombardia e Veneto principali sponsor dell’autonomia sono fra le Regioni che non hanno attuato la legge. (fonti: Corte dei conti  ed agenzia Pressenza)

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