Intervista alla poetessa Lucrezia Lombardo
La poesia “Delta”
Delta- indeterminazione di moto della particella.
Delta- indeterminazione della posizione della particella.
Delta, mio cuore,
la costante in cui si ricongiungono occhi
assetati e stanchi di guardare,
occhi affamati di una luce che non contengono:
Δx⋅Δp ≥ h/2
Io sono l’incertezza che tempra l’universo,
la sua instabilità è il tocco lieve e in bilico
dell’aversi.
Svapora il fiume nel secco letto,
corrono all’impazzata le onde e
nel loro grembo i pensieri si spostano
forando pareti,
mentre i corpi inciampano in occasionali amori
prima di dissolversi tra le nuvole.
Delta- fulcro armonico del cono d’ombra:
ombra
specchio su cui tutto riverbera,
ma stasera
c’accenda la minuta certezza
del calore di un noi.
Biografia poetica di Lucrezia Lombardo
Lucrezia Lombardo si è laureata in Scienze Filosofiche a Firenze con il massimo dei voti e attualmente è docente di Storia e Filosofia in un liceo e di Storia della Filosofia contemporanea presso alcuni atenei privati.
La Dott.ssa Lombardo affianca all’insegnamento una vasta attività letteraria ricca di premi e riconoscimenti, ai quali vanno ad aggiungersi anche le collaborazioni per Riviste letterarie internazionali, la pubblicazione di racconti e anche di un romanzo, “Kinder” . Lombardo è anche responsabile del blog culturale “ColtivarCultura” del quotidiano ArezzoNotizie.
Nel biennio 2020-2022 è stata co-dirigente della Galleria d’arte contemporanea e centro culturale polifunzionale “Ambigua” di Arezzo, oltre ad essersi occupata di curatele presso alcuni Enti e musei.
È anche autrice di opere di saggistica, come “Due saggi dirompenti. La Repubblica delle occasioni risolutive e il processo coscienziale” , che è stato finalista al Salone del Libro di Torino nel 2022.
Nel 2017, Lombardo ha pubblicato le raccolte poetiche: “La Visita” e ”La Nevicata” e poi “Solitudine di esistenze” e “Paradosso della ricompensa” l’anno seguente. Negli anni successivi, altre sue raccolte sono state date: “Apologia della sorte” nel 2019, “In un metro quadro” nel 2020, “Amor Mundi” e “Cercando il mezzogiorno” nel 2021.
Lombardo ha ricevuto il Premio Casentino 2020, è risultata essere al terzo posto in occasione del Premio Lunezia 2021 e al secondo al Premio letterario Taget, ha vinto il Premio della critica al San Domenichino 2022 e il Premio Lara Pasquini al Concorso letterario Casentino 2022.
Nel 2021 ha ricevuto il Primo premio per la poesia inedita in occasione del La Ginestra di Firenze, che due anni dopo la vedrà anche vincitrice del Premio speciale della giuria per la saggistica.
Nel 2022, Lombardo ha pubblicato la silloge poetica “L’errore della luce”, ha anche meritato il Premio speciale della giuria al Premio Ossi di seppia, mentre al 2023 risale l’uscita di altre sue sillogi poetiche: “La venditrice di menta”, “L’approdo dei sogni” e “Il gelsomino indiano”. Lo stesso anno, la poetessa ha ricevuto anche il Premio letterario Giulio Salvadori e il Premio del Presidente di giuria al Concorso Alda Merini per la sezione poesia inedita.
Nello stesso anno Lombardo è stata anche tra i poeti selezionati e protagonisti del Festival di Poesia Ariel LericiPea, oltre a venir selezionata per l’antologia del Premio Walter Mauro – narrativa inedita – e a ricevere la Menzione speciale al Premio Santucce Storm 2023.
Ai numerosi premi e riconoscimenti ottenuti si aggiungono ancora molte menzioni d’onore dei quali la poetessa è stata insignita nel corso degli anni.
Recensioni e inediti delle opere di Lombardo sono comparsi in Riviste letterarie come “Atelier Poesia”, “Gradiva n.55” , nella Rivista internazionale di poesia romena “POEZIA” , ma anche all’interno di vari blog, come “Alma poesia”, “Sololibri.net”, “Les fleurs du mal”, oltre che in quotidiani nazionali come “Il Corriere della Sera” e “la Repubblica”.
Alla sua attività letteraria è stata anche già dedicata una tesi di laurea discussa da Sofia Doni presso l’Università degli Studi di Firenze nel 2023.
Intervista
1) Buon giorno e grazie per esser qui oggi. Potremmo iniziare con una tua riflessione sul linguaggio; secondo te, qual è il suo ruolo in relazione alla poetica dei giorni nostri e al Demodeismo?
Buon giorno e grazie a voi. Il presente è – a parere di molti – un’epoca di crisi in cui l’instabilità e il crollo delle certezze affliggono ogni ambito: dalla sfera politica, al settore economico, educativo, non risparmiando neppure l’arte, la cultura e la scienza. Anche il linguaggio è in crisi e questo è, in un certo senso, un ottimo esempio da analizzare per comprendere meglio “lo spirito” dell’epoca in cui siamo immersi.
In uno scenario come quello odierno, anche il linguaggio è colpito da quella crisi che deriva dallo stallo che il postmoderno ha inflitto alla parola, sostenendo che tutto fosse già stato detto, tanto che, al poeta e all’artista in generale, non restava che “rifarsi al prima” , in una dimensione ludica e volutamente frammentaria, in quanto in opposizione alle ideologie totalitarie che avevano tristemente segnato il Novecento. Figlio di tale impostazione, il linguaggio – e quello poetico in particolare – ha vissuto una fase di stallo che l’ha portato a sganciarsi da contenuti davvero autentici o dirompenti: si è oscillato, difatti, tra una poesia solipsistica, iper-sentimentale, concettuale, fredda, egotica e una poesia iper-sentimentale, sdolcinata, ampollosa, pleonastica. Entrambe le tendenze sono tuttavia figlie di un’assenza di contenuti e di una mancanza di esperienze vere, carnali, da parte dei “presunti poeti”.
Diciamo che la poesia, negli ultimi cinquant’anni, ha perduto la stoffa, proprio in quanto è stata fatta dai figli del benessere e del consumismo, oltre che da uomini e donne eredi dell’idea che la trasgressione – derivata dalla liberazione sessuale del Sessantotto – fosse il centro propulsore dell’arte. Tutto questo, in realtà, non ha nulla di rivoluzionario ed è piuttosto reazionario nell’essenza.
Il linguaggio, allora, stufo dell’uso commerciale, consumistico e acritico, che di esso è stato fatto per anni, è sopravvissuto esclusivamente in quello scrivere capace di risonanza empatica verso gli altri e il mondo, oltre che in quello scrivere capace d’interrogare il nostro tempo in maniera scomoda, tanto da ergere prospettive economiche nuove.
Il Demodeismo, in tal senso, è un movimento poetico di rottura che si crea dopo “anni di buio” e che vuole ricreare – in modo non definitivo e innovativo – un legame con il passato (a differenza della poetica iper-sperimentale oggi di moda), che tuttavia reinterpreti la tradizione alla luce delle sfide odierne e del sentire dell’uomo contemporaneo.
2) Qual è, a tuo avviso, il rapporto tra intelligenza artificiale e Demodeismo?
Il cuore della questione è proprio questo: il rapporto tra uomo e intelligenza artificiale. Su tale impellente interrogativo si gioca infatti la partita più importante degli ultimi tempi: quella per la libertà.
Il libero arbitrio si fonda sul rischio e sull’imprevedibilità, contemplando calcolo ed emozione commisti. Si sceglie per interesse, ma si sceglie anche per amore, perdonando, per esempio, l’imperdonabile. Questo mette in luce la natura umana: contraddittoria e perciò libera e capace di creare e porre in essere nuovi vizi. Il mondo odierno, invece, è ossessionato da un delirio di perfezione. Un delirio che si basa sulla volontà di sconfiggere definitivamente la natura e, dunque, l’imprevedibilità e la vulnerabilità che essa porta in sé…Basti pensare al nostro corpo, fonte di vita, ma anche di morte allorchè si ammala e s’indebolisce…Il mondo com’era rischia perciò di essere trasformato in un gigantesco algoritmo, programmato dall’alto ed espropriato di ogni forza creativa, per quanto funzionale. Questa idea si lega, altresì, al delirio di controllo derivante da una visione ordinatrice ed accentratrice, che intende assoggettare il vivente e riprogrammarlo in direzione dell’ottimizzazione. Il Demodeismo, nel silenzio intellettuale dilagante – sebbene mai come oggi dovrebbero tuonare le teorie critiche – rappresenta una forma di resistenza all’ibridazione, un rifiuto della tendenza – posta come ineludibile – che sta conducendo alla morte dell’umanità in quanto “specie senziente, viva e cosciente”, a vantaggio delle macchine e del sistema di fabbrica, mentre tutt’intorno dominano le macerie delle guerre.
3) Puoi dirci come è nata la tua poesia “Delta” e cosa vorresti comunicare attraverso di essa?
“Delta” è nata come un grido e come una dichiarazione d’impossibilità. Mi riferisco all’impossibilità di restare umani – capaci di amare e fallire – dinnanzi al dilagare di una realtà virtuale e meccanica in crescita e che sta strappando agli individui ogni capacità empatica.
“Delta” è anche un esperimento sonoro, oltre che visivo, e vuole creare un ponte tra il linguaggio classico-poetico e quello delle scienze esatte, che dominano oggi l’universo empirico, semantico e cognitivo. Nell’era in cui si affaccia, come possibilità reale, una nuova forma d’intelligenza – quella artificiale – la poesia “Delta” vuole essere l’esempio di un uso estremo del linguaggio poetico-immaginativo, così da interrogare la parola dall’interno e sondare se, davvero, si possa fare poesia anche in relazione all’universo quantitativo che sta imperando.
Il testo vuole altresì essere una provocazione, dinnanzi alla possibilità concreta (e raggiunta) che vede l’intelligenza artificiale capace di produzioni scritte, finanche in versi. Se l’IA diventa in grado di “creare” versi, seppure grazie a una serie innumerevole di algoritmi, allora l’uomo è chiamato a lottare per affermare e difendere la propria specificità, se non vuole essere ridotto al rango di mera cosa. Il testo si conclude infatti con l’affermazione disperata di quella carnalità che si sottrae alla reiterazione meccanica e simboleggiata dal termine Noi. Concetto, quest’ultimo, che allude a una dimensione relazionale autentica, la sola che gli algoritmi non potranno possedere né raggiungere, poiché essi saranno in grado d’imitare l’universo umano e senziente, ma non riusciranno mai a provare la comunione d’amore del Noi.
Anna Maria Grattarola