Nuovo ordine mediorientale

Questo nostro mondo è davvero pieno di sorprese, specialmente per chi non ha il tempo o la voglia di prestare attenzione ad alcuni dettagli. L’ultima in ordine temprale, è stata l’annuncio dell’incontro tra esponenti ad alto livello (ministri degli esteri) di Arabia Saudita e di Iran organizzati dalla Cina e che porteranno, se tutto va bene, alla riapertura delle ambasciate dei due Stati nei rispettivi Paesi. Se si pensa che fino a ieri i rapporti tra Iran e Arabia erano a dir poco tesi e che i conflitti indiretti tra di loro, dal dimenticato Yemen alla Siria, o in maniera diversa al Libano, potevano portare ad uno scontro diretto, l’iniziativa della diplomazia cinese appare di grande portata e potenziale foriera di cambi di equilibri nella Regione Mediorientale fino a ieri impensabili.
Grandi, per ora, sconfitti dall’intraprendenza cinese, sono gli USA ed Israele, nemici giurati dei persiani e principali attori delle sanzioni economiche e degli attacchi portati ai siti nucleari iraniani nonché di una serie di omicidi “mirati” che per lo più hanno portato all’eliminazione degli scienziati coinvolti nello sviluppo del nucleare o, come nel caso dell’assassinio del comandante delle guardie rivoluzionarie iraniane, Qassem Suleimani, dei capi maggiormente in influenti. Tra le altre cose, Tel Aviv da tempo sta spingendo per un intervento militare diretto contro Teheran che però non può essere portato a termine senza l’approvazione di Washington.
Il riavvicinamento tra le due potenze mediorientali che rappresentano rispettivamente le due grandi correnti islamiche, i sunniti (Sauditi) e gli sciiti (Iran) potrebbe davvero rappresentare un ribaltamento notevole negli equilibri di tutta la Regione e mettere in discussione gli “Accordi di Abramo” firmati da Emirati, Bahrein, Sudan e Marocco con Israele solo un anno e mezzo fa. Chiaro che l’assenza dell’Arabia Saudita dagli accordi, poneva seri dubbi sulla reale tenuta del trattato. Da qui, però, alla finalizzazione del riavvicinamento dei due colossi dell’area sponsorizzata dai cinesi che di fatto rovescia quanto fatto in precedenza, è evidente che lo scombussolamento è notevole.
A cosa potrebbe portare questa iniziativa, per ora, è difficile da valutare; il primo passo anche se di enorme dimensione è stato fatto ma di strada impervia da percorrere ce ne sarà ancora molta. Certamente potenzialmente i rapporti non solo tra i due (ex?) nemici potrebbero portare ad una distensione nelle reciproche relazioni, ma gli effetti , come si diceva, potrebbero rivelarsi interessanti nella soluzione dei conflitti diretti o sommersi che affliggono quell’area.
Pare che alcuni passi siano stati intrapresi tra le parti nella guerra in Yemen, Sauditi e Houthi (appoggiati da Teheran) che da anni si stanno massacrando con l’aiuto di quasi tutti i Paesi dell’area e non solo (si pensi per esempio al Marocco), e che il dialogo che potrebbe portare alla fine delle attività belliche sia iniziato.
La guerra in Siria, dove L’Iran è direttamente coinvolto con le sue milizie e le guardie della rivoluzione spiegate in varie aree dello Stato in appoggio al governo di Assad mentre i sauditi sono stati tra i principali sponsor dei “ribelli”, probabilmente incluso l’Isis, potrebbe davvero cominciare ad intravedere uno spiraglio di luce che porti ad una qualche pace. La Turchia, attore principale nella guerra siriana, ma ovviamente attenta ed interessata alle evoluzioni dei rapporti tra Iran e Arabia Saudita, sta aprendo al governo di Damasco un po’ per trovare una soluzione a quella crisi, ma anche per non essere tagliata fuori da potenziali evoluzioni dell’area in cui ha pretese di potenza regionale.
Il Libano, da anni in continua crisi esistenziale a causa delle lotte intestine tra i poteri locali e dalle complicate dinamiche che determinano la suddivisione del potere e ridotto sul lastrico anche dagli interessi degli attori esterni che appoggiano i loro referenti locali (vedi Hezbollah da una parte e Fronte 8 Marzo dall’altra) potrebbe recuperare un equilibrio da decenni compromesso.
Questo per ciò che concerne i rapporti tra attori locali, ma che di fatto pone la Cina come interlocutore essenziale nelle dinamiche internazionali e come nuovo riferimento politico che poi significa essenzialmente anche economico. Il gigante orientale si sta proponendo come riferimento anche rispetto ad altre crisi, vedi quella Ucraina. Appare sempre più chiaro che le cosiddette democrazie occidentali non sono in grado di incidere adeguatamente nella potenziale soluzione delle diatribe che sconvolgono i Paesi che sarebbero il loro riferimento naturale; tanto meno sono in grado di proporre soluzioni percorribili in crisi troppo spesso dimenticate lasciando spazio, come in Africa, agli interventi di Cina e Russia che si stanno procurando spazi sempre maggiori in quei contesti, scalzando gli attori che fino ad oggi avevano la pretesa di essere indispensabili.
Che poi personaggi improbabili come il nostro ministro della difesa Crosetto sperino di farci digerire la sonora stupidaggine che dietro all’aumento degli arrivi, quando ci riescono ovviamente, di stranieri in Italia ci sia nientemeno che la Wagner, soprattutto considerando che la maggior parte delle partenze originano in Tunisia e non in Libia dove la Wagner effettivamente esercita il suo peso, danno il vero spessore che quegli stessi politici rappresentano.
Certo, il sistema con cui la Cina governa il suo popolo non lascia spazio a grandi speranze, ma perlomeno non è mascherato le presunte democrazie che si vogliono esportare. In tutto ciò, quello che maggiormente lascia perplessi e scoraggiati, è l’assenza di una politica europea, unica forse che potrebbe davvero esercitare un ruolo positivo, ma che purtroppo si perde nell’inseguimento di modelli che nulla hanno a che fare con i sistemi democratici che l’Europa avrebbe la possibilità di proporre e che forse la storia le assegnerebbe come dovere (non come diritto, sia chiaro), ma di cui pare perennemente schiava.
Naturalmente, supporre che i nuovi possibili equilibri che si stanno creando possano divenire stabili, è tutto da verificare, ma qualcosa si sta sicuramente muovendo e noi ne siamo tremendamente fuori.

Docbrino