Parte da Monfalcone la nuova campagna islamofobica targata Lega Salvini. Sindaca Cisint annuncia su Mediaset la chiusura delle moschee “abusive”

Non meraviglia che il comune di Monfalcone o meglio il feudo di Anna Cisint, sindaca di Monfalcone dispone la chiusura di due centri culturali definiti “moschee abusive”. Il furore islamofobico già dimostrato in passato non è certo novità. Quello che è novità e il fatto che la notizia sia stata diffusa con una nota ai giornali da parte di Mediaset che annuncia che la notizia in esclusiva sarà diffusa stasera dalla trasmissione “fuori dal coro” il talk d’approfondimento condotto da Mario Giordano in prima serata su Retequattro a dimostrazione di come queste operazioni mediatiche siano concordate con lo zampino di Matteo Salvini di cui la Cisint è degna compare. Quella della chiusura delle moschee è una fissa antica di Savini che già nel 2018  dava la sua interpretazione autentica del Corano e annunciava: «Chiuderemo le moschee illegali, voglio sapere chi finanzia, chi c’è dietro, da dove arrivano i soldi, chi predica e cosa predica. È un dato di fatto che nell’ interpretazione letterale del Corano, che non è un testo interpretabile come per altre religioni, ma è la parola del profeta, la donna vale meno dell’uomo, la giustizia islamica prevale su quella italiana, quindi io non voglio che in casa mia si insedino persone per cui la donna vale meno dell’uomo». Il problema dell’Islam – dice chiaramente Salvini – «è che è una legge e non una religione e secondo me è incompatibile coi nostri valori, i nostri diritti, le nostre libertà». Comunque visto che Salvini è campione assoluto nel cambiare idea a 360 gradi, chissà che in un futuro possa lasciare la Croce ed abbracciare il Corano. Tornando a Monfalcone non mancano nell’annuncio della Tv di Cologno Monzese alcune anticipazione di quanto racconterà la sindaca che parla di questione di sicurezza e di ordine pubblico e lega la decisione al fatto che alcuni Imam gli avrebbero detto «noi non siamo interessati all’integrazione, ma alla sostituzione». La Cisint spiega, sempre secondo le anticipazioni di Mediaset che: «Il provvedimento è molto chiaro: questi locali non possono essere destinati a moschee. In quei locali non si può più pregare, non sono centri di culto, non sono moschee. Sono locali che urbanisticamente sono destinati ad altro. Un provvedimento di civiltà e di rispetto dell’ordine pubblico e della legalità». Queste le parole di Anna Cisint, sindaca di Monfalcone, spiega la nota di “Fuori dal coro”, che anticipa il provvedimento. «L’integrazione non è un obiettivo che hanno i musulmani integralisti. Come a me è stato detto da alcuni imam: ‘Noi non siamo interessati all’integrazione, ma alla sostituzione’. Il modello che loro applicano è quello del loro Paese, che non è sicuramente la nostra civiltà occidentale», continua la prima cittadina. La sindaca di Monfalcone spiega così i motivi che l’hanno spinta a varare questa norma: «È una questione di sicurezza e di ordine pubblico. In quei locali non si può più pregare, non è possibile fare moschee. Sono luoghi di possibile predicazione dell’odio. Questi finti centri culturali in realtà sono moschee. Si predica, ma noi non sappiamo che cosa perché la lingua utilizzata è l’arabo. Le moschee sono anche luoghi dove – tra virgolette – si supportano criminali come questo che è stato arrestato (ndr. in riferimento all’arresto di un uomo a Milano sul quale pendeva mandato di cattura internazionale per associazione terroristica). Quanti ce ne saranno ancora liberi in Italia?». Insomma si sparge altro veleno per alzare il livello della polemica come paravento per depistare l’opinione pubblica dai fallimenti di Salvini e del governo Meloni. Una prima risposta è arrivata dal Consigliere regionale di centro sinistra Enrico Bullian secondo cui: «Lascerà numerosi strascichi negativi questa campagna elettorale di Cisint, che sta alzando la posta a ogni rilancio». «Ora la Sindaca rivendica la chiusura dei centri culturali islamici di Monfalcone. Si stanno esasperando gli animi e noi ci chiediamo: una persona religiosa – di qualunque fede – ha ancora diritto a professarla liberamente? Pensavamo fosse superfluo, ma è opportuno partire dagli articoli 8, 19 e 20 della Costituzione italiana, che riconosce la libertà di culto, per qualsiasi religione». «Infatti, “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge” (art. 8) e “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume” (art. 19). Cisint non pensa a integrare le comunità straniere, ma vorrebbe assimilarle (non essendo riuscita a “cacciarle”, come da progetto originario): l’obiettivo invece è la convivenza nel rispetto reciproco, non la conversione forzata alla nostra religione o a uno stereotipato modello di vita occidentale. Difendere i “nostri” valori derivati da una civiltà millenaria e potentemente innovati dalla Rivoluzione Francese – all’insegna del trittico Libertà, Eguaglianza e Fratellanza – chiosa Bullian, significa difenderli per tutti (compresi i nuovi cittadini con altre fedi), avendo ben chiara la separazione tra Stato e Chiesa e la differenza tra reato e peccato. A garanzia di tutti, non siamo uno Stato confessionale e allo stesso tempo riconosciamo le libertà religiose, grazie alla tradizione illuministica e alla nostra Costituzione nata dalla Resistenza antifascista, grande esempio di lavoro unitario da parte di persone con orientamenti diversi (cristiano-sociale, marxista, azionista, ecc.). La convivenza reciproca deve avvenire nel rispetto della Costituzione, delle leggi e del nostro Stato di diritto laico da parte di tutti».