Partono gli automatismi. Zone rosse dove di superano 250 contagi su 100.000 abitanti e il Fvg in questo è tragicamente “campione”

Zona rossa per tutte le aree dove i contagi superano i 250 casi su 100mila abitanti a settimana, è quindi facile prevede  che il FVg finirà in rosso alla velocità della luce dato che la media sembra essere doppia rispetto a quel parametro dei 250. Non è certo un  caso, gli ondivaghi tentennamenti della giunta Fedriga, più attenta a compiacere l’elettorato di riferimento che a combattere il virus e le inefficienze provocate dalla gestione Riccardi (certificata anche dalle proteste dei sanitari) sono state il terreno fertile per far proliferare il virus. Insomma diventiamo rossi e dovremmo farlo anche dalla vergogna, anche perchè le opposizioni in consiglio regionale sono apprese “timide” scambiando il concetto di “responsabilità” con la conveniente apatia di “non disturbare il manovratore”  rendendosi così correi. Andavano mobilitate le persone, i cittadini, denunciati con forza gli errori, chieste dimissioni, raccogliendo firme e facendo inondare la Regione di messaggi di sdegno e denuncia, insomma bisognava fare politica e   non certo limitarsi alla pantomima delle “interrogazioni” che si sa non avranno risposta o agli asettici  interventi nel palazzo con annessi comunicati ad una stampa locale da sempre maggiordomo del potere.  Ora la frittata è fatta e si attende che il governo decida di approvare un decreto legge per sostituire il Dpcm in vigore per far scattare le nuove regole previste già per lunedì prossimo 15 marzo. Di certo i provvedimenti anche sul resto del territorio nazionale vedranno una settimana di Pasqua blindata, proprio come era accaduto per le festività natalizie anche per evitare feste e pranzi familiari che nei fatti aumenterebbero il rischio di diffusione del virus. Obiettivo del governo è mantenere il sistema dei colori e delle fasce, aggiungendo però alcune restrizioni ulteriori di carattere nazionale che si ritengono indispensabili perché — come ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza — «ci attendono settimane ancora difficili». Del resto durante la «cabina di regia» convocata mercoledì pomeriggio a Palazzo Chigi è stato ribadito che l’analisi della situazione si basa su dati relativi alla settimana precedente, sia per quanto riguarda l’Rt, sia per la tenuta delle strutture sanitarie e che quindi si è già in ritardo dato che il virus non aspetta dpcm o decreto legge. Il rischio è evidente: lasciare in fascia gialla aree dove invece l’incidenza del Covid-19 è molto più alta provocherà un esponenziale aumento dei contagi mettendo alla corda il sistema sanitario e provocando in estrema conseguenza un numero più alto di vittime. Per questo si è deciso di adottare criteri più attendibili, appunto quello dei 250 casi su 100mila che farà scattare praticamente in automatico i lockdown locali. L’altro potrebbe prendere in considerazione soltanto alcuni indicatori in modo da determinare in maniera più veloce il cambio di fascia. In questo caso sarebbero esaminati l’indice di trasmissibilità Rt, l’occupazione dei posti in terapia intensiva, il numero di cittadini vaccinati. Insomma anche se si vede un lumicino fondo al tunnel dato da due elementi che potrebbero essere determinanti per la lotta a questo terribile morbo che ormai mette tutti a rischio, bambini compresi. Le vaccinazioni innanzitutto e l’arrivo della bella stagione dove il virus, come si è dimostrato l’anno scorso, rallenta la sua azione in maniera naturale. Oggi però la situazione è ancora buia. Il ministro Speranza lo conferma: «Servono misure tarate su un virus che ora, con le varianti, corre più velocemente. Il modello finora costruito ha funzionato, ma quell’algoritmo non prevedeva appunto la variante inglese».