Operazione delle fiamme gialle di Udine in Fvg, Veneto e Lombardia. Nei guai 37 imprese del settore della carta, 8 arresti per evasione Iva su 24 milioni di euro
Che l’Italia sia maglia nera sul fronte del mancato gettito dell’Iva a causa di evasione miliardaria è cosa risaputa, nel particolare sono 26 i miliardi secondo il dato, relativo al 2020, che emerge dall’ultimo rapporto della Commissione Europea pubblicato sul “gap” Iva, e cioè la cifra mancante rispetto a quanto previsto. Il dato 2021 è provvisorio e poco si discosta mentre quello del 2022 dai primi segnali sarebbe in linea forse con una lieve flessione. Complessivamente, ai 27 Stati membri nel 2020 sono “mancati” 93 miliardi di euro (il 9,1%). Ma le cifre parlano chiaro l’Italia in questa triste classifica è campione ). Una cifra che, da sola, basterebbe e avanzerebbe a coprire i 21 miliardi di euro previsti dal governo nella legge di Bilancio per il caro-bollette nel 2023. Detto questo spesso non si ha la percezione di come questo avvenga, come cifre enormi sfuggano alle maglie del fisco. Non sempre è cosi grazie al lavoro della Guardia di Finanza. E’ il caso della notizia odierna che racconta di come le Fiamme gialle di Udine abbiano portato alla luce un sistema per l’evasione del’Iva che ha visto coinvolte ben 37 imprese del settore della carta. Le aziende hanno emesso fatture relative a operazioni inesistenti per 24 milioni, con 3 milioni di Iva sottratta al fisco. Il tutto realizzato grazie all’interposizione di soggetti giuridici nazionali e stranieri, un trucchetto già conosciuto ma non sempre facilmente smascherabile. Comunque scoperchiato il vaso le fiamme gialle hanno dato esecuzione a provvedimenti cautelari nei confronti di 8 persone che operano tra Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lombardia. Colpite da provvedimenti anche 6 società. Sequestrato denaro, beni mobili registrati, crediti per un valore di 600 mila euro, ben poca cosa però rispetto ai 3 milioni di evasione. Il sequestro giunge al termine di una complessa indagine della Guardia di Finanza friulana, da cui è emerso che la cellulosa, quale materia prima per la produzione della carta, veniva commercializzata attraverso uno schema preordinato di cessioni e di acquisti tra diverse imprese con sede in Italia e in altri Paesi dell’Unione europea, al solo scopo di far ricadere gli obblighi tributari del pagamento dell’IVA su soggetti nazionali che in realtà non provvedevano poi ad effettuare alcun versamento a favore dell’Erario. In questo modo gli operatori potevano praticare prezzi molto concorrenziali, così oltre all’evasione vi era anche concorrenza sleale nei confronti delle aziende virtuose.