Maxi operazione antimafia a Palermo. Oltre 180 ordinanze cautelari per bloccare Cosa nostra che si stava ricompattando
Cosa nostra si stava ricompattando senza troppo clamore, questa è una verità inconfutabile tanto che sono ben 183 ordinanze eseguite dai carabinieri del Nucleo operativo del comando provinciale di Palermo. Il blitz ha colpito la mafia che senza troppo clamore ha ripreso il controllo ferreo della città utilizzando nuovi metodi e anche le tecnologie più innovative nelle proprie comunicazioni fra boss e picciotti. Da quanto è emerso i capimafia in carcere e quelli ancora liberi utilizzavano telefonini di ultima generazione con particolari software criptati per i summit fra mandamenti. Ora in manette sono finiti nuovi boss che si aggiungono ad alcuni dei vecchi.
Torna in carcere il boss di Porta Nuova, Tommaso Lo Presti, scarcerato per fine pena. In carcere anche Francolino Spadaro. L’operazione è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Colpiti in particolare i mandamenti mafiosi di mandamenti di Tommaso Natale, Porta Nuova, Carini, Bagheria, Noce e Pagliarelli. Da quanto si è saputo sono cinque le indagini native, confluite nella maxi operazione di questa notte. In particolare gli investigatori dei carabinieri del comando provinciale hanno scoperto il nuovo sistema con il quale i boss si riunivano per riorganizzare la nuova commissione provinciale. I capimafia in carcere e quelli ancora liberi utilizzavano telefonini di ultima generazione con particolari software criptati per i summit fra mandamenti. Applicazioni di comunicazione con sistemi di crittografia avanzatissimi e difficilmente intercettabili. Alcuni boss erano talmente sicuri di non poter essere intercettati da non prendere alcuna precauzione nelle riunioni online per decidere le strategie di riorganizzazione della commissione provinciale facendo nomi e cognomi dei nuovi capi dei diversi mandamenti e i nuovi organigrammi. Non sospettavano che dall’altra parte i carabinieri del reparto operativo e del nucleo investigativo potessero ascoltando ogni parola dopo essere riusciti a decriptare i loro telefoni. Gli arrestati di oggi sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsioni (consumate o tentate) aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico di droga, favoreggiamento personale, reati in materia di armi ma anche contro il patrimonio e la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo.