Niente più coppola e lupara, ma siamo sempre di più nella morsa di cemento e malaffare. I dati di Ecomafia 2023 di Legambiente
Il rapporto di Legambiente sulle ecomafie si apre, giusto per capire di cosa si parli, con una lunga citazione del 1991 di Giovanni Falcone, tuttora di stringente e drammatica attualità: “Cerchiamo d’immaginarlo questo mafioso, divenuto capitano d’industria. Ricco, sicuro di potere disporre di una quantità di denaro che non ha dovuto prendere a prestito e che quindi non deve restituire, si adopera per creare nel suo settore di attività una situazione di monopolio, basata sull’intimidazione e la violenza. Se fa il costruttore, amplierà il suo raggio d’azione fino a comprendere le cave di pietra, i depositi di calcestruzzo, i magazzini di materiale sanitario, le forniture in genere e anche gli operai […]. Gli altri proprietari di cave, gli industriali del cemento e del ferro verranno a poco a poco inglobati in una rete monopolistica sulla quale egli eserciterà il controllo”. Del resto i dati di Ecomamafie 2023 sono impietosi, sono 30.686 le illegalità ambientali registrate nel 2022 con una media di 84 reati al giorno e un’impennata dei reati nel ciclo illegale del cemento, 12.216 (+28,7% rispetto al 2021) e dei reati contro la fauna 6.481 (+4,3%), al terzo posto gli illeciti nel ciclo dei rifiuti a quota 5.606, al quarto posto, dopo il terribile 2021, i reati legati a roghi dolosi, colposi e generici (5.207, con una riduzione del – 3,3%. In aumento i controlli, le persone denunciate (768, una media di oltre due al giorno, +16,7%) e i sequestri (122, con un +14%), che nel settore agroalimentare hanno portato all’accertamento di 41.305 reati e illeciti amministrativi. Sul fronte archeomafia, infine, sono 404 i furti d’arte nel 2022. Insomma una fotografia che rende una immagine del paese che non vorremmo più vedere. Certo è positivo che il Parlamento Europea voti il Nature Restoration Law, in lingua italica ripristino della natura, ma forse un impegno deciso contro le ecomafie in Italia è imperativo che prescinde dalle future, e per dire il vero ogggi fumose, attività di ripristino della natura. I dati presentati dal rapporto di Ecomafia 2023, realizzato da Legambiente, sono più che allarmanti visto che arriva a quantificare il fatturato illegale di queste “filiere” del crimine in ben 8,8 miliardi di euro. Per quanto riguarda quello che viene definito “il virus della corruzione ambientale”, Legambiente dal 1° agosto 2022 al 30 aprile 2023 ha censito ben 58 inchieste su fenomeni di corruzione connessi ad attività con impatto ambientale. Significativi anche il numero e il peso dei Comuni sciolti per mafia (22 quelli analizzati nel Rapporto, a cui si è aggiunto il recentissimo scioglimento di quello di Rende, in provincia di Cosenza) e la crescita dei clan mafiosi: dal 1994 ad oggi sono 375 quelli censiti da Legambiente. Devastante anche la fotografia “regionale” con la Campania che si conferma ancora una volta al primo posto per numero di reati contro l’ambiente (ben 4.020, pari al 13,1% del totale nazionale), persone denunciate (3.358), sequestri effettuati (995) e sanzioni amministrative comminate (10.011). Seguita dalla Puglia, che sale di una posizione rispetto al 2021, con 3.054 reati. Terza la Sicilia, con 2.905 reati. Sale al quarto posto il Lazio (2.642 reati), che supera la Calabria, mentre la Lombardia, sesta con 2.141 infrazioni penali e prima regione del Nord, “scavalca” la Toscana, in settima posizione. Balzo in avanti dell’Emilia-Romagna, che passa dal dodicesimo all’ottavo posto, con 1.468 reati (circa il 35% in più rispetto al 2021). A livello provinciale, Roma con 1.315 illeciti si conferma quella con più reati ambientali. Tra le new entry si segnala la provincia di Livorno, nona in graduatoria, con 565 infrazioni. Da questo punto di vista, guardando i dati alla rovescia si può dire che almeno nel sud una certa attività di contrasto viene fatta e che forse è nelle regioni “chete” che il fenomeno che esiste forme in maniera mino diffusa ma certamente più sotterraneo dat che c’è meno abitudine a guardare certe operazioni con sospetto. Dal canto suo Legambiente mette nero su bianco 10 proposte di modifica normativa per rendere più efficace l’azione delle istituzioni, a partire dall’approvazione delle riforme sui crimini ambientali, dal cosiddetto subappalto “a cascata”, da un costante monitoraggio degli investimenti previsti per il PNRR, da nuove e più incisive norme contro le agromafie, dall’introduzione nel Codice penale dei delitti contro la fauna, dall’emanazione dei decreti attuativi della legge 132/2016 che ha istituito il Sistema Nazionale per la protezione per l’ambiente, dall’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni iscritte nel Runts, il Registro unico nazionale del Terzo settore.