La Regione del marchio “io sono Fvg” è maschia: non è terra per donne. Bocciata la norma sulla parità di genere nelle liste elettorali

Il Friuli Venezia giulia non è terra per donne. Anche se la nostra regione è popolata in maggioranza “dall’altra metà del cielo” i segnali di disattenzione, quando non di attenzione mendace da parte di certa  politica, sono ancora forti e affermano che  la politica è “cosa” per uomini. I segnali sono tanti e tutti concentrabili nella giornata di ieri. Il Comune di Udine, con un errore clamoroso, ma che  dice molto quantomeno sull’attenzione che viene posta a certi temi, promoziona sui social la “Giornata mondiale contro le donne”, certo un paradossale refuso rapidamente corretto, ma che se lo affianchiamo alla bocciatura, sempre avvenuta ieri in consiglio regionale, della norma sulla parità di genere nelle liste elettorali per le prossime regionali, diventa la dimostrazione plastica di come il centrodestra a trazione leghista, che impera in questa regione, intenda il ruolo delle donne, saranno funzionali allo slogan Dio, Patria e famiglia, ma con una, per loro, ovvia collocazione subalterna. E quando le donne scendono in politica devono dimostrare di avere comunque gli “attributi” come Giorgia. Del resto non è un problema di oggi, basti pensare che in consiglio regionale Fvg solo poco più di un decimo degli eletti è donna. Ha provato a invertire questa anacronistica e sessista rotta il Partito Democratico che ha presentato per la terza volta, una proposta di modifica della legge elettorale regionale che è in vigore da 15 anni. A proporre all’aula la questione è stato come primo firmatario il Dem Francesco Russo, proposta sottoscritta poi da tutti i consiglieri di Opposizione. Inutile dire che a proposta di legge è stata bocciata per 23 voti a 17 con le solite motivazioni “tecniche” e procedurali dato che non si ha neppure il coraggio di affermare le proprie idee di cui evidentemente ci si vergogna. Hanno premuto il pulsante rosso tutti i gruppi del centrodestra, con l’eccezione della leghista Maddalena Spagnolo che è uscita dall’aula al momento del voto. “La norma che propongo – ha spiegato Russo all’inizio del dibattito – è già in vigore in tutti i Comuni del Fvg e in molte altre Regioni italiane, di destra e di sinistra. Non si tratta di quote rosa né di liste bloccate con l’obbligatoria alternanza di genere, ma della semplice possibilità di esprimere due preferenze, assegnandole a persone di genere diverso: un piccolo passo che ci aiuterebbe a superare l’attuale imbarazzante dato di sole 6 donne in Consiglio su 49 consiglieri”. Stigmatizza, fra gli altri, quanto accaduto il capogruppo del Patto per l’Autonomia Massimo Moretuzzo: “Una «vergogna, una ennesima occasione persa». «Quando si tratta della questione della parità di genere, tutti sono pronti a sostenerla a parole, ma, al momento dei fatti, molti si tirano indietro – osserva Moretuzzo –. Così ha fatto anche la maggioranza regionale e non una ma ben tre volte. Nelle precedenti discussioni in Aula sulla proposta di legge la maggioranza aveva chiesto di riparlarne in sede di una revisione organica della legge elettorale regionale con tanto di istituzione di un tavolo di lavoro per affrontare la tematica. Ormai, a pochi mesi dalla fine della legislatura, quando è ormai evidente che nessuna riforma elettorale sarà proposta dalla maggioranza o dall’esecutivo, e di fronte all’evidenza dei fatti che vedono il tavolo di lavoro una ipotesi mai veramente presa in considerazione dalla coalizione a sostegno della Giunta, la proposta di legge è stata ripresentata per la terza volta. Ed ecco che, nuovamente, la legge è stata respinta. Eppure sono i dati oggettivi a dire che la doppia preferenza aumenta la presenza nelle assise politiche della rappresentanza femminile». «È sconcertante – conclude Moretuzzo – che a fronte della possibilità di introdurre anche in Friuli-Venezia Giulia la doppia preferenza, in analogia con quanto già normato da quasi tutte le altre Regioni, si sia preferito continuare a tergiversare. Si tratta di una vergognosa pagina di politica e la maggioranza ha fatto una figuraccia di cui dovrà dar conto, come dovrà dar conto dell’importante tempo perso». A spiegare compiutamente le ragioni del no alla proposta di legge sono stati Mauro Bordin e l’assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti. In premessa, il capogruppo della Lega ha invitato “a rispettare le scelte degli elettori: non credo sia giusto dire che all’esterno ci sono persone più degne di noi di stare in quest’Aula: tutti siamo stati scelti dai cittadini, e che i 49 consiglieri siano uomini o donne poco importa”. Poi Bordin ha attaccato Russo e le Opposizioni sul piano della procedura: “Già nei precedenti dibattiti su questo tema vi avevamo invitato a sedervi con noi, per riscrivere tutti insieme le regole del gioco, e non avete voluto farlo. Su questi temi non vanno bene le iniziative unilaterali, e ormai siamo fuori tempo massimo”. Il capogruppo leghista ritiene infatti necessario modificare anche altri aspetti della norma elettorale, tra i quali l’ingresso in Consiglio del terzo candidato presidente più votato, una più precisa rappresentanza della Maggioranza (“Oggi anche chi prendesse il 95% dei voti avrebbe solo il 60% dei consiglieri”) e la tutela delle minoranze linguistiche. Dello stesso tenore la replica di Roberti. “Dopo il primo tentativo di approvare questa legge abbiamo cercato di costruire un tavolo con una proposta di Maggioranza che avete giudicato irricevibile – ha detto l’assessore -, poi abbiamo chiesto di ripartire da un foglio bianco ma ancora non volevate discutere. Ci sono diverse altre storture da correggere, e dobbiamo farlo insieme perché per la modifica a una legge statutaria servono maggioranze molto ampie”. Ricostruzione contestata da Russo, nella sua replica finale: “La mia prima proposta di legge è del novembre 2019, e c’era tutto il tempo: spetta poi alla Maggioranza aprire un tavolo con una proposta definita. Tre anni fa il governatore Fedriga disse che la norma sarebbe arrivata nel giugno 2020, poi siamo tornati in aula nel 2021: pur con la pandemia di mezzo, c’era davvero la possibilità di arrivare a una soluzione”.

Oibaf Isilof

Il Comune di Udine annuncia gli eventi della “Giornata mondiale contro le donne”. Poi corregge….